Variati: «non faccio il becchino dello Stato, pronto a lasciare la Provincia»
Domenica 2 Novembre 2014 alle 14:54 | 0 commenti
di Alessandra Ortolan*
Si è ritrovato, suo malgrado, a vestire i panni di Caronte. I (quasi) morti da trascinare hanno un nome ben preciso: Province, che la riforma vuole siano enti di secondo livello, con funzioni principali precise ma con fondi al lumicino. Il ruolo non gli va proprio. Così Achille Variati (Pd), sindaco di Vicenza, l’'unico di un capoluogo veneto che sia anche presidente di Provincia, alza la voce e affila i coltelli «per salvare servizi ai cittadini».Così non fosse, si dice pronto a restituire la fascia: «Io il becchino per lo Stato non lo faccio», dice. Dagli incontri con il governo arriva una certezza: trasferimenti sempre minori. Come si amministra? «Parto da questo ragionamento. Io non difendo l’'ente Provincia, ma la legge ha voluto mantenerle lasciando funzioni fondamentali che si chiamano edilizia scolastica superiore, trasporto pubblico extraurbano su gomma, ambiente e strade provinciali, che sono il settanta per cento delle strade venete, il trenta per cento delle quali montane. Questi sono servizi ai cittadini, io difendo quelli. Chi sistema scuole, strade, territorio se si azzerano le risorse?» Azzerano? «Sì. Si prevede, a livello nazionale, un taglio di tre miliardi in tre anni. Per Vicenza significa perdere entro il 2017 tutte le entrate, ovvero 42 milioni di euro. Il dissesto finanziario insomma. Il governo ha fatto i conti sbagliati: va bene far dimagrire le Province come enti intermedi, ma qui si esagera. Io non faccio il liquidatore: si è chiesto ai sindaci di amministrare funzioni fondamentali, si dia le risorse minime per farlo. Altrimenti si elimini subito l’ente». La riforma delle Province porta la firma Delrio, quindi del governo Renzi di cui lei è sempre stato sostenitore. Non si sente in difficoltà ora? «Hanno chiesto ai sindaci di presiedere questi enti come volontariato puro, ma servono risorse per i servizi. Se così non sarà io restituisco la fascia. Il becchino per lo Stato non lo faccio. E non sono l’unico.Il patto era un altro». Ne ha parlato con Renzi? «Gliel’ho già detto: se i tagli sono quelli previsti, non va. Abbiamo un tavolo aperto a Roma, dove sarò martedì. In questa lunga Italia c'’è Comune e Comune, c'’è Provincia e Provincia. Ci sono enti in cui oltre la metà del bilancio è per il personale, a Vicenza siamo al 25 per cento. Non può andare di moda sempre e solo il criterio dei tagli lineari». Anche i Comuni hanno pochi soldi. «Ma non come le Province». Nel Trevigiano, alcuni sindaci promuovono un’'azione legale guidata dalla Regione contro Renzi. È d'’accordo? «No, la protesta di singoli sindaci non serve. Ogni battaglia va fatta con l’'Anci. E poi attenti che siamo in campagna elettorale per le regionali». E cosa si può fare? «Bisogna mettere ordine. La Provincia come ente intermedio è utile e lo dimostra il fatto che si è riusciti a mettere assieme i sindaci e a farli parlare dei loro problemi al di là dei partiti. Ma ora facciamo in modo che ci sia una macro-regione. Il Veneto e il Friuli Venezia Giulia da soli non hanno senso: unite possono legiferare e occuparsi di alta programmazione e non di amministrazione. Non solo. Facciamo in modo che in Veneto ci siano due aree metropolitane - quella che si aggrega a Venezia e quella che unisce Verona, Vicenza e parte di Rovigo - e l’area montana, capaci di confrontarsi con i Paesi europei. Via consorzi, consorzietti, autorità di bacino, inefficaci e inefficienti. Due anni e cambieremmo il volto al Veneto» Usa il condizionale... «Le Regioni non vogliono aree metropolitane perché le ritengono concorrenti, le ostacolano. Altrimenti come farebbero gli assessori regionali a mandare le letterine al presidente di turno delle associazioni per informarlo di quanto fatto quando sono in piena campagna elettorale?» A proposito di questo. Chi vorrebbe candidato del Pd? «C’è una personalità forte come Alessandra Moretti ed è lei la migliore candidata che abbiamo contro Luca Zaia. Si dovrebbe partire fin da subito e non perdersi in riti che sembrano sbagliati nei tempi. Alessandra ha l’energia che serve e le cose giuste da dire. Ci si metta al lavoro. Il Partito democratico dovrebbe chiudere subito la partita delle primarie e chiedere ad Alessandra di sacrificarsi nella campagna elettorale contro il presidente uscente, per fare in modo che si parta al più presto con un confronto».
*Da Corriere del Veneto
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