Olocausto, il giorno dopo
Lunedi 28 Gennaio 2013 alle 16:01Riceviamo da Italo Francesco Baldo e pubblichiamo
Un intervento successivo per non essere sempre nel giorno giusto, dove l'occasione fa spesso parlare i retori e i politicamente corretti. A tutti coloro che son caduti vittime delle ideologie politiche. Ieri anche a Vicenza si è ricordato l'olocausto dgli Ebrei, e insieme a loro, molto meno tanti altri olocausti del secolo civile.
Giorno della memoria, tra commozione e raccoglimento
Venerdi 10 Febbraio 2012 alle 23:51Giorno della memoria, Zaia: chi tocca un ebreo tocca ognuno di noi
Venerdi 27 Gennaio 2012 alle 15:46Giornata della Memoria: Rete Studenti Medi di Vicenza cancella scritte naziste e xenofobe
Mercoledi 26 Gennaio 2011 alle 13:56Nella Giornata della Memoria via le scritte di ispirazione nazista e xenofoba dai muri di Vicenza: l'iniziativa è dei ragazzi della Rete Studenti Medi di Vicenza.
Continua a leggereGiornata della memoria, quattro incontri per non dimenticare: Galla 1880
Sabato 22 Gennaio 2011 alle 19:01Gruppo Galla 1880 - Il giorno della Memoria è stato istituito nel 2000 con un articolo di legge che comincia con queste parole: La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Kl Auschwitz, mostra fotografica di Giuseppe Stella apre Le porte della Memoria 2011
Giovedi 20 Gennaio 2011 alle 22:18Criminali di guerra, il 15 a Montecchio Prec.
Sabato 13 Febbraio 2010 alle 13:28
L'Italia aveva un accordo segreto con la Germania riguardo i criminali di guerra nazisti. Molti dei quali l'hanno fatta franca proprio grazie a questo. Se ne parla lunedi prossimo a Montecchio Precalcino.
Nel documento sottoriportato troverete maggiori informazioni.
L'accordo segreto tra Italia e Germania in un documentato saggio di Filippo Focardi:
Quando i criminali tedeschi furono rimessi in libertÃ
Anche il Vicentino ne è stato recentemente toccato, con le vicende del vicebrigadiere delle SS Karl-Franz Tausch, indicato come "il boia di Bassano", suicidatosi il 25 settembre 2008 a Langen, in Assia, dove viveva, dopo essere stato individuato ad oltre sessant'anni dal massacro del Grappa.
Ma la questione dei criminali nazisti scampati per decenni ad ogni giudizio è in realtà assai più vasta. Di più: è una storia tipicamente italiana, con tutte le eccezioni negative del caso.
Ad affrontarla in un interessante saggio è lo storico Filippo Focardi, autore di "Criminali di guerra in libertà ". Un accordo segreto tra Italia e Germania federale, 1949-1955. Non una novità , questa del patto italo-tedesco dettato da convenienze diplomatico-politiche, peraltro negato un paio d'anni fa dalla Commissione parlamentare sulle stragi nazifasciste, le cui conclusioni hanno evidenziato invece la sola negligenza della magistratura militare: ne aveva infatti parlato lo stesso Focardi, docente di storia contemporanea alla facoltà di scienze politiche di Padova, in uno studio apparso nel 2003 su "Storia contemporanea". Nel nuovo libro, però, la materia viene ulteriormente approfondita, contestualizzata e ampiamente documentata.
Focardi muove da un episodio relativamente minore - la condanna comminata dal tribunale militare di Roma nell'ottobre del 1948 a nove militari della Wehrmacht per maltrattamenti inflitti a prigionieri e civili italiani dopo l'8 settembre del 1943 nell'isola di Rodi - per arrivare al cuore della vicenda: nel novembre del 1950 un emissario del cancelliere Adenauer, Heinrich Höfler, incontra a Roma il segretario generale del ministero degli Esteri italiano, il conte Vittorio Zoppi, chiedendogli ed ottenendo la liberazione dei criminali di guerra tedeschi condannati in Italia con sentenza definitiva.
Nel giro di pochi mesi, attraverso decreti di grazia firmati dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi, costoro sono scarcerati e rimpatriati in Germania in gran segreto. Tra essi anche quattro ufficiali del "gruppo di Rodi", compreso il generale Otto Wagener, responsabile dell'uccisione di numerosi prigionieri. Colui che aveva detto: "Gli italiani hanno vissuto da cani e da cani devono morire".
Nelle carceri della penisola restano solo Herbert Kappler e Walter Reder. Con loro la giustizia italiana si rivela assai più dura, rifiutando ogni scarcerazione: ma è una scelta precisa e simbolica, per attirare l'attenzione popolare distogliendola dal parallelo e assai più vasto insabbiamento di centinaia di storie analoghe.
Nella vicenda giocano un ruolo fondamentale sia le autorità dei due paesi, desiderose di riannodare strette relazioni politiche nel quadro della Guerra fredda, sia il Vaticano, soprattutto attraverso l'azione del vescovo Alois Hudal, rettore del collegio tedesco presso la chiesa di S. Maria dell'anima a Roma, vero e proprio emissario di Bonn. Pesa anche la volontà di evitare l'estradizione dei criminali italiani richiesti dalla Jugoslavia, mentre con la Grecia vengono presi analoghi accordi segreti, nel 1948, per la scarcerazione di militari del Regio esercito responsabili di rappresaglie contro la popolazione ed i partigiani ellenici.
Ma non è tutto. Non solo l'Italia accondiscende facilmente alle richieste federali per la liberazione dei (pochi) criminali condannati: nello stesso tempo istituisce un numero assolutamente esiguo di processi nei confronti degli ufficiali e dei soldati tedeschi responsabili di crimini contro migliaia di civili e militari italiani nel 1943-45. I numeri parlano da soli: a fronte dei 26 processi italiani del dopoguerra, ne vanno in scena 77 nella piccola Danimarca, dove l'occupazione fu senz'altro meno oppressiva, 91 in Belgio, 231 in Olanda, parecchie centinaia in Francia. Le condanne a morte, o perlomeno a lunghe pene detentive, fioccano. In Italia, invece, c'è il citato insabbiamento, venuto alla luce solo a metà degli anni Novanta col ritrovamento del cosiddetto "armadio della vergogna".
In ciò sta il significato della "anomalia italiana", come sottolineato nell'autorevole prefazione di Lutz Klinkammer. Per lo studioso tedesco quello dell'Italia è un vero e proprio "problema di coscienza", dovuto all'imbarazzo lasciato da una guerra inizialmente combattuta con la Germania hitleriana, e che i tardivi processi aperti negli anni Novanta - di cui sono ancora in corso istruttorie r dibattimenti, che in molti casi non potranno più portare a colpevolezze e condanne certe - non contribuiscono certo a tacitare.
Luca Valente