Richiedenti asilo, il prefetto vicario di Vicenza Massimo Marchesiello annuncia ispezioni a sorpresa
Venerdi 13 Gennaio 2017 alle 08:49 | 1 commenti
Ispezioni a sorpresa su acqua calda, riscaldamento e cibo negli alloggi che ospitano richiedenti asilo. A partire da Pedemonte: «Intensificheremo i controlli che già facevamo. Vogliamo vederci chiaro: le ispezioni saranno a campione e senza preannunci, non solo a Casotto ma in tutte le strutture che ospitano profughi» dichiara il prefetto vicario Massimo Marchesiello. Ieri mattina ha incontrato 26 dei 40 profughi africani che vivono a Pedemonte in una ex casa estiva di religiose, gestito dalla società Casa Servizi Srl, africani che si lamentano per le condizioni della struttura da giorni. Per sei di loro, tra l’altro, la prefettura ha avviato la revoca dell’ospitalità a carico dello Stato per comportamenti giudicati scorretti con le forze dell’ordine.
Hanno preso l’autobus dopo le sei, sulla strada provinciale della Valdastico, e da Casotto (frazione di Pedemonte) sono andati in prefettura di Vicenza per parlare con il prefetto. È stato una sorta di blitz, pacifico e inatteso, quello dei richiedenti asilo di Pedemonte. Da giorni il gruppo inscena proteste, lamentando: «In quella casa non c’è acqua calda, siamo costretti a dormire su delle brande e quando chiediamo di andare all’ospedale non ci accompagnano». Mentre gran parte del gruppo all’esterno veniva controllato dalla polizia e dalla Digos, tre dei rifugiati hanno incontrato Marchesiello e altri dirigenti, ottenendo rassicurazioni sul fatto che ci saranno verifiche e le brande saranno eliminate in favore di letti veri: da lì, però, non ci si sposta. La protesta, il 3 gennaio, era scoppiata a Pedemonte fuori dall’ex convento ma in contemporanea anche a Vicenza davanti alla caserma Sasso, da parte di rifugiati ospitati all’istituto Baronio nel capoluogo. La prefettura ha deciso di usare il pugno duro contro chi compie atti di protesta considerati violenti: per sei dei profughi di Pedemonte è stato revocato il programma di ospitalità (sono comunque regolari in Italia fino a che la commissione governativa non si pronuncerà ) e altrettanto era avvenuto nei giorni scorsi per due profughi del Baronio. I provvedimenti non sono immediatamente esecutivi, «dalla notifica i profughi hanno dieci giorni di tempo per dare spiegazioni e in casi particolari il provvedimento viene revocato» spiegano da contra’ Gazzolle. Enzo Miotti, ex sindacalista della Cgil vicentina e responsabile di Casa Servizi Srl che gestisce l’ex colonia a Pedemonte, replica alle critiche dei profughi: «Gli ospiti sono 40 in tutto, non 48, non c’è sovraffollamento e la struttura è regolare come ha certificato la prefettura. C’è il riscaldamento 14 ore al giorno e l’acqua calda, con un limite dovuto all’impianto: non possono aprire tutti assieme i rubinetti. Sui richiedenti asilo a cui è stata revocata la protezione, non dipende da noi. Sono conseguenti a comportamenti scorretti verso le forze dell’ordine e verso gli operatori». Miotti replica alla critica sulle brande: «Sono state usate per una decina di giorni, quando ci erano state mandate improvvisamente persone in più. La verità è che ai ragazzi non piace stare a Casotto, ma se hanno pazienza qualche mese stiamo operando per creare per loro anche occasioni di lavoro». La tensione sulla questione profughi in provincia rimane alta, come dimostra l’azione dimostrativa attuata nella notte fra mercoledì e ieri di Lotta Studentesca, associazione di estrema destra. I militanti hanno attaccato sui muri esterni del liceo Lioy volantini con messaggi inequivocabili: «Difendi il tuo simile, reagisci all’invasione, resistenza etnica».
Di Andrea Alba, da Corriere del Veneto
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