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Referendum, contro replica di Zanetti a Rebesani

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 24 Maggio 2010 alle 19:16 | 2 commenti

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Filippo Zanetti, Vicenza Capoluogo  -  Replico (a Fulvio Rebesani, n.d.r.) solo per rispetto della verità, in quanto la polemica rimane inutile alla città e all'ottenimento del risultato. Ma è giusto ribadire la mia posizione e quella di Vicenza Capoluogo in merito ai referendum Comunali. Vicenza Capoluogo è per l'aumento del livello di partecipazione, quindi è favorevole da sempre all'introduzione dei nuovi tipi di referendum nello statuto, ritiene pure necessario che i referendum comunali propositivi e abrogativi non debbano prevedere un quorum, in quanto il quorum diventa un invito all'astensione.

Se non c'è quorum un cittadino è più responsabilizzato a votare, sapendo che altrimenti saranno altri a decidere al posto suo.
L'obiettivo mi pare lo stesso del comitato più democrazia.

Ricordiamo che Vi. Cap. è stata l'unica forza politica in città ad appoggiare nel 2006 il comitato "Più democrazia" per promuovere il referendum, oggi vedo con piacere che gli ex Ds passati a Sinistra e Libertà hanno cambiato idea e sostengono la nostra stessa battaglia.
Non riesco a vedere la contraddizione dei due ordini del giorno discussi in consiglio comunale: Il primo, quello mio, impegna l'amministrazione ad elaborare la proposta del referendum assieme alle altre riforme regolamentari. Il secondo, quello scritto da Fulvio Rebesani e arrivato in comune per mano della Bottene, impegna l'amministrazione a fare la stessa cosa, cioè ad inserire il referendum nello statuto. Non vedo contraddizioni o segni opposti, anche se il secondo ODG, quello di Rebesani, è più restrittivo rispetto al mio in quanto prevede con quel "Considerato il contenuto del quesito del referendum consultivo" un impegno anche a rispettarne i numeri in termini di quorum e firme di presentazione, numeri che vedono me favorevole, ma non tutta la maggioranza a cui appartengo.
Riguardo all'affermazione: "In realtà Zanetti sta vivendo -onestamente- una interiore contraddizione perché l'idea molto diffusa fra i consiglieri della maggioranza, e interamente all'interno dell'o.d.g. da lui presentato, é di ostilità all'idea che il popolo possa direttamente decidere alcuni, circoscritti, aspetti della vita amministrativa" è falsa oltre che in malafede, tipica dello stile di chi l'ha scritta. Spesso ho condiviso il mio pensiero con Fulvio Rebesani (ipotizzo che non mi abbia creduto), e i verbali di commissione e del consiglio comunale parlano chiaro sulle mie posizioni sul referendum e la partecipazione.
Ben sapeva inoltre Rebesani che quel ODG non sarebbe passato, ma non ha voluto ascoltare l'invito a non presentarlo. Evidentemente preferisce incassare una bocciatura subito, che tentare la strada più lunga di mediazione e convincimento dei colleghi di maggioranza e opposizione (non bastiamo neppure noi 25 per far passare il referendum, le modifiche statutarie prevedono la maggioranza qualificata).
Vicenza Capoluogo non rinuncerà all'obbiettivo ambizioso di avere dei referendum con quorum bassi, e cercherà di perseguirlo seguendo le strade possibili, che sono quelle istituzionali.
Come al solito però c'è chi nasce per "dividere", per condurre battaglie in solitaria per apparire l'unico bravo in mezzo a tanti cattivi e i frutti di questo metodo sono sotto gli occhi di tutti.
Speriamo che stavolta vada a finire diversamente.
Spero che i futuri interventi sul tema vadano nell'ottica di far crescere i cittadini e amministrazione in una visione più ampia di partecipazione. Preferirei dedicare le mie energie alla città che a rispondere a sterili polemiche.

 


Commenti

Inviato Martedi 25 Maggio 2010 alle 00:29

Non voglio polemizzare con chi ha idee vicine alla mie ed a quelle del Comitato Più Democrazia. Però dalla sua replica risulta chiaro che dopo quattro anni dal referendum (i pirmi due della maggioranza Hullweck), dopo incontri con i capigruppo della attuale magioranza, dopo aver distribuito a tutti i consiglieri il materiale sul referendum che dovrebbe averli messi in condizioni di conoscere, ebbene -dopo queste ed altre iniziative di rapporto con gli uomini dele istituzioni locali- costoro non sono ancora pronti. Sono necessari altri incontri; ma per fare che cosa?
Perchè, invece di chieere i consiglieri comunali non danno?
La scelta di inserire il referendum nell'aventura della riforma dello Statuto ha due scopi: rinviare ancora una volta ogni decisione a chissà quando ("un giorno dopo l'altro il tempo se ne va" cantava Luigi Tenco....); togliere ogni spazio al comitato spontaneo (Comitato Più Democrazia) che lo ha organizzato ed a quei cittadini che -nonostante il dissenso dei maggior partiti di maggioranza ed opposiione- hanno "osato" votare a favore del quesito reclamando l'introduzione del referndum abrogativo, propositivo, abrogativo-propositivo.
Il palazzo, la casta vicentina non tollerano la democrazia diretta, non accettano che in certe naterie circoritte i cittadini possano decidere da sè le cose che riguardano la loro città.
Se non fosse così non avrebbero votato il rinvio a tempi indeterminati ma avrebbero posto dei tempi entro cui pronunciaresi sui referendum
Caro Zanetti, non sono e non mi sento solo. Sono, almeno, in compagnia dei 10500 elettori che il 10/IX/2006 votarono per l'introduzione di quei referendum nell'ordinamento civico.
Fulvio Rebesani
membro del Comitato Più Democrazia
Inviato Domenica 30 Maggio 2010 alle 00:02

