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Treni strettamente sorvegliati

Di Redazione VicenzaPiù Sabato 17 Marzo 2012 alle 12:50 | 0 commenti

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Da VicenzaPiù n. 230, di Guido Zentile
Parlare oggi di ferrovie, o meglio di treni strettamente sorvegliati, è argomento quanto mai attuale. Efficace termine, quest'ultimo, preso a prestito dal racconto di Bohumil Harabal, scrittore slovacco, che su un dettagliato sfondo di una stazioncina dell'Europa centro-orientale, durante l'occupazione tedesca, narra, in un agile volumetto, il lavoro e le vicende personali dei ferrovieri, come viste dal giovane assistente Milos.

Indotto a sorvegliare l'intenso traffico di treni civili e militari, sarà poi vittima sacrificale, forse più per una sfida forzata, che per il sostenimento di un ideale ........ (il volumetto, pubblicato dalle edizioni e/o, è di facile reperibilità nelle librerie).
Veniamo a noi, circa settant'anni dopo, in un'altra area, in un altra ambiente, al di qua delle Alpi, dove sono protagoniste le nostre ferrovie, dove i treni continuano ad essere strettamente sorvegliati.
Questo sorvegliare visto, non in forma di controllo del traffico, considerato che oggi con lo smantellamento del sistema ferroviario le piccole e medie stazioni sono chiuse, lasciando i viaggiatori nell'avventura e nell'incertezza (un ambiente da western di Sergio Leone), ma come imposizione di un criterio che vede il trasporto viaggiatori relegato ad un'immagine di efficienza e di mercato, di fonte di reddito che sta nell'azionariato privato e negli investimenti. Ecco quindi che treni e infrastrutture attinenti all'alta velocità sono diventati il cardine del nuovo volto delle nostre ferrovie. Ma le ferrovie che sono nate con lo scopo di unire il paese (da nord a sud, da est ad ovest), per dare un servizio a tutti, e raggiungere tutti, dove sono?
La risposta sta nel regredire del trasporto locale, a beneficio di un'offerta rivolta ad un servizio concentrato sui percorsi medio lunghi, commercialmente appetibili e utilizzati dall'utente-consumatore che nulla ha che fare con il "viaggiare in ferrovia", allo scopo di creare una rete concorrenziale che colleghi tra loro le principali città. Torino - Milano - Bologna, fino a Firenze. Arriva il TAV, altro che trasporto pubblico.
E la Val Susa, con la sua forza e caparbietà montanara, si trova all'interno di un conflitto che si oppone alla realizzazione di un'opera che già ha, ed avrà, costi sociali enormi a scapito delle relazioni umane e della nostra salute, perché l'opposizione di questo progetto riguarda noi tutti, non solo la gente della bassa valle.
Le ferrovie, nate in piena rivoluzione industriale, si sono sviluppate dalla seconda metà dell'ottocento per collegare luoghi e territori, con interventi ed opere coraggiose che oggi si vorrebbe smantellare, invece di pensare ad un corretto piano di riqualificazione. Le ferrovie avevano conservato un capitale di uomini, mezzi, strutture, un sistema, che pur con tutti i suoi problemi, si impegnava a dare un servizio a tutto il Paese. Non è con l'elettronica che si fanno marciare i treni, ma con le persone. La persona ti scongela uno scambio, l'elettronica no. Schede, chip, codici di marcia, tutto è utile, ma bastano pochi centimetri di neve e tutto si blocca. Certo viaggiare in sicurezza è importante, ma niente e nessuno potrà superare l'azione e l'agire della mente umana. Ecco quindi che la battaglia che molti macchinisti fanno loro per mantenere il doppio agente sulle locomotive è quanto mai giusta.
L'alta velocità ferrovia rappresenta tutto questo. Non entro nel merito dei discorsi, noti e conosciuti, circa il volume di affari e di interessi che gira attorno a queste opere. Sappiamo bene che le grandi opere sono un bacino elettorale, una fonte di privilegi per costruttori, immobiliaristi (a proposito delle aree dismesse ex ferroviarie), professionisti, politici che stanno al posto giusto al momento giusto; un colossale giro che vede sperperare risorse pubbliche a scapito della rete storica esistente, la quale, in particolare per le ferrovie secondarie, andrebbe adeguatamente potenziata, e non lasciata progressivamente abbandonata.
Una struttura elitaria che lascia fuori dalle sale d'aspetto la gente che tutti i giorni si accalca sui treni pendolari per raggiungere il luogo di lavoro o l'università. E che privatizza tutto, dai treni, ai servizi forniti; a fine marzo di quest'anno dovrebbero entrare in servizi i treni rosso bordeaux Italo della NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori), i treni di Montezemolo e soci. Intanto il trasporto locale attende fondi e finanziamenti dalle Regioni, che di soldi ne hanno sempre meno e tagliano i servizi sociali, a cominciare dalla sanità.
E a Vicenza? La nostra città, rischia di diventare di secondaria importanza per quanto riguarda la mobilità ferroviaria. E' tagliata fuori dal sistema ferroviario metropolitano, concentrato in una vasta area tra le province di Padova, Venezia e Treviso. E' tagliata fuori anche dal nodo est-ovest - nord-sud, dell'area di Verona. E' diventata una stazione di transito che non garantisce nemmeno le coincidenze con i regionali che provengono da Schio. La realizzazione dell'alta velocità (o alta capacità) comporterebbe, oltre ad un impatto territoriale ed ambientale distruttivo, la caduta a picco del sevizio ferroviario a Vicenza. L'alta velocità Verona - Padova, inutile in un percorso di circa 80 chilometri, taglierebbe Vicenza, pur prevedendo dei raccordi per collegarsi alla linea storica. I più avveniristici pionieri, preoccupati perché con l'alta velocità si salterebbe Vicenza, propongono di realizzare, lungo il percorso, una nuova stazione cittadina. Sapete cos'è la vera e autentica alta velocità (modello TGV Parigi - Marsiglia tanto per intendersi)? Siamo veramente ridicoli, ma fantasiosi nello stesso tempo: abbiamo scoperto l'alta velocità locale. Soldi da sperperare ne abbiamo tanti; quindi facciamo un doppione e divertiamoci a giocare con i treni.
Siamo seri, da Vicenza a Venezia, o da Vicenza a Milano, i binari ci sono. In un ora e 50' circa, si va a Milano con un treno Freccia Bianca. Un po' di più con gli interregionali, che essendo alla portata di tutti, perché economici, ovviamente, ce ne sono sempre meno. Bisognerebbe riformulare orari e servizi, ridare vitalità alle nostre stazioni, ripristinare i rapporti umani e il dialogo che sono stati tolti. La socialità non si fa con gli schermi al plasma che diffondono fino alla nausea, e al consumo cerebrale, slogan pubblicitari.
Il gracchiare di una fredda voce elettronica avverte che bisogna allontanarsi dalla linea gialla e che il tuo treno è in ritardo, ma ti senti immediatamente sollevato e rincuorato dalle scuse di Trenitalia ........

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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