Scoppia grana debiti Cisl per gli Ial regionali, Il Fatto: il buco da 60 milioni dei vecchi enti di formazione tocca anche il Veneto
Venerdi 30 Dicembre 2016 alle 09:08 | 0 commenti
Una cannonata. Sarebbe una vera cannonata per i conti del sindacato". Nei corridoi della Cisl c'è chi non nasconde la preoccupazione: gli antichi debiti degli Ial regionali. Parliamo di 53 milioni in Piemonte, poi 8 in Liguria, più "una manciata di milioni in Campania e 7-8 nel Lazio". Siamo intorno ai 70 milioni (e c'è un caso Veneto, ndr). Parliamo degli Ial, le associazioni Innovazione Apprendimento Lavoro. Un'eredità pesantissima che si è risolta in fallimenti, concordati e, appunto, debiti. Qualcuno, forse, si illudeva che la rogna fosse archiviata, ma ci ha pensato una lettera interna (di cui il cronista ha copia) inviata pochi giorni fa ai colleghi da Graziano Trerè, amministratore unico Ial.
I toni sono allarmati: ci riferiamo "alle strutture ex Ial che, pur fallite mantengono ancora pendenze debitorie verso i curatori fallimentari, che coinvolgono in maniera consistente anche le Cisl regionali in quanto partecipi degli organi di controllo... Per quanto riguarda il Piemonte i crediti vantati dalla procedura ammontano a oltre 53 milioni... Va aggiunto il prestito concesso alla struttura del Piemonte dallo Ial Nazionale".
La lettera allega anche la documentazione sul mutuo da 3 milioni con la banca Carife a cui vanno restituiti 165 mila euro l'anno per 25 anni.
Non basta. Prosegue la lettera di Treré: "Analogamente abbiamo concesso un prestito di due milioni alla unità sindacale del Veneto, a sostegno dello Ial regionale". C'è poi la questione Liguria: "Per il fallimento dello Ial-Cisl Liguria, l'ammontare del debito complessivo è pari a 8,8 milioni e non risulta alcun accordo di restituzione da parte della Cisl Liguria. Rimangono, oltretutto in sospeso gli effetti del fallimento dello Ial-Cisl Lazio e di Ial Campania e le situazioni giudiziarie dello Ial-Cisl Abruzzo".
Fallimenti, mutui da pagare, licenziamenti: i danni dei sindacalisti che gestivano milioni
Una storia che comincia nel 1955 quando su iniziativa della Cisl nascono gli Ial, "fondati - come dice il sito Internet - per promuovere una migliore tutela del lavoro a partire dalla qualificazione professionale dei lavoratori". Ma la macchina sfugge di mano, centinaia di assunzioni, fondi a pioggia, enti pubblici che non pagano, sprechi e talvolta altro. Come racconta Treré al Fatto: "Erano gli anni dei soldi del fondo sociale europeo che arrivavano senza limiti e condizioni. E, bisogna ammetterlo, anche di sindacalisti che amministravano senza controlli, non voglio parlare di corruzioni, ma... non tutti avevano doti da manager". Dopo il Duemila i fondi pubblici cessano. Ci sono enti locali che non pagano. Sotto i piedi di Ial e Cisl si apre la voragine.
"Io sono arrivato allora, ho cercato di mettere in sicurezza la situazione, di distinguere tra rappresentanza sindacale e gestione. Abbiamo trasformato le associazioni - spiega Treré - in società a responsabilità limitata. Per il futuro siamo a posto. Ora svolgiamo la stessa funzione, ma con finanziamenti dei privati". Nel frattempo migliaia di lavoratori Ial non se la sono passata bene: in Sicilia erano 800. In Piemonte da oltre 200 sono rimasti in quattro.
E poi ci sono i soldi. Il passato non è del tutto archiviato: "Chiusa la questione Veneto con un concordato da 9 milioni (erano 21, ndr) restano Piemonte, Liguria, Lazio, Campania e Abruzzo". In tutto una settantina di milioni.
Cisl e Ial da anni si scambiano lettere allarmate. Nel 2007 da Roma parte una missiva ai vertici piemontesi. Oggetto: un mutuo concesso da Carife allo Ial nazionale per 10 milioni (dovrebbe servire per il Piemonte, ma anche per il Veneto). "La banca, stante l'urgenza da noi evidenziatale, ha reso immediatamente disponibili tre milioni".
Nel 2008 altra lettera che ricorda i 148 mila euro da pagare per la rata del mutuo. Seguono risposte preoccupate da Torino. E ancora nel 2009 lettere di Treré che annuncia di aver anticipato, dopo "le sollecitazioni ricevute da Carife", la seconda rata. I dirigenti locali, per esempio del Veneto, si dimostrano molto preoccupati. Temono di essere chiamati in causa. Seguono lettere di Ial-Cisl nazionale: "È intenzione insindacabile ed unilaterale di Ial-Cisl nazionale di liberare Usr Cisl Veneto da qualsiasi debito nei suoi confronti ammontante a 1.968.932,04 euro o altro importo che Carife dovesse richiedere, dichiarando Ial-Cisl nazionale che provvederà a farsi carico di tutti gli importi che Carife dovesse richiedere a Cisl Veneto. Il tutto fermo rimanendo il proprio credito nei confronti di Ial-Cisl Veneto".
Un meccanismo complesso, responsabilità che passano dal sindacato locale a quello nazionale, che, però, punta il dito sullo Ial regionale.
"Il debito c'è. Ho voluto ricordarlo con quella lettera perché ora che si guarda al futuro non ci si può dimenticare del passato". E se fosse chiamata a pagare la Cisl (secondo sindacato italiano con 4,8 milioni di iscritti)? "Potrebbe succedere per i periodi in cui aveva funzioni di controllo sullo Ial", spiega Treré. Se fosse così? "Difficile, ma sarebbe davvero una cannonata".
Di Ferruccio Sansa, da Il Fatto Quotidiano
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