Tutto era nato a fine aprile 2016 da una denuncia sul quotidiano locale di Franco Pepe, l'ex (?) collaboratore in "area sanità " della Regione Veneto sempre a caccia di scoop dall'ospedale di Vicenza: una presunta gara a chi era capace di infilare l'ago (meglio parlare, comunque, di cannule) più grosso ai pazienti che, per come era stata raccontata, aveva generato un fragoroso clamore finendo anche su tutti i quotidiani nazionali. In seguito allo scagionamento di fatto del personale medico e sanitario con sanzioni solo sull'uso improprio del telefono in orario di servizio e alla successiva sospensione del Direttore di Accettazione e Pronto Soccorso Vincenzo Riboni per “dichiarazioni non veritiere†sono arrivati i discussi e discutibili interventi di esponenti "amici" di Riboni del Partito Democratico, come il sindaco Achille Variati e la deputata Daniela Sbrollini in difesa dell'ex candidato sindaco di Vicenza per il centrosinistra, che hanno iniziato a trasformare il tutto in una poco edificante contesa politica.
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Nell’allarme generato dal caso delle sostanze perfluoroalchiliche, meglio note come PFAS, uno dei problemi che sicuramente rendono difficile la comprensione e le valutazioni della complessa questione è il caos dei numeri “ufficiali†e le conseguenti inesattezze che permeano le assemblee e le conferenze stampa al riguardo e che continuano a saltar fuori senza una precisa connotazione logica e temporale. A parte la bufala mediatica sulla carta stampata di alcuni giorni fa, secondo la quale sarebbe stato necessario un miliardo di euro (invece che i 100 milioni fissati dalla Regione Veneto) per poter effettuare le analisi dei cittadini potenzialmente “intaccati†da queste sostanze, altre inesattezze sono venute fuori in un recente servizio del Tg3 Regione, durante il quale, veniva posta attenzione sui limiti entro i quali mantenere la presenza di PFOS, uno dei composti chimici delle perfluoroalchiliche.
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Riceviamo da Piergiorgio Boscagin, Coordinamento Acqua Libera dai Pfas, e pubblichiamo
Se ancora qualcuno pensava che ci fossero dei dubbi sulla principale fonte da inquinamento da Pfas dei nostri territori, la testimonianza dell’ex operaio della Miteni, al giornalista del Tg3 regionale del Veneto Matteo Mohorovicich, li ha totalmente fugati. Nell’intervista, l’ex operaio riferendosi all’azienda, oggetto nel corso degli anni di vari passaggi di proprietà , con riferimento ad un periodo di tempo che arriva sino al 2004, descrive un sistema di smaltimento illecito dei residui di lavorazione, incidenti che non venivano denunciati e che cambiavano l’acqua del torrente Poscola in acido Pfoa.
Dopo il reportage di VicenzaPiùTv di qualche giorno fa con le immagini dal "pianeta dei conigli", anche il Tg3 del Veneto ha mandato in onda nel suo telegiornale delle 19.30 di lunedì 10 agosto un ampio servizio realizzato da parco Querini, segnalando l' "invasione di conigli" che interessa il polmone verde nel cuore di Vicenza.Â
Ci sono articoli che lasciano a bocca aperta. A volte perchè sono meravigliosi; altre perchè sembra che l'autore ti stia prendendo per il culo. O peggio ancora, che stia prendendo per il culo persone ignare della situazione. E allora non sai se incazzarti o riderci sopra. Oppure trovare il tempo per scrivere e provare raccontare il caso in questione.
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Un servizio di Chiara Rossotto ed Ettore Cianchi su Rai3 (clicca qui per visualizzarlo) ripercorre la storia della Marlane Marzotto di Praia a Mare, in Calabria, chiusa dal 2004, dove oltre cento operai sono morti negli anni per malattie legate alle condizioni di lavoro dentro la fabbrica della Marzotto. Da tre anni è in corso il processo di primo grado contro proprietari e dirigenti. Ma con la prescrizione che incombe per i familiari delle vittime sembra sfumare la giustizia che aspettano.Continua a leggere
Giorgio Langella, Segretario PdCI FdS - Ieri sera è andato in onda sul TG3 nazionale della 19.00 un servizio sulla Marlane-Marzotto di Praia a Mare (clicca qui) firmato da Santo Della Volpe. Un servizio che con poche, efficaci frasi ha spiegato cosa è successo nello stabilimento calabrese fondato dal conte Rivetti, passato alla Lanerossi e, infine, alla Marzotto. E' molto importante che si cominci a parlare di quanto successo a Praia a Mare e del processo in corso (che non inizia mai) a livello nazionale.
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