Rapporto 2011 Veneto Lavoro, Donazzan: assunzioni in crescita, occupazione in calo
Venerdi 13 Maggio 2011 alle 23:41Mercato del lavoro, venerdì convegno al Complesso Universitario
Martedi 10 Maggio 2011 alle 13:31Stiamo uscendo dalla crisi in Veneto?
Sabato 5 Marzo 2011 alle 11:29Pronto nuovo rapporto su immigrazione straniera in Veneto
Lunedi 15 Novembre 2010 alle 13:04E' pronto, e verrà presentato mercoledì prossimo 17 Novembre, nel corso di una Conferenza Stampa che si terrà alle ore alle ore 12.00, a Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale a Venezia, il nuovo Rapporto sull'Immigrazione Straniera in Veneto. Saranno presenti l'assessore regionale ai flussi migratori Daniele Stival, il direttore di Veneto Lavoro Sergio Rosato ed il responsabile dell'osservatorio regionale immigrazione Bruno Anastasia.
Continua a leggereAutunno 1: una crisi lunga anche nel Nord Est
Lunedi 16 Agosto 2010 alle 09:18di Paolo Andruccioli
Alla fine, il 2010 sarà l'anno record per la cassa integrazione. Solo a luglio la cassa è cresciuta del 28% sullo stesso mese dello scorso anno e di circa il 10% sul mese precedente.
Continua a leggereLavoro:Sbrollini,priorità ma non per il Governo
Venerdi 30 Luglio 2010 alle 20:53Daniela Sbrollini, Partito Democratico - "Il lavoro: una priorità che non trova spazio nell'agenda Governativa".
I dati resi noti dall'Agenzia Regionale Veneto Lavoro (nella foto VicenzaPiù manifestazione Atena), testimoniano la veridicità degli allarmi che da 2 anni il PD lancia senza purtroppo trovare ascolto nel Governo e nella maggioranza.
Continua a leggereI dati mercato lavoro Veneto 2° trimestre 2010
Mercoledi 28 Luglio 2010 alle 17:33Dal 1° luglio 2009 al 30 giugno 2010 nel Veneto la situazione dell'occupazione dipendente presenta, in estrema sintesi, un saldo occupazionale negativo anche se inferiore rispetto all'anno precedente (41 mila posti di lavoro in meno, l'anno precedente erano stati - 53 mila).
Continua a leggereDisoccupazione in Veneto (e in Italia)
Lunedi 5 Aprile 2010 alle 21:14Giorgio Langella   Â
Il 2009 in Veneto, così come nel resto d'Italia, è stato un anno orribile soprattutto per chi vive del proprio lavoro.
Secondo i dati che vengono pubblicati dall'ISTAT, in Italia c'è un incremento della disoccupazione (specialmente di quella giovanile che si attesta al 28,2% più alta del 7,6% rispetto alla media europea) e un calo degli occupati.
La disoccupazione totale in Italia sale a 8,5%. A quanto ci dicono è inferiore a quella europea.
In Veneto, nel quarto trimestre del 2009, il tasso di disoccupazione è del 4,8% (1,2% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente). In Veneto, quindi "stiamo meglio" rispetto al resto d'Italia. Tutto bene? Stiamo reggendo alla crisi? A prescindere del dramma di ogni lavoratore quando perde il lavoro, questo è quanto ci dicono. Quanto ci vogliono far credere. Bisogna essere ottimisti, il governo nazionale, quello regionale, quelli locali si "muovono bene".
Tentiamo di analizzare i dati allora. La fonte è ufficiale, "Veneto Lavoro" che recentemente ha pubblicato il documento sulle "Tendenze del mercato del lavoro veneto" con tanto di tabelle e dati su quanto è successo nel 2009.
Intanto, a quanto si legge, la produzione dell'industria manifatturiera "continua a mettere in evidenza la dinamica tendenziale negativa".
Nel quarto trimestre del 2009 c'è stato un calo del 7,5% per le imprese con 10 o più addetti e un "crollo" del 13,5% per le imprese più piccole. Un disastro, specialmente se si considera che i dati del terzo trimestre erano già estremamente negativi.
