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Categorie: Politica
Zaia, Tosi, il cono d'ombra sulla Moretti e la battaglia tripolare con M5s
Lunedi 16 Marzo 2015 alle 23:09 | 1 commenti
E’ un classico della storia politica doversi misurare con sconfitte inaspettate, dovute ad un eccesso di presunzione di sé e a una sottovalutazione degli avversari. E’ presto per dire se nel Veneto questo sia l’errore fatto dalla Lega. Certo una battaglia semplice come impostazione è diventata molto più complessa. Salvini si è immedesimato fino in fondo nel ruolo del leader padronale di un partito. Comandare da solo. E’ in buona compagnia nel non accettare nessuno che gli possa fare ombra.
Però questo ruolo richiede certamente capacità di leadership (e bisogna ammettere che l'ha dimostrata) ma anche equilibrio nel riconoscere i rapporti di forza. Vedere in Tosi un avversario da uccidere prima che diventi troppo forte potrà funzionare se l’ambizione è solo quella di governare la Lega, ma è molto pericoloso per la partita veneta. Tanto più se si procede senza alcun plausibile motivo che non sia quello di una ambizione personale. Perché la Fondazione Il Faro esiste da molto tempo senza aver mai sollevato obiezioni in casa leghista.
Zaia ha fatto al contrario emergere una palese carenza di leadership. Un Presidente della Regione che accetta che equilibri nel partito e formula delle alleanze siano decise da altri dimostra una singolare debolezza. Perché non ha alcun fondamento rompere la formula politica uscente accantonando l’NCD, accettando il diktat di Salvini, visto che con l’NCD la Lega senza obiezioni governa in Lombardia. E temere di non saper governare la complessità della Lega in caso di vittoria, procedendo ad epurazioni previe, è un altro sintomo di debolezza.
Sta nel campo comprensibile della propaganda legista minimizzare le potenzialità di Tosi e perciò affermare che nessuno uscito dalla Lega ha avuto successo. Può essere vero per il passato, ma oggi le condizioni sono profondamente diverse. Intanto per la personalità di Tosi che nel Veneto non è uno qualsiasi. E poi per lo spazio politico che si è creato al centro, con il declino di Berlusconi e la crisi di Forza Italia ridotta nel Veneto ai minimi termini, con un elettorato della scomparsa Scelta Civica che si è in gran parte rivolto al PD ma potrebbe cambiare idea. E la capacità perciò di fare da aggregatore di un campo politico fin qui frammentato in partitini e senza leadership forte.
E il PD si frega le mani? A prima vista sì, certamente una partita che era comunque contendibile si fa molto più aperta. E può scattare il meccanismo del bandwagon effect: la voglia di cambiamento c’è, se è credibile che vinca diventa ancora più attrattiva. Tuttavia c’è anche l’altra faccia della medaglia. Se finora la battaglia era sostanzialmente bipolare, con il M5S a giocare in un altro campo, ora diventa tripolare e vi è il rischio che la Moretti possa entrare in un cono d’ombra rispetto allo scontro Tosi/Zaia. Diventerà importante la qualità ed efficacia delle proposte che la candidata saprà mettere in campo. E poi c’è la carta Renzi. Che può essere decisiva nell’orientare la campagna elettorale.Â
Zaia ha fatto al contrario emergere una palese carenza di leadership. Un Presidente della Regione che accetta che equilibri nel partito e formula delle alleanze siano decise da altri dimostra una singolare debolezza. Perché non ha alcun fondamento rompere la formula politica uscente accantonando l’NCD, accettando il diktat di Salvini, visto che con l’NCD la Lega senza obiezioni governa in Lombardia. E temere di non saper governare la complessità della Lega in caso di vittoria, procedendo ad epurazioni previe, è un altro sintomo di debolezza.
Sta nel campo comprensibile della propaganda legista minimizzare le potenzialità di Tosi e perciò affermare che nessuno uscito dalla Lega ha avuto successo. Può essere vero per il passato, ma oggi le condizioni sono profondamente diverse. Intanto per la personalità di Tosi che nel Veneto non è uno qualsiasi. E poi per lo spazio politico che si è creato al centro, con il declino di Berlusconi e la crisi di Forza Italia ridotta nel Veneto ai minimi termini, con un elettorato della scomparsa Scelta Civica che si è in gran parte rivolto al PD ma potrebbe cambiare idea. E la capacità perciò di fare da aggregatore di un campo politico fin qui frammentato in partitini e senza leadership forte.
E il PD si frega le mani? A prima vista sì, certamente una partita che era comunque contendibile si fa molto più aperta. E può scattare il meccanismo del bandwagon effect: la voglia di cambiamento c’è, se è credibile che vinca diventa ancora più attrattiva. Tuttavia c’è anche l’altra faccia della medaglia. Se finora la battaglia era sostanzialmente bipolare, con il M5S a giocare in un altro campo, ora diventa tripolare e vi è il rischio che la Moretti possa entrare in un cono d’ombra rispetto allo scontro Tosi/Zaia. Diventerà importante la qualità ed efficacia delle proposte che la candidata saprà mettere in campo. E poi c’è la carta Renzi. Che può essere decisiva nell’orientare la campagna elettorale.Â
di Paolo Giaretta (ex sindaco di Padova dal 1987 al 1993, ex Senatore e Segretario Regionale del Partito Democratico)
da VeneziePost.it
Commenti
kairos
Inviato Martedi 17 Marzo 2015 alle 07:00
Ma La moretti ha qualità per governare? Considerato che finora ha solo cambiato posto di carriera, quali capacità ha mai dimostrato? Nessuna, tranne quella di tentare di far carriera.
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