«Non c'è alibi che tenga. Se da Bruxelles domani i vertici delle due banche venete, la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, non tornano con il disco verde, senza ulteriori... "fasi di studio costruttivo e convergente" che ci hanno fatto perdere mesi preziosi, il fallimento sarà inevitabile e con i soldi pubblici anzicchè rilanciare le due banche assisteremo ai funerale più costoso di "seconda repubblica" al tramonto»: lo dice Franco Conte, presidente di Codacons Veneto nella nota che pubblichiamo e che con la sua inconsueta preoccupazione e aggressività è indice che forse, ma noi lo dicevamo, siamo alla penultima, se non ultima, spiaggia. Quel rischio default che in molti hanno fatto finta di non vedere ora appare sempre più vicino alla realtà .
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All'incontro a Roma del 21 febbraio scorso tra la delegazione di "Noi che credevamo nella BPVi" capeggiata da Luigi Ugone e il sottosegretario all'Economia e Finanze Pier Paolo Baretta, incontro a cui eravamo presenti (in esclusiva da... "infiltrati" sia pur noti e accettati), l'esponente del governo aveva anticipato con chiarezza il suo giudizio sul "mancato impegno dell'imprenditoria locale che pure è stata compartecipe dei motivi della crisi della ex Popolare" che ora ripete e precisa quando dice che "lo Stato è pronto a fare la sua parte, ma non basta" come si legge in questi gorni sulla stampa nazionale e, a seguire, su quella locale, che urla, insieme ai politici "insegui consensi" ex post, al "complotto" anti Veneto e contro le due ex Popolari venete.
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«Le adesioni dei soci BpVi vicine al 60%»: ecco l'ennesima bugia del quotidiano confindustriale locale sul tradizionale "sponsor" della Banca Popolare di Vicenza in ciò aiutato dalle dichiarazioni chiaramente equivoche del vice direttore generale vicario Gabriele Piccini, anche se poi rettificate dalla stessa BPVi in una nota dell'Ansa non certo recepita dal titolo e da gran parte del testo del GdV, con non poche responsabilità , della stampa e dell'Istituto, che invitiamo ad accertare da parte delle autorità competenti, già da noi sollecitate ieri ad intervenire sull'assedio alla libertà di scelta dei 94.000 azionisti spinti con ogni mezzo ad accettare di accontentarsi del 15% di quanto perso e regalato ai gestori e agli amici dei gestori dell'Istituto di via Btg. Framarin.
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«Dopo la grande crisi internazionale e la grande truffa delle ex Popolari (tra cui la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ndr), il Nordest della finanza è un campo arato su cui nessuno sa cosa seminare. Neanche gli Amenduni di Vicenza, tra i pochi sufficientemente forti per guardare al futuro con un disegno strategico»: è così che su L'Economia, il nuovio allegato a Il Corriere della Sera, scrive Stefano Righi nel suo articolo "Generali, Amenduni e i soci nascosti" da cui sintetizziamo pr i nsotri lettori alcuni passaggi. La famiglia Amenduni è, infatti e come osserva Righi, una delle poche che ancora può guardare al futuro, con la Valbruna, un gruppo da 200 mila tonnellate di acciaio prodotte e presente in 40 paesi.
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Pierpaolo Baretta, sottosegretario dell'Economia e delle Finanze, lo abbiamo incontrato e intervistato per la prima volta a Vicenza il 26 novembre 2016 in occasione dello "sfortunato" convegno beffa organizzato sul flpo della Banca Popolare di Vicenza al teatro cittadino dal sindaco e presidente della provincia di Vicenza, Achille Variati, mal guidato dal presidente di una sedicente Associazione nazionale, e disertato dalle vere e più consistenti Associazioni che rappresentano la maggior parte dei soci delle due ex Popolari venete. Tra queste quella più fattiva a Vicenza, "Noi che credevamo nella BPVi", lo aveva invitato alla sua grande assemblea del 4 febbraio scorso trasmessa in diretta streaming su VicenzaPiu.tv e ora disponibile sul canale Youtube di VicenzaPiu.com ma, impossibilitato a venire per altri impegni, il sottosegretario di origini anagrafiche veneziane e di formazione sindacale tra i metalmeccanici della Cisl aveva invitato il presidente dell'Associazione, Luigi Ugone, a Roma per un incontro riservato proprio a Noi che Credevamo nella BPVi.
Doveroso incontro oggi con il sottosegretario On. Baretta - racconta un comunicato dell'associazione Noi che credavamo nella BpVi - nel quale abbiamo affrontato diversi aspetti dal rilancio della banca e del territorio a una doverosa azione di responsabilità verso tutti i soggetti che hanno traghettato l'Istituto alla disastrosa situazione attuale. Con la specifica nostra richiesta di valutare le responsabilità , oltre che dell'amministrazione Zonin, anche dell'ex amministratore delegato Francesco Iorio e del suo c.d.a. fino ad arrivare a un'azione di ristoro vera e dignitosa per tutti i risparmiatori che all'interno dell'Istituto hanno investito i risparmi di una vita. Il sottosegretario ha accettato l'invito a partecipare a una delle prossime assemblee. In serata l'intervista esclusiva vieo all'onorevole
«Bene la piattaforma creata dalle università venete. Ma quella del Competence Center veneto entro il Piano Industria 4.0, è una partita che non può essere giocata dai singoli. Si deve mettere in gioco l’intero sistema, dalla politica, alle istituzioni, alla finanza. Il Veneto ha la carta vincente, rispetto ad altre regioni della forza del tessuto manifatturiero. Non si può perdere altro tempo». Lo ha detto ieri sera a Vicenza il sottosegretario all’economia, Pierpaolo Baretta, chiamato a chiudere ieri a Palazzo Bonin Longare l’incontro sulla fabbrica 4.0, tra gli appuntamenti di rilievo nella prima giornata di Digitalmeet, l’iniziativa sull’alfabetizzazione digitale, in corso con cento eventi in Triveneto ed Emilia.
Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda dovrebbe rendere noto oggi, nella cornice del Museo della Scienza di Milano e con l'annunciata presenza del premier Matteo Renzi, l'elenco dei «competence center», le superstrutture per la ricerca e il trasferimento tecnologico che faranno da pilastri al «Piano Italia 4.0». Secondo le indiscrezioni circolate finora, le sedi individuate sarebbero cinque: Milano, Torino e Bari (sede dei tre politecnici), Pisa con la Scuola superiore Sant'Anna e forse Bologna. Il Nordest, dunque, non sarebbe contemplato.
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Popolare di Vicenza, il governo spinge per confermare la garanzia di Unicredit sull’aumento di capitale. Ma intanto le tensioni sul nodo rimettono sotto pressione i bond dell’ex popolare. Che intanto spiana la strada ai tre avvicendamenti nel cda chiesti da Borsa Italiana. Giorni roventi in Bpvi, di fronte all’accelerazione per chiudere aumento di capitale e quotazione a metà aprile. Giorni convulsi, anche di fronte all’inatteso scarto di Unicredit, che ha pre-garantito l’aumento di capitale da 1,5 miliardi. L’altra sera ha smentito di aver contattato il governo sul nodo, come aveva scritto il Financial Times, ma ha affermato di valutare «se esistono le condizioni per realizzare l’operazione nei tempi previsti». (Leggi in rassegna stampa l'articolo completo)
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