Marlane Marzotto, si scava a caccia di prove a Praia a Mare
Giovedi 8 Febbraio 2018 alle 15:58 | 0 commenti
Praia a Mare - Consulenti e periti di parte all'opera, questa mattina, nell'ex area industriale Marlane Marzotto di Praia a Mare. Primo giorno delle nuove indagini ambientali concesse dal Giudice per le indagini preliminari di Paola su richiesta dei PM della procura paolana nell'ambito di un possibile processo Marlane 2. Scavi, carotaggi e campionamenti si concentreranno in particolare su alcuni ambienti interni dello stabile industriale ormai dismesso tra cui il "magazzino filati" e i reparti di Filatura e Tintoria.
Le analisi interesseranno anche i terreni che circondano la fabbrica dismessa sin dal 2004. La procura ha chiesto inoltre di prelevare campioni dagli impianti di areazione, dai cunicoli e dai muri della fabbrica. Si cercano prove della presenza di sostanze tossiche che avrebbero potuto causare l'insorgere di patologie tumorali a danno degli operai. Una volta acquisiti i risultati di queste nuove indagini ambientali, il Gip deciderà se rinviare o meno a giudizio le sette persone indagate. Solo in un secondo momento, dunque, sarà disposta una perizia epidemiologica per ricercare un nesso causale tra le sostanze eventualmente trovate e le patologie tumorali che hanno colpito gli operai Marlane ammalatisi di tumore e, in molti casi, morti per queste patologie.
Nel nuovo filone di indagine aperto dalla Procura della Repubblica di Paola - lo ricordiamo - risultano indagati Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Ivo Comegna, Carlo Lomonaco, Attilio Rausse, Silvano Storer e Antonio Favrin. Si tratta di ex dirigenti o capi reparto della fabbrica tessile di Praia a Mare. I sette sono indagati di cooperazione in omicidio colposo e in lesioni personali colpose. Secondo il PM avrebbero assunto condotte sul luogo di lavoro che avrebbero provocato malattie tumorali tra gli operai e in alcuni casi il decesso degli stessi. Il PM imputa loro la morte di 29 ex operai e di aver causato la malattia di altri 9. A denunciare questi fatti all'ufficio del procuratore capo di Paola, Pierpaolo Bruni, oltre 100 persone, congiunti degli operai morti o ammalati.
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