Processo Marlane Marzotto, USB: giustizia fatta... per loro!
Mercoledi 24 Dicembre 2014 alle 15:27 | 0 commenti
Luc Thibault, delegato Rsu/Usb Greta Alto Vicentino, ci fornisce la posizione assunta dall'Unione Sindacale di base dopo la sentenza del processo Marlane-Marzotto
Come pensavamo, perché conosciamo la "loro giustizia", tutti gli imputati sono stati assolti, dal tribunale di Paola, 11 tra ex responsabili e dirigenti dello stabilimento Marlane di Praia a Mare, accusati, a vario titolo, di omicidio colposo per la morte di lavoratori dello stabilimento e di disastro ambientale.
Tra gli imputati Pietro Marzotto. La Procura aveva chiesto condanne da 3 a 10 anni. Giustizia è fatta! Si! Per lor Signori, da questa giustizia di classe.
Assolti, dunque, i dirigenti che sono stati nel corso del tempo proprietarie dello stabilimento di Praia a Mare e che non pagheranno neppure un euro di risarcimento dei danni provocati. È come se un pluriomicida volontario venisse assolto perché all'epoca dei fatti l'arma del delitto non era considerata tale o pericolosa dalla legge.
Certo, si tratta di una sentenza davvero scandalosa, soprattutto perché è giunta dopo un processo in cui i fatti erano stati ampiamente dimostrati e su basi rigorosamente scientifiche; ma più che stupire deve far riflettere. Soprattutto coloro che davvero hanno creduto o continuano a credere, a cominciare da molti magistrati, che la Magistratura possa essere un potere super partes. In verità , essa è una emanazione dello stato e poiché lo stato non cala dal cielo ma è il prodotto della divisione in classi della società a difesa degli interessi della classe dominante anche la magistratura non può non assolvere essenzialmente a questo compito. Appare indipendente quando la borghesia se lo può permettere perché le condizioni economiche generali e il conflitto di classe lo consentono, ma appena, come è in questa fase, queste impongono la difesa più spregiudicate del profitto e quindi attacchi sempre più duri alla condizioni di vita e di lavoro della classe operaia e più in generale del proletariato e degli strati sociali ad esso assimilabili, ecco che la maschera cala. Lo stato si mostra per quel che è e la magistratura non può non adeguarsi!
La prescrizione per gli assassini dell’Eternit arriva a ruota dall’assoluzione per i poliziotti colpevoli dell’assassinio di Cucchi, ennesimo caso di Giustizia a senso unico. È solo l’ultima di una serie interminabile di sentenze di classe, per non parlare del processo farsa della Thyssen Krupp.
Dalle stragi di Stato impunite agli anarchici defenestrati fino alla sentenza di oggi, la magistratura ci ricorda che puoi ammazzare come un cane un ragazzo, puoi uccidere coscientemente migliaia di persone con l’amianto, ma se sei un padrone, uscirai sempre assolto dai processi, perché la "tua" giustizia non solo ti difenderà , ma con l’assoluzione ti rinnoverà la licenza a delinquere nella completa impunità . Solo se sei un operaio o uno che attenta all’interesse dei padroni devi temere la loro giustizia, perché azzardati anche solo a sabotare un Treno ad Alta Velocità , senza torcere un capello a nessuno, neanche a un poliziotto armato fino ai denti, e rischierai fino a 200 anni di galera, come rischiano Chiara, Claudio, Mattia, Niccolò e tanti altri compagni della lotta No Tav incarcerati preventivamente, e duramente, per non avere commesso il fatto di stare, come i giudici, dalla parte dei padroni.
Di fronte a una giustizia del genere, non possiamo accontentarci di non demordere, come fa il Procuratore Guariniello. La prescrizione secondo lui conferma il dolo, ci sono quindi tutte le condizioni per aprire un nuovo capitolo: quello degli omicidi. Guariniello è encomiabile, ma il fatto che un procuratore come lui non riesca a ottenere altro che una prescrizione, deve servire per comprendere che solo un miracolo possiamo aspettarci dalla giustizia borghese.
Anche noi, quindi, non demordiamo, ma in modo diverso, e se sosteniamo la causa dei familiari delle vittime dell’amianto, le vittime della Marzotto, della Thyssen Krupp, non è perché riescano prima o poi a ottenere una giustizia pressoché impossibile, ma anche perché da qui passa la necessità di lottare contro questo sistema ingiusto dove a pagare sono sempre i lavoratori e, a farla franca, i padroni.
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