Il titolo della serie tv sarebbe "Governatori disperati". Ignazio Visco abbandona il testo delle sue Considerazioni finali e parla a braccio. Si difende dall'accusa di non aver fermato lo sgretolamento del sistema del credito durante il suo mandato di governatore della Banca d'Italia, con argomenti deboli come questo: "I casi di cattiva gestione, se non di vero e proprio malaffare, si ripetono purtroppo con una certa regolarità , indipendentemente da chi sta al governo o guida la Banca d'Italia". Il significato è chiaro, mentre le banche si sfasciavano io stavo qui, ma lì c'era il dottor Matteo Renzi.
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Giorgio Barbieri sul Il Mattino di Padova e su altri quotidiani locali del gruppo Finegil Repubblica propone un'interessante intervista all'imprenditore trevigiano Bruno Zago, patron del gruppo ProGest, che nel 2016 era a capo a capo dell'associazione dei grandi soci di Veneto Banca e aveva lanciato la sfida per l'aumento di capitale da un miliardo, il cui flop aveva poi portato Atlante a impadronirsi della banca a 10 centesimi ad azione, prima di essere "scoraggiato", diciamo così, a portarla a termine insieme ai componenti della sua cordata da quell'Europa che oggi pretende che siano proprio i "privati" a immettere una cifra simile nelle due ex Popolari venete per consentirne poi la "ricapitalizzazione precauzionale" da parte dello Stato.
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La crisi delle due banche popolari venete rischia di trascinare a picco, oltre a un pezzo dell'economia nazionale, anche il governo e i vertici della Banca d'Italia. La situazione è disperata al tal punto che da ieri si contano due novità di rilievo. Stando a quanto risulta al Fatto, Paolo Gentiloni ha deciso di intervenire e ha parlato della sorte di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca con Angela Merkel durante i colloqui del G7 a Taormina. In sintesi, il premier avrebbe chiesto alla cancelliera di ammorbidire la posizione tedesca - che a Bruxelles conta più di qualunque altra cosa - sulla vicenda nella speranza così di ammorbidire anche la Commissione europea.
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Fabrizio Viola e Cristiano Carrus hanno varcato stamattina tardi la porta della Commissaria Europea alla Concorrenza, cioè la responsabile dell'Antitrust Margrethe Vestager, proprio mentre avveniva qualcosa, il primo downgrandig, da Aa3 a A1 della Cina neo capitalista, di più epocale, ci perdonino i nostri lettori locali, della possibile "risoluzione" della Banca Popolare di Vicenza e/o (anche a vocali invertite) di Veneto Banca di cui i due Ad sono venuti a Bruxelles a perorare la causa "implorando" l'applicabilità dell'intervento di Stato sotto forma di "ricapitalizzazione pracauzionale" per degli spiccioli come 6.4 miliardi di euro almeno di cui, però, l'Europa vuole che almeno un miliardo fresco, conversione di bond subordinati per 740 milioni e anticipo di Atlante per 900 milioni a parte, arrivi da ormai sorde casse private.
Un sabato di marzo del 2014 Flavio Trinca, presidente di Veneto Banca, e Vincenzo Consoli, amministratore delegato, sono saliti in macchina e hanno percorso di gran carriera i 330 chilometri che separano Montebelluna in provincia di Treviso (sede della banca) da Laterina in provincia di Arezzo. Lì hanno suonato il campanello della villa di Pier Luigi Boschi, consigliere di amministrazione di Banca Etruria, che li attendeva con il presidente Giuseppe Fornasari. I rapporti sono oliati. È proprio Fornasari ad aver voluto nel 2011 Boschi nel cda della banca, in rappresentanza del mondo agricolo aretino. Ed è ancora Fornasari a conoscere bene Trinca: entrambi sono stati deputati, entrambi hanno alle spalle la militanza nella Dc, sebbene in due diverse correnti, l'aretino era fanfaniano (come Boschi), il trevigiano stava con Carlo Donat-Cattin in Forze Nuove.
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Sei ore di interrogatorio per Samuele Sorato, ex direttore generale e per tre mesi AD di Banca Popolare di Vicenza, che ieri è stato ascoltato dai pubblici ministeri Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi, dal colonnello della Guardia di Finanza Crescenzo Sciaraffa e dal tenente colonnello Fabio Dametto. Sorato, indagato per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza non ha cambiato la sua linea difensiva: sostiene infatti di non avere avuto alcun ruolo per i casi che hanno portato al dissesto della BPVi. Secondo Sorato a decidere era il Cda. L'interrogatorio dell'ex direttore generale, che la scorsa estate si era avvalso della facoltà di non rispondere, arriva qualche giorno dopo quello di Gianni Zonin che aveva scaricato su di lui molte responsabilità .
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Svolta in Europa nella trattativa sul salvataggio delle banche venete. La Bce ha giudicato solvibili la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, riconoscendo la sussistenza di uno dei requisiti fondamentali per l'accesso agli aiuti di Stato, chiesti dalle due banche lo scorso 17 marzo per scongiurare il rischio di un bail in. La vigilanza della Bce avrebbe anche determinato il fabbisogno di capitale degli istituti, calcolato sulla base dei risultati raggiunti nello scenario avverso dello stress test dello scorso luglio. Il dato dovrebbe essere stato già comunicato a Bankitalia e al Tesoro, che provvederà a girarlo alle banche.
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Il presidente e tutti i consiglieri di amministrazione? Sono estranei. Le decisioni operative venivano prese altrove (cioè, se ne deduce, dall’Ad Vicenzo Consoli). Per questo, i magistrati fanno bene a non indagare nessuno del cda e quindi dovrebbero archiviare, e subito, la posizione del presidente. A voler sintetizzare le tesi sostenute ieri di fronte ai pm di Roma da Flavio Trinca, ex presidente di Veneto Banca, basterebbero questi concetti. Anche se poi, ovviamente, ci sono molte sottigliezze e precisazioni da porre, che in ogni caso puntano a orientare l’attività dei magistrati più verso chi, quel ruolo operativo, ce l’aveva: Vicenzo Consoli, l’amministratore delegato dell’istituto di credito che ha polverizzato i risparmi di 88 mila azionisti, e ora è nel mirino di un’ indagine per aggiotaggio e ostacolo all’attività di vigilanza assieme ad altre 14 persone, tra le quali lo stesso Trinca.
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