Il tribunale delle imprese di Venezia, si legge su la Repubblica, ha confermato la sospensiva dell'aumento di capitale Ferak, decisa dal giudice in prima battuta lo scorso febbraio. La richiesta di sospensiva è stata avanzata dai soci di minoranza - Enrico Marchi, la famiglia Zoppas e Veneto Banca in liquidazione - in contrapposizione con quanto aveva deciso il socio di maggioranza Amenduni. Il quale a sua volta ha già presentato ricorso contro l'ordinanza attuale; la prossima udienza si terrà il 20 settembre.
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I soci di minoranza di Ferak puntano i piedi sulla delibera di aumento di capitale della mini- holding del Nord Est che custodisce l' 1,37% di Generali. La decisione di dotare di mezzi freschi la finanziaria era stata presa a fine dicembre con il voto determinante del socio dimaggioranza, la famiglia Amenduni, che ha il 63% di Ferak ( dopo aver rilevato il 24% di Palladio per 60 milioni). Ma secondo fonti che seguono da vicino la vicenda gli altri tre soci, Veneto Banca in liquidazione, Enrico Marchi e la famiglia Zoppas, circa una settimana fa avrebbero depositato unitariamente un ricorso al tribunale delle imprese di Venezia, contestando le ragioni dell'aumento e le caratteristiche tecniche con cui viene eseguito (nella foto la famiglia Amenduni: Antonella, Maurizio, Michele, Nicola e Mariuccia)..
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«Dopo la grande crisi internazionale e la grande truffa delle ex Popolari (tra cui la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ndr), il Nordest della finanza è un campo arato su cui nessuno sa cosa seminare. Neanche gli Amenduni di Vicenza, tra i pochi sufficientemente forti per guardare al futuro con un disegno strategico»: è così che su L'Economia, il nuovio allegato a Il Corriere della Sera, scrive Stefano Righi nel suo articolo "Generali, Amenduni e i soci nascosti" da cui sintetizziamo pr i nsotri lettori alcuni passaggi. La famiglia Amenduni è, infatti e come osserva Righi, una delle poche che ancora può guardare al futuro, con la Valbruna, un gruppo da 200 mila tonnellate di acciaio prodotte e presente in 40 paesi.
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La famiglia Amenduni ha preso il controllo della Ferak, una società che detiene titoli Generali per 320 milioni di euro (alle quotazioni di ieri) e che con l’1,5% del capitale è tra i più rilevanti azionisti della compagnia. Gli industriali vicentini a capo delle Acciaierie Valbruna possedevano già il 38% della finanziaria e ora hanno rilevato, per una sessantina di milioni secondo alcune fonti, la quota in mano a Palladio (24%), la finanziaria di Giorgio Drago e Roberto Meneguzzo, partecipata anche da Intesa Sanpaolo, Banco Bpm e Veneto Banca. Il veicolo era stato creato anni fa da una cordata veneta con lo scopo di mettere a fattor comune, gestire ed eventualmente incrementare le rispettive partecipazioni in Generali.
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Una domanda accusa di Franco Tandin (in una video intervista a VicenzaPiu.Tv rivelava di un pegno che sarebbe stato conferito a favore dell'Istituto di Montebelluna per un controvalore di 300 milioni di euro in azioni della Effeti di Amenduni, Palladio Partecipazioni, Marchi e De Vido) aveva trovato eco anche su VicenzaPiu.com, come su altri mezzi nazionali, il giorno in cui l'assemblea di Veneto Banca, il 19 dicembre 2015, bruciava sul tempo i cugini della Popolare di Vicenza, ora in affannosa rincorsa di quella che reputavano una... tartaruga, deliberando praticamente all'unanimità la trasformazione dell'Istituto di Montebelluna in Spa, la sua quotazione in Borsa e il collegato aumento di capitale da un miliardo di euro.
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Se le lamentele, sincere quelle dei picccoli soci, ma soprattutto a uso mediatico quelle politiche, per lo meno da parte di chi è nelle stanze del potere da tempo, avessero trovato riscontro ieri (19 dicembre) in "no" assembleari la Veneto Banca sarebbe andata incontro al tracollo. A votazioni avvenute, quindi, con la prevedibile maggioranza bulgara, a fare notizia è una "denuncia" fatta prima dell'assemblea da un cittadino, Franco Tandin, che, nel video VicenzaPiu.Tv qui riportato in esclusiva , rivela di un pegno che sarebbe stato conferito a favore dell'Istituto di Montebelluna per un controvalore di 300 milioni di euro in azioni della Effeti, che come capitale sociale in visura riporta 3 miloni di euro.
Giovedì notte abbiamo raccontato la favola "Lo strappo di Tosi: la genesi tra faide, favole e storie" in cui Roberto Maroni fa fuori di fatto Umberto Bossi, che nel 1994 lo aveva graziato ma che aveva espulso nel suo lungo regno tra tanti altri i super legisti veneti Rocchetta e Comencini; poi Matteo Salvini, il delfino pro tempore, che però prende il potere reale in Lega contro le previsioni, e la volontà , di Bobo, fa fuori Flavio Tosi, che aveva fatto fuori anche lui un battaglione di oppositori... e che ora deve accontentarsi di sognare Passera per provare a volare di nuovo verso la leadership del centrodestra.
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