Villa Rodella di Galan: il giudice veneziano Marchiori conferma che andrà a Veneto Banca e non allo Stato
Giovedi 17 Marzo 2016 alle 09:23 | 0 commenti
Quei soldi da Veneto Banca in crisi a Galan
Un importante istituto di credito, lo Stato e lui: Giancarlo Galan, governatore di lungo corso del Veneto e più volte ministro della Repubblica, oggi agli arresti domiciliari per la vicenda corruttiva del Mose. È la storia di un prestito, meglio, di vari affidamenti concessi all’allora uomo più potente del Nord Est da Veneto Banca, la Popolare da 555 sportelli finita nel mirino della Bce per l’allegra passata gestione che ha messo in ginocchio i suoi 88 mila soci. Stiamo parlando di un milione e 850 mila euro di crediti accordati a Galan in un modo singolare: senza chiedere alcuna garanzia di partenza. «L’affidamento iniziale di un milione in favore di Margherita srl (la società di Galan e della moglie Sandra Persegato ndr) era avvenuto senza garanzie...», scrive in un’ordinanza il giudice veneziano Roberta Marchiori.
«Sono poi state concesse linee di credito per somme rilevanti e di gran lunga superiori al capitale della società praticamente inattiva senza garanzia alcuna, ottenendola solo nell’ottobre 2013», ha aggiunto il magistrato, chiamata a decidere proprio sulla validità dell’ipoteca «tardiva». Cioè quella posta a garanzia del prestito da Veneto Banca su villa Rodella, la residenza di Galan diventata un simbolo del potere negli anni Novanta e Duemila e confiscata dallo Stato come prezzo del patteggiamento del governatore a 2 anni e 10 mesi di reclusione e 2 milioni e 600 mila euro di risarcimento.
Nel provvedimento, depositato martedì, il giudice dà comunque ragione alla banca, togliendo così allo Stato la proprietà della villa del «Doge».
Sorprende tuttavia il trattamento di assoluto privilegio di cui pare godesse Galan nel rapporto con l’istituto di Montebelluna che nell’ultimo anno ha vissuto la vertiginosa svalutazione dei propri titoli, scesi di oltre l’80% per la rabbia dei piccoli investitori. Come dire, a Galan il credito senza garanzie e a loro l’onere delle perdite. Spunta anche qualche rata non pagata: «A fronte del mancato pagamento (da parte di Galan ndr) del primo rateo previsto per il 31 dicembre 2013 la banca modifica le condizioni rinviando la prima scadenza al 31 dicembre 2014», precisa il giudice nelle 10 pagine che motivano la sua decisione. Anche qui, Galan non versa e la banca che fa? Rinvia la scadenza. «Fosse successo a un comune mortale sarebbe finita in un altro modo», fanno notare gli investigatori.
L’avvocato di Veneto Banca, Aldo Laghi, l’ha spiegata così: il dirigente bancario che ha concesso quei prestiti ha agito con timore reverenziale nei confronti di colui che in quel momento era ministro della Cultura ma l’ipoteca è legittima perché la banca era in buona fede. Per il pm Stefano Ancilotto, inquirente del Mose, sarebbe stata invece il frutto di una collusione fra Galan e l’istituto per sottrarre villa Rodella allo Stato nel momento in cui si erano resi conto che l’indagine sarebbe arrivata in alto e avrebbe potuto toccare l’immobile. Era il 2103, i giorni di Claudia Minutillo, l’ex potentissima segretaria di Galan che sarebbe diventata la sua spina nel fianco, che aveva iniziato a «cantare» dopo essere stata arrestata. Secondo la Procura la coincidenza delle date non è casuale e anomala risulta anche la modalità con cui è stata iscritta l’ipoteca: senza un provvedimento giudiziario e accettata di buon grado da Galan.
«La gestione di quel conto può essere criticabile sotto il profilo della buona gestione bancaria — ha concluso il giudice — ma non è provata la malafede sull’iscrizione di ipoteca». Risultato: Stato aggirato e villa alla banca. Mentre il popolo dei piccoli soci lotta.
di Andrea Pasqualetto, dal Corriere della Sera
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