Il linguaggio é ponte reale fra gli Uomini oppure é principio di incomprensione e di imbroglio.
Domenica scorsa 23/V i cattolici hanno celebrato la Messa la Pentecoste. Era il ricordo e la realtà attuale della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e discepoli barricati in una sala, timorosi per la loro vita dopo il tracollo della crocifissione di Gesù. Dicono gli Atti degli Apostoli che, per opera dello Spirito Santo, cominciarono a parlare le lingue di numerosi popoli: Parti, Medi, popoli della Mesopotamia e della Cappadocia, ecc.
A fronte ci veniva posto il caso della torre di Babele dove, essendosi perso il senso della realtà e del valore delle relazioni umane, i costruttori -pur parlando lingue conosciute- cominciarono a non capirsi più: non riuscivano ad intendere il linguaggio degli altri che era diventato sconosciuto.
Il linguaggio, ed i concetti, i valori che tramite esso vengono comunicati, corrono il rischio continuo di antinomia: Pentecoste o Babele? Questo pericolo non rimane tra le categoria astratte del pensiero ma si concretizza, come é d'altronde nei racconti della Bibbia.
Prendiamo la parola partecipazione . L'etimologia risale al latino ?partem capere? cioè prendere, acquisire la parte. Cioè abbiamo partecipazione quando siamo parte di qualcosa.
Cioè, venendo all'oggi, partecipazione civica esiste quando i cittadini sono parte della amministrazione comunale. Per il principio di omogeneità essi avranno parte dei compiti del consiglio, della giunta comunali, del sindaco che hanno eletto, non certo degli uffici tecnici od amministrativi ai quali si accede per concorso o per chiamata professionale.
Se i cittadini prendono parte, c'è chi questa parte la perde, la cede altrimenti i cittadini non possono prendersela.
E qui entrano in gioco Pentecoste e Babele perché la volontà di non far prender parte, cioé non far partecipare, ricorre al linguaggio della confusione, cioé alla Babele.
Non é partecipazione ma solo attività espositiva il parlare agli amministratori vicentini, la presentazione di istanze e petizioni che si esauriscono con la risposta del sindaco di Vicenza, Non parliamo poi delle consultazioni, delle consulte che muoiono con la loro comunicazione alla ?casta? vicentina, tant'è che intelligentemente nessun cittadini le usa.
La cultura pentecostale ci dice che non é partecipazione nemmeno il referendum consultivo perché i promotori (comitati, associazione, ecc.), dopo essersi esauriti anche economicamente nel raccogliere le molte firme richieste dallo Statuto comunale e nel propagandare l'appuntamento referendario -nel deserto dei mezzi di comunicazione locale e dei partiti maggiori incollati alla finestra- devono fermarsi davanti alla porta di palazzo Trissino come l'agrimensore K. davanti alla porta di ?Il Castello? di Kafka. Infatti la volontà dei cittadini, che sono i presentatori del referendum e gli elettori, non conta niente in quanto la decisione spetta al consiglio comunale.
Tutto ciò é successo, a Vicenza, con il referendum del 10/IX/2006 sul quale, a distanza di quasi quattro anni, il consiglio comunale non ha ancora deciso: un tempo forse maggiore di quello concesso al protagonista kafkiano. Anzi, nella seduta del 5/V u.s. ha respinto un ordine del giorno (consigliera Bottene, Vicenza libera) per l'affermazione almeno teorica dell'impegno di introdurre nell'ordinamento comunale di Vicenza i referendum abrogativo, propositivo, abrogativo.-propositivo ed ha approvato invece un altro ordine del giorno che rinvia ogni decisione sui referendum alla modifica dello Statuto comune: le famose calende greche.
La Babele, alias la ?casta? vicentina, ci dice che petizioni, istanze, consultazioni, referendum consultivo, anche ignorato, sono partecipazione. Cioè non ci capiamo più, parliamo linguaggi incomprensibili l'un l'altro. Fare arrivare i vicentini fino ad un certo punto e poi chiudere in faccia la porta di palazzo Trissino (questo sono quelle forme dette di partecipazione), con la scusa che -sia pure nelle circoscritte materie di competenza- non tocca più a loro, significa impedire ad essi di prendersi la parte di capacità decisionale diretta spettante. Cioé negare la partecipazione (partem capere).
Invece sono Pentecoste i referendum comunali che decidono (abrogativo, propositivo, abrogativo-propositivo) perché attraverso di essi il cittadino riesce a varcare la porta di palazzo Trissino e ad esercitare il potere di governo su questioni della città, che lo riguardano direttamente. Nelle materie oggetto di referendum non è previsto che altri deliberino al suo posto.
E tutto ciò è chiaro, linguaggio comprensibile da chiunque,
Il referendum comunale decidente è partecipazione perchè i cittadini si prendono la loro parte di potere civico e la esercitano direttamente senza il pericolo che qualcuno posso sostituirsi ad essi. Quindi questo prender parte é definitivo
In tal modo la parola partecipazione, e le sue realizzazioni, escono dalla Babele degli attuali regolamenti e delle posizioni prevalenti nella maggioranza e diventano chiaro ed inequivocabile linguaggio sia pure fra diversi, come la Pentecoste.
Vicenza 29/V/2010
Fulvio Rebesani
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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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