"In un Teatro gremito la consegna del Premio di cultura medica a Giancarlo Ferretto diventa occasione di polemica politica. Ronco tuona sulla Roi all'Olimpico. Il primario critica la Fondazione che ha stoppato il finanziamento, deciso ai tempi del Cda di Zonin, per la clinicizzazione di nefrologia": così il GdV sintetizza tra occhiello, titolo e sommario la polemica scatenata dal primario di nefrologiaClaudio Ronco contro la Fondazione Roi che, sotto la nuova gestione del presidente Ilvo Diamanti, avrebbe causato la "finora non avvenuta trasformazione della nefrologia del San Bortolo in clinica universitaria" ritirandosi dal progetto di finanziamento per ben 700.000 euro firmato dall'ex presidente Gianni Zonin e dal suo cda. Ma...
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In merito alle dichiarazioni del Prof. Claudio Ronco, apparse sulla stampa locale, relative allo stop del finanziamento di 700 mila euro per la clinicizzazione della Nefrologia dell'ospedale San Bortolo di Vicenza, deciso dalla Fondazione Roi, al tempo della Presidenza di Gianni Zonin, Ilvo Diamanti, attuale Presidente della Fondazione Roi, dichiara: "In base allo statuto attualmente in vigore, la Fondazione Roi persegue finalità di promozione, valorizzazione e divulgazione della cultura e dell'arte."
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Il senatore Enrico Cappelletti, la consigliera comunale Liliana Zaltron ed il consigliere regionale Manuel Brusco, tutti del Movimento 5 Stelle, stanno continuando e accentuando una azione meritoria sul caso della Fondazione Roi stimolata (anche), se ci possiamo permettere, dalla nostra inchiesta che ha trovato un suo "punto fermo" in "Roi. La Fondazione demolita", il libro raccolta dei nostri articoli e delle prese di posizione di, pochi, altri politici, come Sergio Berlato e Francesco Rucco, sul caso della "creatura" del marchese Giuseppe Roi nata per promuovere i musei civici vicentini, in primis il Chiericati, e trasformata da Gianni Zonin, presidente della Banca Popolare di Vicenza e della stessa Fondazione Roi, come lui stesso ha testimoniato, "di fatto in una emanazione della BPVi".
Anche la Sovrintendenza alle Belle Arti conferma di non considerare la Basilica Palladiana un "museo" ma un monumento la cui integrità artistica e culturale va tutelata e preservata anche in termini di fruibilità estetica e visiva quando, per decisioni diverse, diventa, come l'ha definito ieri il sindaco Achille Variati, un "prezioso contenitore" per una mostra temporanea, come quella di Van Gogh. Ma, se i cda della Roi a guida Gianni Zonin hanno elargito fondi solo in minima parte al "museo civico", come il marchese Giuseppe Roi definisce nello statuto, e al singolare, palazzo Chiericati come destinario delle attività della Fondazione a lui intitolata, non è da meno nel suo comportamento, diciamo, discutibile, il nuovo cda a trazione Andrea Valmarana e a guida Ilvo Diamanti.
Pubblicato il 20 agosto alle 22.45, aggiornato il 21 alle 3.00. Abbiamo raccolto le motivazioni delle domande più volte fatte al vecchio e, poi, al nuovo cda della Fondazione Roi, domande sempre caratterizzate dall'assenza di risposte con, addirittura, la sfrontatezza di non dare riscontro alcuno alle Pec inviate, sfrontatezza che non dovrebbe essere propria di chi nulla avesse da nascondere e di chi che sa di dover rispondere alla città . Abbiamo, quindi, inviato una nuova Pec a tutto il Cda con le motivazioni aggiornate dopo aver avuto dalla Regione Veneto, che ha compiti di controllo sulle Fondazioni, il riconoscimento di aver diritto alla documentazione, che per quanto in suo possesso abbiamo già ricevuto.
Sul caso "caldissimo", e perciò evitato da chi "conta" a Vicenza, della Fondazione Roi ho "scambiato" in queste, per fortuna, non troppo torride ore di Ferragosto delle considerazioni con una persona la cui cultura, per altro anche accademica, è indiscutibile e la cui determinazione è altrettanto fuori discussione ma di cui tralascio il nome perchè, d'accordo con la stessa persona, non vorremmo che il suo nome distraesse l'attenzione dal focus dell'argomento dele nostre conversazioni. La mala gestio passata della Roi è aggravata, infatti, dalla mancanza di trasparenza complessiva che dimostra l'attuale cda, guidato mediaticamente, e al di là della formale presenza del terzo membro in quota stautaria BPVi, Giovanna Grossato, dal presidente Ilvo Diamanti ma il cui uomo forte è Andrea Valmarana.
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Alla domanda sulle azioni della BPVi da lui vendute come "banchiere" e da lui "comprate" come uomo di fiducia del marchese Giuseppe Roi, Gianni Zonin, ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, ora in liquidazione coatta amministrativa, e della Fondazione Roi, "demolita" dalla sua gestione (cfr "Roi. La Fondazione demolita"), risponde ai due pm che da due anni conducono le indagini sul crac della banca, Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi, che la scelta dei titoli non l'ha fatta lui (oddio, che meraviglia!) ma Divo Gronchi, ovviamente anche lui nel cda di banca e fondazione, anche se giusto il tempo di fare da parafulmine postumo a Zonin sulla questione del conflitto di interessi (per non parlare dell'eccesso di investimento speculativo concentrato su un solo titolo da parte di una, ora ex, Onlus). Ma Zonin dice di più ai due pm.
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I verbali degli interrogatori di Gianni Zonin davanti a Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi, i sostituti procuratori titolari dell'indagine sulla Banca Popolare di Vicenza e, sarebbe auspicabile, sulla Fondazione Roi sono stati pubblicati in tutto su VicenzaPiu.com o in parte su altri organi di stampa. Alcune parti riguardanti la Fondazione ci lasciano veramente sbalorditi. E' utile riprenderle in maniera fedele e commentarle brevemente ma con una certezza delle conclusioni che, per essere definitiva, richiederebbe che il Cda attuale facesse piena luce pubblica sul passato.
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Espongo qui, a cura di Ubaldo Alifuoco, da sempre studioso del caso oltre che storico “cultoreâ€, tecnico e non solo, della lettura di documenti intricati e intriganti, le prime considerazioni possibili sugli stringati bilanci della Fondazione Roi dal 2009, inizio della presidenza di Gianni Zonin, al 2016, ultimo delle sua gestione (cfr. l'inchiesta iniziale riportata in "Roi. La Fondazione demolita"), bilanci che ho ottenuto ufficialmente, insieme ad altri documenti che pubblicheremo, dalla Regione Veneto, ente preposto al controllo delle Fondazioni (ricordiamo che la Roi, come abbiamo anticipato sempre a firma Alifuoco e proprio grazie al primo esame degli atti che ci erano dovuti, ha perso nel 2016 la qualifica di Onlus evidentemente per mancato rispetto delle relative normative).
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