È morto Pietro Marzotto e, di fronte a eventi drammatici, si tende sempre a esprimere "sentite condoglianze" e commuoversi. Scusate, ma non ci riesco. E non per colpa di Pietro Marzotto e per il suo "essere padrone". Per il suo "essere dall'altra parte della barricata" rispetto alla mia "scelta di vita". Anche per un avversario si può avere pietas. No. La questione è più profonda. Pietro Marzotto è morto e, adesso, tutta l'informazione ne darà notizia. Si leggeranno necrologi di personaggi importanti e famosi, italiani e non solo.
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Oggi a 80 anni è morto Pietro Marzotto, sicuramente un grande nome dell'impresa vicentina e non solo, per giunta ammantato di quell'aura di uomo di sinistra anche se ricco per i soldi guadagnati per la sua capacità di intraprendere ma in un'epoca in cui le condizioni degli operai erano così infime che passava facilmente per un messia uno come lui che, dopo l'abbattimento giusto 50 anni fa, il 18 aprile 1968, della statua del padre Gaetano da parte di 6.000 lavoratori di Valdagno, scesi in sciopero per opporsi alle condizioni imposte dall'azienda, cominciò a mettere a loro disposizione villaggi e servizi per farli lavorare meglio (e produrre di più?).
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Il 19 aprile 1968, a Valdagno venne abbattuta la statua di Gaetano Marzotto. I quasi seimila lavoratori di Valdagno e Maglio erano scesi in sciopero e lottavano per opporsi alle condizioni imposte dall'azienda. Condizioni che peggioravano salario, salute e posti di lavoro. Di quella lotta si scrisse: "l'unità operaia-popolare ha spezzato il sistema feudale di Marzotto e ha fondato un sistema di forze nuove che ha visto legati i commercianti, gli studenti e i contadini alla classe sfruttata dei lavoratori della fabbrica; la città nuova, la Valdagno democratica nasce lì".
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Dopo la diffusione dei dati dell'Arpav, che imputa alla Miteni solo l'1% di immissioni contenenti Pfas all'uscita del collettore Arica, e alla vigilia della manifestazione annunciato per domenica 22 aprile "intorno" alla Miteni abbiamo intervistato al riguardo Antonio Nardone, amministratore dlegato dell'azienda di Trissino. Qui vi proponiamo il video e di seguito la sua trascrizione integrale. Il "linguaggio" del video e quello delle parole può aiutare a orientarsi un po' di più.
Nella campagna elettorale appena trascorsa si sono sentite promesse di ogni genere. Quello che è rimasto ai margini di uno scenario dominato da una propaganda molto prossima al "voto di scambio" (dal reddito di cittadinanza alla flat tax) è la situazione delle condizioni del lavoro e in particolare la sicurezza nei luoghi di lavoro. Solo qualche lista, silenziata dai media e risultata fortemente minoritaria (come Potere al Popolo!) ha tentato di dire qualcosa in merito. Mosche bianche nel silenzio generale.
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Praia a Mare - Consulenti e periti di parte all'opera, questa mattina, nell'ex area industriale Marlane Marzotto di Praia a Mare. Primo giorno delle nuove indagini ambientali concesse dal Giudice per le indagini preliminari di Paola su richiesta dei PM della procura paolana nell'ambito di un possibile processo Marlane 2. Scavi, carotaggi e campionamenti si concentreranno in particolare su alcuni ambienti interni dello stabile industriale ormai dismesso tra cui il "magazzino filati" e i reparti di Filatura e Tintoria.
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Nato a Castelfranco Veneto (TV) il 10 marzo 1976, Filippomaria Pontani è professore associato di Letteratura greca e Filologia classica all'Università Ca' Foscari di Venezia. Oltre a vari contributi di filologia greca, latina e bizantina, ha prodotto un'edizione degli epigrammi greci di Angelo Polizia no (Roma 2002) e si è occupato della tradizione esegetica greca all'OdisseaÂ
Richiamo in prima pagina: "Vicenza, città col buco, processa la sua banca. Andava bene un tempo che politica, impresa, associazioni, istituzioni, giornali e istituti di credito viaggiassero a braccetto. Ora, con la crisi del pilastro economico, sta venendo giù pure tutto il resto".
Nessuno potrà ridare la vita a Praia a Mare agli oltre 100 morti o la salute alle decine di colpiti da tumore dopo aver lavorato per anni nella ex fabbrica dei veleni prima di Rivetti, poi della Lanerossi - Eni e, infine, della Marzotto e i cui responsabili non sono stati... individuati nel processo Marlane Marzotto, in cui tutti gli imputati, a partire da Pietro Marzotto, sono andati assolti per un complesso di motivazioni. E nessuno potrà cancellare le altre 29 morti e la decina di nuovi tumori sotto esame nelle indagini appena (ri)aperte e denominate per semplicità Marlane Marzotto bis che hanno portato anche (finalmente?) al sequestro dello stabilimento dismesso con le sue scorie dal 2004.