Ma torniamo ai dati relativi a occupazione e disoccupazione.
Veneto Lavoro ci informa che la variazione tendenziale degli occupati (4° trimestre 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008) è negativa. I dipendenti sono 55.000 in meno e anche gli "indipendenti" sono 9.000 in meno. La flessione occupazionale è pari a 64.000 unità (circa il 3% in meno). Le tabelle riassuntive finali evidenziano come il rapporto tra occupati e disoccupati è ben peggiore del tasso di disoccupazione ufficiale (sia in Italia che in Veneto).
Infatti se gli occupati in Veneto sono 2.113.000 (in Italia 22.922.000) e i disoccupati sono 107.000 (in Italia 2.145.000), esiste anche un numero molto alto di persone che, pur non lavorando, cercano lavoro o sono disponibili a lavorare (senza rientrare tra i disoccupati ufficiali). Queste persone sono, in Veneto, 105.000 e in Italia 2.907.000.
Il rapporto tra disoccupati e "non lavoratori" (ma che cercano lavoro o che vorrebbero lavorare) e occupati è, quindi in Veneto, di circa 1 a 10 (il 10%).
Sono numeri che andrebbero analizzati e resi pubblici con la dovuta attenzione.
Tutti i cittadini dovrebbero essere messi in grado di conoscere la realtà , senza i falsi ottimismi di regime. La situazione del lavoro è molto più drammatica di quella che ci vogliono far credere.
Le soluzioni vanno cercate e trovate cambiando radicalmente anche la maniera di affrontare i problemi e indicando le vere priorità . Non si può affrontare questa crisi con l'assistenza, gli ammortizzatori sociali (pur necessari in questa difficilissima fase, ma non risolutivi), i proclami, il "parlar d'altro". Non si può chiedere sempre ai lavoratori e ai pensionati di salvare il paese dal disastro provocato dai capitalisti (e dai governi inetti e loro succubi).
È ora che ognuno si assuma le proprie responsabilità a partire da quei partiti, come la Lega, che hanno occupato le poltrone dei governi locali e di quello nazionale da ormai troppi anni per non essere coinvolti ed essere considerati esenti da responsabilità .
La mancanza di lavoro è il problema principale e va risolta con scelte di campo nette e con un piano del lavoro rigoroso che preveda il diretto intervento dello stato e degli enti locali. Facciamo una proposta: il Governo nazionale e quelli locali contrastino con la necessaria severità le delocalizzazioni. Chiediamo a chi delocalizza (e a chi ha delocalizzato) di ridare allo stato i finanziamenti ricevuti sotto qualsiasi forma. Si vincolino le aree produttive dimesse al fine di impedire speculazioni edilizie e finanziarie.
Deve essere ben chiaro che chi trasferisce il lavoro all'estero inseguendo maggiori profitti, sfruttando la povertà di quei paesi e sottraendo il lavoro nel nostro territorio compie un atto condannabile dal punto di vista etico e morale. Dobbiamo iniziare a considerare la delocalizzazione un vero e proprio crimine contro la società . Un reato simile a chi trasferisce all'estero la ricchezza e a chi, evadendo le tasse, impoverisce ogni cittadino.
Giorgio Langella
Federazione della Sinistra - Rifondazione-Comunisti Italiani Vicenza
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Lavoro in Veneto nei primi 2 mesi: i numeri
Domenica 21 Marzo 2010 alle 17:27
Veneto lavoro ha reso pubblici i dati sulla situazione del lavoro di febbraio 2010 in Veneto. La crisi occupazionale continua e, se possibile, si aggrava.
Veneto lavoro ha reso pubblici i dati di fine febbraio 2010 sulla situazione del lavoro in Veneto. La crisi occupazionale continua e, se possibile, si aggrava. Nonostante quello che affermano "lorpadroni" e il governo che li rappresenta, la ripresa per i lavoratori non esiste. Anzi.
In questi primi due mesi del 2010 nella provincia di Vicenza , le aziende coinvolte in aperture di crisi sono state 38 (237 nel Veneto). I lavoratori coinvolti nel vicentino sono 421 (nel Veneto sono 4.422).
