Save, Marchi compra l'8% in mano a Bpvi e restituisce il "favore" a Vicenza
Giovedi 24 Dicembre 2015 alle 18:51 | 0 commenti
Marchi, con gli alleati di Morgan Stanley, compra l'8% di Save in mano a Popolare di Vicenza. L'accordo è stato raggiunto ieri, pur se gli ultimi dettagli hanno fatto slittare le comunicazioni ufficiali, dopo una trattativa andata avanti sull'asse Vicenza-Conegliano con al centro la terza quota azionaria della società di gestione degli aeroporti di Venezia e Treviso, socio rilevante anche nella «Catullo» di Verona-Brescia. Trattative andate a dama in meno di tre mesi, sulla prima delle cessioni delle partecipazioni di Popolare di Vicenza, che l'amministratore delegato Francesco Iorio aveva dichiarato non più strategiche, a fine settembre, presentando il piano industriale.
Pur senza l'ufficialità , secondo indiscrezioni l'operazione di cessione dell'8,26%, cresciuto con il maxi-dividendo che ha distribuito il 5% delle azioni proprie all'8,71%, dovrebbe comportare ricavi di oltre 60 milioni di euro per Bpvi, con una plusvalenza vicina a 16; e una valorizzazione delle azioni che pare attestarsi intorno a 12,44 euro. Ieri il titolo Save ha chiuso in Borsa a 12,89, in crescita dello 0,69%. Soldi che sono oro per la popolare vicentina, alle prese con il lancio di una ricapitalizzazione da 1,5 miliardi, di fronte a coefficienti patrimoniali di Cet1 al 7,39%, all'indomani della plusvalenza di 165 milioni per la vendita del 10% dell'Istituto centrale delle banche popolari, e che deve arrivare al 10,25% indicato da Bce.
Per Popolare Vicenza una vendita rapida, sfruttando i valori comunque ancora al di sopra di quelli intorno a cui gli allora presidente e direttore generale Gianni Zonin e Samuele Sorato avevano compiuto il blitz tra agosto e settembre 2013, incrementando il 2,4% già in banca, fino a portarla all'8.26%, con un investimento valutato allora sui 36 milioni. Quella di Zonin fu la mano decisiva a Enrico Marchi, nel momento più difficile della partita dell'uscita dalle Generali, per chiudere la partita con il fondo Amber, salito al 17% partendo dal 12% acquisito dal Comune di Venezia.
Tempi cambiati. Ora la quota va comunque in controllo a Finint e agli alleati di Morgan Stanley, che danno una mano a Popolare di Vicenza in una fase difficilissima.
Va notato innanzitutto che l'operazione avviene all'indomani della distribuzione del 5% di azioni proprie Save (valore di mercato a intorno a 37 milioni), approvata dall'assemblea del 9 dicembre. E servita a ratificare, con la distribuzione ai soci, anche sul possesso azionario il 51% di diritti di voto già in mano a Finint e Morgan Stanley, proprio in forza delle azioni proprie. Ora il 50,8% della quota di controllo (con i patti parasociali che legano i due soci fino all'8 ottobre 2016 aggiornati il 16 dicembre, dopo la distribuzione delle azioni che i due soci di Agorà (57% Finint e 43% Morgan Stanley) detengono nelle scatole a valle (quota che sale al 52% con le azioni detenute personalmente da Enrico Marchi e Andrea De Vido), sale con l'acquisizione al 60%.
Acquisizione tecnicamente compiuta dalla scatola Marco Polo Holding (e quindi divisa pro quota dai due soci), la cui quota sale da sola dal 42,4% al 51,1%. E se con il 52% in capo alla filiera di controllo qualsiasi partita sul controllo di Save era già chiusa, la cosa lo è ancor di più oggi con il 60%. Cosa che avviene tra l'altro nella situazione in cui Finint avrebbe battuto ancora una volta il fondo Amber nella gara per aggiudicarsi la quota di Vicenza. Tra le due parti in competizione ormai da tempo è scoppiata la pace in Save. Ma al dunque, di front e ad un 8% che passa di mano, Marchi ha preferito comunque andare anche stavolta sul sicuro.
Di Federico Nicoletti, da Il Corriere del Veneto
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