Segnali di fumo
Sabato 14 Gennaio 2012 alle 22:32 | 0 commenti
Comitati, attivisti, piccoli partiti e ambientalisti chiedono lumi sui destini della parte meridionale della provincia berica, anche in relazione ai recenti fatti di cronaca giudiziaria
Il firmamento degli affari attorno alla distribuzione alimentare e non nel Nord come a Vicenza non ispira alla fiducia più assoluta. Questo almeno è il feeling di molti aderenti al comitato "Casoni" che a Longare si oppone alla realizzazione del maxi centro Despar. Giustappunto gli attivisti ricordano l'arresto, proprio a Vicenza, del consulente berico-friulano Gian Giuseppe Carpenedo, specialista nella ricerca di aree utili alla grande distribuzione, finito in una storiaccia di camorra raccontata dai media locali ai primi di settembre.
Mentre tornando indietro nel tempo la memoria corre alla vicenda giudiziaria del top manager del Gruppo Sisa (nonché ex presidente del Vicenza Calcio) Danilo Preto indagato dalla procura di Palermo per avere custodito un pezzo del tesoro del clan siciliano dei Lo Piccolo. E proprio in ragione di un quadro del genere i comitati di Longare chiedono al primo cittadino Gaetano Fontana di «aprirsi al dialogo con i residenti».
C'è poi il loro portavoce Vincenzo Campanaro che coglie «le contraddizioni in capo a Silvia Zini», imprenditrice agricola sul cui terreno è prevista la maxi-struttura Despar: «La signora dovrebbe avere a cuore gli interessi dei contadini dal momento che è membro della giunta di Confagricoltura Vicenza e tra i responsabili del progetto regionale Fattorie Didattiche». Stessa sferzata per il sindaco Gaetano Fontana (a capo di una coalizione civica vicina al Pdl) bacchettato per avere prima chiesto «il voto dei coltivatori» e poi di avere abbandonato a se stesso «il destino della campagna locale» dicendosi immediatamente favorevole «al progetto Despar».
Un qualche segnale di dissenso si registra poi anche sul fronte della Valdastico Sud. Nel mondo politico l'unico che ha fatto sentire distintamente la sua voce è stato il segretario provinciale berico di Rifondazione Giuliano Ezzelini Storti il quale ha mandato un monito a Venezia: «Chiediamo la sospensione di ogni lavoro; chiediamo l'intervento della Regione Veneto per chiarire quanto si presume sia successo; chiediamo di ripensare le infrastrutture che portano a queste "storture" al nostro territorio... Ci viene triste, anche se doveroso, ricordare che da sempre ci siamo opposti a questa arteria stradale inutile e devastante sul piano ambientale. Ora, se quanto esposto sopra venisse confermato, ci troveremmo di fronte ad un altro "buco nero" nel capitalismo vicentino. Chiediamo alle forze politiche e sociali di battere un colpo, chiediamo a Confindustria di esprimere una posizione».
E se l'ex consigliere comunale di Vicenza ed attivista civica Franca Equizi annuncia, coerentemente con la sua storia, di avere redatto un esposto da indirizzare alla magistratura, Legambiente vicentina allo stesso modo fa sentire la sua voce con la presidente Valentina Dovigo: «Se si è verificato che nel corso dei lavori di realizzazione della Valdastico Sud in alcuni tratti sono stati usati residui ferrosi contenenti metalli pesanti con valori superiori ai limiti di legge, è necessario in primis fermare il prosieguo dei lavori e controllare a tappeto tutto il tracciato».
Da Vicenzapiù n. 226
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