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L'ascesa dell'architetto Emilio Alberti, dai campanili di provincia ai progetti per il Chiericati fino al Cda della Fondazione Roi dove ritrova Giovanni Villa: tutto chiaro?

Di Piero Zanin Giovedi 6 Aprile 2017 alle 22:16 | 1 commenti

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 "Palazzo Chiericati sarà una delle opere che lascerò alla città alla fine dei miei dieci anni di mandato". Detto fatto. Il sindaco Achille Variati e il suo vice Jacopo Bulgarini D'Elci, che nel rilancio dei musei vicentini si è speso in prima persona, ha potuto mantenere la promessa fatta alla cittadinanza. Grazie a due finanziamenti, il primo costituito da Fondi europei ed il secondo proveniente dalla Fondazione Cariverona, il "nuovo" Chiericati ha preso forma e sostanza, lanciando anche alcune nuove star nel panorama culturale della città. Tra queste l'architetto Emilio Alberti, il professionista incaricato dell'attuazione esecutiva dei lavori del palazzo.

Figura già nota, con un pedigree di razza, che in passato aveva già ottenuti diversi incarichi sempre dall'Amministrazione Variati e che più recentemente è entrato nel CdA della Fondazione Roi (nella foto da sinistra Giovanni Villa, Jacopo Bulgarini d'Elci ed Emilio Alberti).

Un ruolo che, però, lo pone sotto i riflettori, rischiando di amplificarne anche il cono d'ombra.
Basta fare una piccola ricerca, anche in rete, per rendersi conto che l'architetto è da sempre una della figure di riferimento per il vicentino in quanto a restauri di beni antichi. I primi segnali nel 2009: suo il progetto per la messa a nuovo del campanile e la chiesa di Pozzolo, a Villaga. Dalla provincia alla città: nel 2010 si deve ad una collaborazione tra il Comune di Vicenza, l'associazione Civiltà del verde e lo stesso architetto Emilio Alberti il restauro delle serre e del tempietto di Parco Querini. Per il professionista è la definitiva consacrazione.

L'incarico per palazzo Chiericati sembra, quindi, il logico esito di una strada tracciata. I conti, però, in questo caso non tornano, non del tutto almeno. Durante la gara per l'assegnazione dei fondi Europei destinati al restauro del Palazzo, Alberti non era stato interpellato. Nel 2010 fu l'architetto Giuliano Ligazzolo ad aggiudicarsi l'incarico, seguendo le procedure ma trovando vari ostacoli nel suo percorso tra cui un tentativo di estrometterlo dall'aggiudicazione.
Arrivati i soldi il Comune decise però un cambio di rotta finale assegnando, come è prassi e come sarebbe logico, ci dicono noti professionsti, il progetto esecutivo a chi aveva lavorato per quello iniziale grazie al quale erano stati "guadagnati" i fondi europei. Senza entrare nel merito della scelta, si segnala, che il primo stralcio dei lavori venne firmato degli architetti comunali Silvia Rebecca Caneva, Silvia Fossà e Doranna Murat con Giovanni Fichera, ingegnere e "comunale" anche lui, a controllarne i lavori, compito che poi per lui divenne sempre più una prassi sommando, anzi, frequentemente se non in quasi esclusiva (vedi n 277 di VicenzaPiù di giugno 2015) al ruolo di direttore dei lavori anche quello, in antitesi, di responsabile dei procedimenti.

Giovedì 3 settembre 2015, l'Amministrazione apre per la prima volta l'ala novecentesca di palazzo Chiericati e il vicesindaco Jacopo Bulgarini D'Elci annuncia la sua visione per la storica sede museale: "Da pinacoteca a polo culturale". Al taglio del nastro sono presenti il direttore "tecnico" del Museo Civico Giovanni Carlo Federico Villa e, per la direzione tecnica e il progetto esecutivo, il professor Mauro Zocchetta e il "nostro" architetto Emilio Alberti. Cosa era cambiato? I documenti sono chiari e tracciano la storia recente del museo. Nel luglio di quell'anno infatti il Comune aveva firmato una convenzione con la Fondazione Roi, che dava ai due professionisti il nuovo incarico.

Non sembra un caso né una fortunata coincidenza, dunque, la nomina nel 2016 di Alberti all'interno del Cda dello stesso ente, che "deve" finanziare il Museo, che aveva dato incarichi all'architetto e che, con criteri di gestione a dir poco discutibili ed ancora non sradicati, vista la permanenza di Villa e Alberti nel nuovo Cda targato Ilvo Diamanti, è stato presieduto da Gianni Zonin fin dopo il crac di fatto della Banca Popolare di Vicenza che di fatto ha "demolito" anche la Fondazione insieme ad altre improvvide decisioni riconducibili sempre all'ex presidente della BPVi e alla sua "squadra".

La nomina consentiva all'architetto del Chiericati di raggiungere il direttore "tecnico" del museo Giovanni Carlo Federico Villa, che in quel Cda sedeva da luglio 2015, ma apriva un nuovo scenario. L'architetto è l'uomo del destino? Il professionista che grazie alla sua professionalità è stato scelto per garantire nuova linfa al panorama museale e culturale della città? O si tratta dell'ennesimo caso di sovrapposizione di cariche, che, a Vicenza come e più di altrove, mostra se non altro la poca fantasia con cui il potere nomina i suoi campioni.


Commenti

Inviato Venerdi 7 Aprile 2017 alle 07:55

Tutti insieme appassionatamente. Che cosa li lega?
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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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