Pfas, Il Fatto: il veleno invisibile che fa ammalare il Veneto
Lunedi 30 Gennaio 2017 alle 09:12Non ha odore né colore. Si disperde nell'acqua senza lasciare traccia e una volta entrato nell'organismo agisce silenzioso per anni. Il veleno invisibile che ha contaminato il Veneto, dall'acronimo impronunciabile Pfas (sostanze perfluoro alchiliche), comincia a fare davvero paura. Un recente studio della Regione Veneto sui composti chimici prodotti per decenni da una fabbrica vicentina, usati per impermeabilizzare il fondo delle pentole e i tessuti, ha dato corpo a uno dei peggiori incubi di ogni popolazione esposta: rischio aumentato di malattie per le donne in gravidanza, problemi per i nuovi nati, tra cui mutazioni cromosomiche. L'allarme è contenuto in un rapporto del 29 settembre scorso del registro nascita del Coordinamento malattie rare della Regione Veneto, reso noto solo pochi giorni fa dalle autorità sanitarie.
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Lunedi 30 Gennaio 2017 alle 09:12Non ha odore né colore. Si disperde nell'acqua senza lasciare traccia e una volta entrato nell'organismo agisce silenzioso per anni. Il veleno invisibile che ha contaminato il Veneto, dall'acronimo impronunciabile Pfas (sostanze perfluoro alchiliche), comincia a fare davvero paura. Un recente studio della Regione Veneto sui composti chimici prodotti per decenni da una fabbrica vicentina, usati per impermeabilizzare il fondo delle pentole e i tessuti, ha dato corpo a uno dei peggiori incubi di ogni popolazione esposta: rischio aumentato di malattie per le donne in gravidanza, problemi per i nuovi nati, tra cui mutazioni cromosomiche. L'allarme è contenuto in un rapporto del 29 settembre scorso del registro nascita del Coordinamento malattie rare della Regione Veneto, reso noto solo pochi giorni fa dalle autorità sanitarie.
Continua a leggereTangenti Eni, Il Fatto: l'attuale ad Claudio Descalzi compiaceva Bisignani "perché era uomo di Scaroni". Il manager vicentino ora presiede l'Istituto di Storia che cerca fondi
Domenica 22 Gennaio 2017 alle 12:02di Stefano Feltri e Carlo Tecce, da Il Fatto Quotidiano
Claudio Descalzi aveva capito che dietro il giro di intermediari intorno al grande affare del giacimento nigeriano Opl 245 acquistato nel 2011 per 1,3 miliardi c'era odore di tangenti, ma non sapeva come arginare il suo capo di allora, Paolo Scaroni (notissimo manager vicentino già coinvolto in altre vicende e dal 10 ottobre nominato presidente dell'Istituto per le ricerche di storia sociale e religiosa di Vicenza soprattutto, come scriveva la nota ufficiale, per "la necessità di ricercare un'adeguata continuità di sovvenzioni economiche"..., ndr), e il mediatore Luigi Bisignani.
Continua a leggereGiuseppe Laterza e la "rivoluzione pacifica della cultura"
Mercoledi 11 Gennaio 2017 alle 14:30Il Fatto, nei centri dello scandalo cresce la "coop Ncd": Cona, dai rifiuti all’accoglienza
Giovedi 5 Gennaio 2017 alle 10:01Formazione in Regione Veneto, presunto "Clan Romano" e ruolo di Elena Donazzan nella "cupola della P.A."
Lunedi 2 Gennaio 2017 alle 16:53Scoppia grana debiti Cisl per gli Ial regionali, Il Fatto: il buco da 60 milioni dei vecchi enti di formazione tocca anche il Veneto
Venerdi 30 Dicembre 2016 alle 09:08Il Fatto: nessuna proroga per "Popolari spa" nel Milleproroghe, può scoppiare la bomba dei diritti di recesso
Venerdi 30 Dicembre 2016 alle 08:59Giorgio Meletti "svela" i carnefici di MPS che hanno bruciato 35 miliardi. VicenzaPiù lo twitta e viene ritwittato per i 17 mld bruciati da BPVi e Veneto Banca, Stefano Righi docet
Mercoledi 28 Dicembre 2016 alle 17:07Il Fatto: prima si danno i loro nomi poi si cancellano "per sicurezza" i profili dei due "eroi" di Natale. Col braccio teso
Martedi 27 Dicembre 2016 alle 13:15Ogni Natale ha la sua favola, che sia un canto dickensiano o una commedia di Hollywood, con un epilogo lieto a simbolizzare il trionfo del Bene sul Male. Quest'anno la Provvidenza ci ha regalato il jihadista più ricercato d'Europa sotto le mentite spoglie del drop-out di periferia, ciondolante alle 3 di notte fuori dalla stazione di Sesto San Giovanni. Per sua sfortuna, i due poliziotti che si trovavano a passare erano due integerrimi servitori dello Stato, che, sprezzanti del pericolo, l'hanno intercettato e dopo uno scontro a fuoco prontamente annientato. Nell'epoca della post-verità il vero ha una sua evidenza stordente: il morto era il tunisino ricercato per la strage di Berlino (con una taglia sulla testa di 100mila euro) e i due agenti hanno avuto presto nome e volto. Continua a leggere