In provincia di Vicenza, nei primi due mesi dell'anno in corso, le ore di cassa integrazione ordinaria richieste sono 1.303.216, quelle di cassa integrazione straordinaria sono 4.232.848 per un totale di 5.536.064. L'anno scorso il totale di ore richieste erano, nello stesso periodo, 765.296. In tutto il 2009 sono state 21.138.487. Le ore richieste per cassa integrazione in deroga (sempre in gennaio e febbraio 2010) sono 1.576.701 e coinvolgono 1.615 lavoratori.
La mobilità , sempre nella nostra provincia e nei primi due mesi del 2010, ha colpito 379 lavoratori di aziende oltre i 15 dipendenti (a fine febbraio 2009 erano 350) e 907 lavoratori di piccole aziende (l'anno scorso erano 788).
Ma un altro dato, ben evidenziato nel rapporto di Veneto lavoro, fotografa il dramma di cosa sta succedendo nel mondo del lavoro veneto e vicentino in particolare. Mi riferisco al numero di aziende con trattamenti di cassa integrazione straordinaria approvati. A fine febbraio 2010 queste aziende sono 155 in provincia di Vicenza (a fine 2009 erano 127); in tutto il Veneto sono 494 (a fine 2009 erano 366).
Un numero impressionante, aggravato dal dato della scadenza della CIGS nei prossimi sei mesi (agosto 2010) che interesserà (solo nel vicentino) ben 103 aziende.
È un presente drammatico, un futuro tragico. Nel frattempo si parla di altro.
Di liste non presentate, di giudici che fanno il loro mestiere ma sono "comunisti" perché colpiscono il capo, di riforme costituzionali ... necessarie, dicono, a dare maggior potere a chi governa. Nel frattempo si licenziano altre centinaia di lavoratori.
Sono di questi giorni le notizie di espulsione dal mondo del lavoro di 75 lavoratori della M.E.C.C. Alte e la chiusura della Olimpias di Grumolo.
"Crisi" aziendali? Non proprio. Sono, piuttosto, le ormai abituali delocalizzazioni verso nazioni dove, affermano "lorpadroni", il lavoro costa meno (Cina, India, Tunisia).
Noi crediamo, invece, che "lorpadroni" delocalizzano in paesi dove si può sfruttare di più e meglio (per i loro profitti) chi lavora, dove ci sono meno "lacci e lacciuoli" (così chiamano i diritti) nella sicurezza sul lavoro, nelle condizioni di lavoro, nelle norme di tutela dell'ambiente... Ma questi sedicenti imprenditori dove vogliono arrivare, qual è il progetto che hanno in mente per l'industria italiana?
E il governo nazionale, quello regionale e quello provinciale (guarda caso sempre di centrodestra) cosa fanno, che progetti hanno? Perché continuano a cancellare diritti di chi lavora (vedi l'ultima legge che prevede l'arbitrato privato al posto del giudice per i licenziamenti) e dei pensionati (additati spesso come causa della crisi). Lo dicano, per favore, a chi sta perdendo il posto di lavoro. Lo dicano con parole chiare. Cosa fanno? O sono troppo impegnati a "salvare il capo" dai processi?
Non possiamo attendere che "lorpadroni", i responsabili della crisi, continuino nei loro giochi di borsa, nei loro investimenti finanziari che penalizzano il lavoro. Non si possono più giustificare profitti immensi in cambio di sempre maggiori sacrifici da parte dei lavoratori e dei pensionati. Non si può più tollerare una corruzione valutata in 60 miliardi di euro all'anno e una evasione fiscale di centinaia di miliardi ogni anno.
Cambiare politica nazionale e locale può essere un primo passo. C'è bisogno di un nuovo progetto, un nuovo piano locale e nazionale, che metta il lavoro e i lavoratori al primo posto e che, finalmente, faccia pagare la crisi a chi l'ha prodotta.
Giorgio Langella
Federazione della sinistra - Rifondazione-Comunisti Italiani Vicenza
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