Piano Calenda, Confindustria: il Veneto rientri nel piano del ministero
Mercoledi 21 Settembre 2016 alle 09:25 | 0 commenti
Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda dovrebbe rendere noto oggi, nella cornice del Museo della Scienza di Milano e con l'annunciata presenza del premier Matteo Renzi, l'elenco dei «competence center», le superstrutture per la ricerca e il trasferimento tecnologico che faranno da pilastri al «Piano Italia 4.0». Secondo le indiscrezioni circolate finora, le sedi individuate sarebbero cinque: Milano, Torino e Bari (sede dei tre politecnici), Pisa con la Scuola superiore Sant'Anna e forse Bologna. Il Nordest, dunque, non sarebbe contemplato.
Per questo nei giorni scorsi università , associazioni di categoria e Regione, insieme al sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta, hanno tentato di avviare un'intensa per quanto tardiva attività di lobbying, culminata ieri in una lettera firmata dai presidenti di Confindustria Padova Massimo Finco, Unindustria Treviso Maria Cristina Piovesana e Confindustria Vicenza Luciano Vescovi, inviata oltre che a Calenda e Renzi, anche al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.
«Il Piano Italia 4.0 - scrivono i tre presidenti - rappresenta una novità sostanziale, forse la più importante e organica misura di politica industriale degli ultimi anni, orientata al rilancio del manifatturiero e delle filiere produttive attraverso gli investimenti e il collegamento efficiente tra poli di ricerca e imprese. È in ragione di questa convinta fiducia, signor presidente - continuano rivolgendosi direttamente a Renzi - che le rivolgiamo la richiesta e l'auspicio che il Veneto e il Nord-Est, che rappresentano il 17% del Pil industriale e il 19% dell'export nazionali, siano inclusi tra i territori individuati per ospitare un competence center». La sede indicata è l'università di Padova, «in un sistema a rete con gli altri atenei del territorio», e questo non «per una visione regionalistica» bensì «per gli interessi generali del Paese e del suo sistema produttivo». Viceversa, l'esclusione del Veneto «verrebbe percepita come una incomprensibile svista e risulterebbe fortemente penalizzante per il contributo di quest'area al rilancio dell'economia del Paese».
Intanto nei palazzi della politica tiene banco il bisticcio tra l'assessore all'Istruzione Elena Donazzan e quello allo Sviluppo economico Roberto Marcato, che ha portato alla cancellazione di un vertice in Regione con le università proprio su questo argomento. «Nessun litigio - smentisce Marcato, che con Donazzan divide la delega sulla ricerca e l'innovazione - men che meno dovuto ad un mio presunto risentimento per non essere stato coinvolto nell'organizzazione. Figuriamoci se faccio saltare un vertice per questioni di visibilità e orgoglio personali. Mi risulta semmai che ben prima del sottoscritto, che ha solo posto una questione di metodo, fossero state le università a declinare l'invito di Donazzan». Quest'ultima non commenta, limitandosi a precisare sul punto di aver ricevuto l'adesione di tutti gli atenei e una richiesta di spostamento ad altro giorno da parte della sola università di Padova, «che comunque si era detta molto interessata».
Va da sé che l'episodio ha scatenato una ridda di polemiche, con i dem Moretti, Fracasso, Salemi e Ginato in prima linea: «Per i pasticci della giunta il Veneto rischia di perdere un altro treno per lo sviluppo - attaccano -. Si vada oltre le beghe e l'immobilismo, perché Zaia non interviene?». E Ginato annuncia un'iniziativa dei parlamentari: «Inviteremo anche la Regione, sperando che per allora si siano messi d'accordo su chi dovrà partecipare».
di Ma. Bo. da il Corriere del Veneto
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