VicenzaPiù e Lega Nord dopo amministrative. Ginato:Lega dica no a populismo, si apra al Pd
Lunedi 23 Maggio 2011 alle 23:06 | 0 commenti
Abbiamo posto a esponenti delle parti politiche tre domande sulla situazione "critica" della Lega Nord dopo le ultime amministrative. Ancora in attesa delle risposte degli esponenti della Lega Nord interpellati (tra cui il segretario provinciale Maria Rita Busetti e l'onorevole Manuela Dal Lago) e dopo Matteo Quero, partito Democratico, Davide Lovat, ex Lega, ora rappresentante di “Identità & Tradizione†(vedi Vicenzapiù n. 214 in edicola), l’onorevole Giorgio Conte, Fli,  l’ex storico, il senatore Renato Ellero, l’eurodeputato Sergio Berlato, PDL, tocca ora a Federico Ginato, segretario provinciale del Partito Democratico.
Domanda: Nelle amministrative che coinvolgevano nel Vicentino 11 comuni all'attivo solo un sindaco ad Orgiano e per giunta eletto senza il simbolo leghista! Negli altri 10 comuni un flop totale anche là dove la Lega governava. Qual è il motivo di questa apparente debacle per il vertice dei comuni?
Risposta: La Lega perde dove si è presentata con il suo simbolo e dalle urne arriva un messaggio chiaro: la LEGA non è VICENZA e non è il VENETO ma ne rappresenta solo una parte. Se mai c’è stata una tentazione egemonica della LEGA che mirava a ad accreditarla come unica rappresentante efficace del territorio, dopo queste elezioni si è capito che era solo una illusione. Questo vale anche per il resto del NORD, penso alla “verdissima†città di TREVISO dove la candidata del centrosinistra alle provinciali arriva al 45,83% contro il 46,47% del presidente leghista uscente o penso ai risultati in città come Varese e Novara, vere e proprie roccaforti leghiste, dove li abbiamo costretti ai ballottaggi. Le ragioni di questo flop sono sicuramente varie ma voglio provare ad indicarne due: la prima è il fallimento della strategia del partito di lotta e di governo, non si può “sparare†demagogicamente contro l’immigrazione clandestina e poi avere un ministro degli interni leghista come Maroni che non solo accoglie i clandestini ma li sparpaglia per le regioni con il consenso anche del suo collega di partito e presidente della Regione Luca Zaia; la seconda è l’ostinazione con la quale Bossi continua a difendere un indifendibile Berlusconi, rischiando seriamente di restare l’ultimo dei Mohicani … e mi pare di ricordare che non abbia fatto una bella fine.
Domanda: Sono aumentate recentemente, dopo quella di Davide Lovat, le espulsioni dal partito, di cui l’ultima in ordine di tempo è quella di Manuel Sbabo, consigliere di maggioranza a Recoaro. Per giunta, dopo l’esito elettorale, giudicato inferiore alle attese, il candidato sindaco di Caldogno, Gianfranco Rigoni, ha annunciato le dimissioni da consigliere e addirittura la riconsegna della tessera della Lega in aperto contrasto con Maria Rita Busetti, segretaria provinciale del partito, alla cui elezione aveva appena contribuito. E’ una Lega allo sbando con pochi contatti con la base e troppo dominata da un vertice decisionista o sono casi frequenti ma isolati e isolabili?
Risposta: Sinceramente non lo so, credo che tra i casi citati ci siano delle distinzioni da fare. Penso però che le espulsioni non possano e debbano diventare la regola per gestire la conflittualità all’interno di un partito pur sapendo, da segretario, che la gestione della democrazia interna richiede tanta energia e pazienza. Del confronto non bisognerebbe mai aver paura, altrimenti si rischia l’autoreferenzialità . Mi piacerebbe che anche nella LEGA come nel PDL venissero tenuti dei bei congressi per eleggere i propri leader mentre mi risulta che ciò avvenga solamente per eleggere qualche dirigente locale.
Domanda: Espulsioni e dimissioni sono, comunque, segno solo di un malessere locale o di un più ampio fenomeno legato al richiamo alle origini del movimento del senatùr e a una volontà di distacco dai comportamenti del premier, che dopo domenica e lunedì si registra in quasi tutto il resto del Paese tra la base leghista delusa?Risposta: Nella LEGA c’è sicuramente del malessere ma non spetta a me individuarne cause e soluzioni. Alla LEGA invece dico: scelga di assecondare la sua parte populista, demagogicamente anti-sistema e anti immigrati, e si condannerà alla marginalità politica, oppure abbandoni le secche dell’alleanza fallimentare con Berlusconi e apra ad un percorso di confronto con il PD per arrivare finalmente ad un federalismo vero che dia forza e libertà d’azione al Veneto nell’ambito di un’Italia unita. Il PD ha nel suo DNA il rispetto per l’autonomia degli enti locali e delle varie rappresentanze del territorio, abbiamo quindi interesse ad ottenere entrambi dei risultati concreti che, a dirla tutta, sul fronte del federalismo proprio non si vedono mentre i veneti sentono benissimo le conseguenze dei tagli imposti da Tremonti ai Comuni e alle Regioni.
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