Referendum, Giorgio Napolitano per il Sì. Pci Veneto: "si piega alla volontà del potere"
Martedi 22 Novembre 2016 alle 16:05 | 2 commenti
Giorgio Langella, Segretario PCI Veneto
Il “presidente emerito†Giorgio Napolitano partecipa alla trasmissione di Bruno Vespa “Porta a Porta†e dà il suo appoggio alla campagna per il Sì al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Afferma, come riportano i giornali, che la campagna referendaria "è diventata una sfida aberrante. Obiettivo non è tagliare il numero dei parlamentari, ma avere un Senato che rappresenti i territori e che sia più snello. L'obiettivo non è tagliare le poltrone". E continua dichiarando: “Io mi sono speso moltissimo da presidente della Repubblica in termini rispettosi delle mie prerogative nell’interesse del Paese. Vi trasmetto il mio messaggio: in serena coscienza ed in coerenza con le mie posizioni voterò sìâ€.
Napolitano sostiene anche come sia “funzionale alla democrazia che i poteri locali possano essere rappresentati ai vertici delle istituzioni. Oggi non c’è quasi più in Europa un Senato che sia eletto dalla totalità degli aventi diritto al votoâ€. E dice che la riforma “nel suo contenuto ha molti punti simili a quelle precedenti, compresa quella di Berlusconi“.
Con queste parole veniamo a sapere da uno dei veri “padri†(con J.P. Morgan e Verdini) che quello che ci dicono Renzi, Boschi e altri sulla revisione costituzionale non corrisponde ai reali obiettivi della “loro†riforma. Che non si vogliono, cioè, tagliare le poltrone e i relativi sprechi, ma che si vuole modificare pesantemente l'assetto istituzionale con un senato non eletto “dalla totalità degli aventi diritto al votoâ€. Qualcosa, diciamo, di meno democratico rispetto a prima in quanto, secondo ammissione di Napolitano, almeno a una parte degli aventi diritto al voto, verrà negato il diritto di eleggere i propri rappresentanti. Una simil-oligarchia che spalanca le porte alla cancellazione delle garanzie dei lavoratori e del diritto alla protesta auspicate nel 2013 da ua ormai famigerato documento della banca d'affari J.P.Morgan. E da Napolitano veniamo anche a sapere che la revisione costituzionale sulla quale siamo chiamati a votare il 4 dicembre è simile a quella di Berlusconi bocciata nel 2006.
Inoltre, Giorgio Napolitano ci dice che lui, nel suo mandato, “si è speso moltissimo†per cambiare la Costituzione. Ricordiamo bene che non si oppose all'inserimento in Costituzione del “pareggio di bilancio†(articolo 81). Norma passata praticamente di nascosto, senza coinvolgimento dei cittadini con una maggioranza tale da impedire il ricorso al referendum. All'epoca Napolitano non difese la Costituzione da questa vera e propria manipolazione che, di fatto, toglie sovranità che dovrebbe appartenere al popolo secondo il primo articolo della Costituzione stessa. E perché Napolitano firmo leggi risultate poi anticostituzionali come il “lodo Alfanoâ€.
Quella di schierarsi dalla parte del “più forte†e di piegarsi alla volontà di chi realmente detiene il potere è una caratteristica peculiare del “presidente emeritoâ€. Lo fece decenni fa (quando ancora gli conveniva essere dirigente del PCI) ostacolando in tutti i modi la linea del Partito riguardo la “questione moraleâ€. Linea portata avanti con determinazione dall'allora segretario Enrico Berlinguer che considerava la “questione morale†come la vera emergenza democratica del nostro paese.
Opportunistico adeguamento alla degenerazione politica e morale in atto nel paese da parte di Napolitano; lotta strenua contro l'occupazione delle istituzioni da parte di partiti politici trasformati in comitati d'affari, da parte di Berlinguer. Una divergenza politica netta, una differenza sostanziale che si evince anche in uno degli ultimi scritti del segretario dle PCI. Un breve passaggio che vogliamo ricordare e che è utile leggere vista la sua attualità anche alla luce di quanto siamo chiamati a decidere come cittadini il 4 dicembre prossimo.
Questo è il pensiero di Enrico Berlinguer: “Attraverso alcune delle «riforme» di cui si sente oggi parlare si punta a piegare le istituzioni, e perciò anche il parlamento, al calcolo di assicurare una stabilità e una durata a governi che non riescono a garantirsele per capacità e forza politica propria. Ecco la sostanza e la rilevanza politica e istituzionale della «questione morale» che noi comunisti abbiamo posto con tanta decisione. Anche la irrisolta questione morale ha dato luogo non solo a quella che, con un eufemismo non privo di ipocrisia, viene chiamata la Costituzione materiale, cioè quel complesso di usi e abusi che contraddicono la Costituzione scritta, ma ha aperto anche la strada al formarsi e al dilagare di poteri occulti eversivi – la mafia, la camorra, la P2 – che hanno inquinato e condizionato tuttora i poteri costituiti e legittimi fino a minare concretamente l'esistenza stessa della nostra Repubblica. Di fronte a questo stato di cose, di fronte a tali e tanti guasti che hanno una precisa radice politica, non si può pensare di conferire nuovo prestigio, efficienza e pienezza democratica alle istituzioni con l'introduzione di congegni e meccanismi tecnici di dubbia democraticità o con accorgimenti che romperebbero formalmente l'equilibrio, la distinzione e l'autonomia (voluti e garantiti dalla Costituzione) tra Legislativo, Esecutivo e Giudiziario, e accentuerebbero il prepotere dei partiti sulle istituzioni.†(Enrico Berlinguer, aprile 1984, prefazione alla raccolta dei discorsi parlamentari di Palmiro Togliatti)
Per difendere la Costituzione ed attuarla il 4 dicembre è necessario recarsi alle urne e votare convintamente NO al suo stravolgimento.
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