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Processo per i morti Marlane Marzotto, il 19 sentenza di primo grado: chiesti in totale 62 anni per Pietro Marzotto, Lorenzo Bosetti & c.

Di Andrea Polizzo Giovedi 18 Dicembre 2014 alle 15:22 | 0 commenti

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In attesa che domani al tribunale di Paola (Cs) venga data lettura del dispositivo della sentenza di primo grado sul Processo Marlane Marzotto continuiamo a parlarne con vigore uguale a quello di quando abbiamo iniziato nel silenzio quasi assoluto dei sindacati confederali e dei media locali e forniamo tramite il nostro rorrispondente a Praia a Mare un quadro su imputati, reati contestati e pene richieste dalla pubblica accusa.

Praia a Mare. Itredici imputati del processo Marlane Marzotto attendono per domani, venerdì 19 dicembre 2014, la sentenza di primo grado. Secondo l'accusa formulata dalla Procura della Repubblica di Paola avrebbero, con i loro comportamenti, cagionato tumori a un centinaio di operai, alcuni dei quali deceduti, e provocato l'inquinamento dei terreni che circondano la fabbrica tessile, oggi chiusa, appartenente al Gruppo Marzotto.

Questi, nel dettaglio, i reati contestati alle persone rinviate a giudizio.
Per quanto riguarda le condotte che avrebbero provocato tumori agli operai, gli imputati sono accusati di cooperazione nel delitto colposo (art.113 c.p.), omicidio colposo (art. 589 c.p), lesioni personali colpose (art. 590 c.p.) e rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro in concorso (artt. 110 e 437 c.p.).
Tra gli Anni '70 e '90, secondo l'accusa, proprietari, responsabili di stabilimento, amministratori delegati, direttori di produzione e capi dei reparti di tintoria e finissaggio della Marlane Marzotto avrebbero omesso gli "accorgimenti organizzativi, strutturali e igienici" necessari a contenere l'esposizione degli operai a sostanze nocive utilizzate nei processi produttivi. In particolare: ammine aromatiche e metalli pesanti. Non avrebbero comunicato ai lavoratori i rischi che correvano, non li avrebbero dotati dei dispositivi di protezione individuale (Dpi) e non avrebbero inoltre vigilato sul loro utilizzo in fabbrica. Non avrebbero stabilito l'isolamento del reparto di tintoria dagli altri luoghi di lavoro consentendo così la diffusione di vapori tossici (passati alla cronaca con la metafora della "Nebbia in Valpadana") che si sprigionavano dai macchinari usati per colorare le stoffe con coloranti chimici. Non avrebbero adottato provvedimenti per impedire o ridurre la diffusione di polveri derivanti dai telai della filatura. Avrebbero inoltre omesso di disporre visite mediche periodiche per gli operai. Condotte che avrebbero dunque esposto i dipendenti a sostanze nocive causando patologie tumorali ad oltre 100 operai e in alcuni casi la morte.
Per quanto riguarda i reati di natura ambientale, gli imputati, in riferimento a ruoli nella gestione della fabbrica e dell'impianto di depurazione, rispondono anche di disastro ambientale in concorso (artt. 110 e 434 c.p.) e attività di gestione di rifiuti non autorizzata (art. 256 dlgs 152/2006).
Negli anni oggetto dei fatti contestati avrebbero riversato nell'area adiacente alla fabbrica rifiuti speciali pericolosi di origine industriale consistenti in fanghi contenenti coloranti azoici, metalli pesanti e interrato bidoni, fusti. Dalla conseguente contaminazione dei terreni deriverebbe il disastro ambientale con l'aggravante che l'area inquinata è prossima al mare e ricade in un territorio a prevalente vocazione turistica.
Avrebbero inoltre adibito la medesima area adiacente alla fabbrica a discarica di rifiuti pericolosi riversando e sotterrando fanghi e materiale di risulta (fusti, bidoni, mandrini, fanghi contaminati con ammine aromatiche e metalli pesanti) provenienti dall'attività industriale nonché materiale (amianto e lana di vetro) proveniente dalla ristrutturazione dello stabilimento.
Per questi reati i PM Sonia Gambassi e Maria Camodeca, nella loro requisitoria del 20 settembre scorso, hanno chiesto complessivamente 62 anni di carcere e una assoluzione.
Pietro Marzotto, presidente del noto gruppo vicentino dal 1982 al 1998, già conte di Valdagno e presidente dell'Associazione industriali di Vicenza, in qualità di presidente della società Lanerossi Spa (già Marlane Spa) e della Manifattura Lane Gaetano Marzotto & figli Spa dal 1988 al 1998, 6 anni di carcere.
Silvano Storer in qualità di amministratore delegato del gruppo Marzotto dal 1997 al 2001, 5 anni di carcere.
Jean De Jaegher consigliere dell'associazione europea delle industrie tessili e presidente della Marzotto Usa dal 1995 al 1998, in qualità di amministratore delegato del Gruppo Marzotto dal 1996 al 1997, 5 anni di carcere.
Lorenzo Bosetti ex-sindaco di Valdagno, in qualità di consigliere delegato e vicepresidente esecutivo della Lanerossi Spa e della Marzotto Spa dal 1998 al 1993, 5 anni di carcere.
Carlo Lomonaco, ex sindaco di Praia a Mare, in qualità di caporeparto Tintoria Marlane di Praia a Mare dal 1973 al 1988, di responsabile dell'impianto di depurazione e smaltimento acque reflue dal 1973 al 1988 (ma in aula è emerso che ha rivestito questa carica solo dal 1978 al 1980, ndr) e di responsabile dello stabilimento dal 2002 al 2003, 10 anni di carcere.
Vincenzo Benincasa, in qualità di responsabile dello stabilimento Marlane dal 1997 al 2002, 8 anni di carcere.
Salvatore Cristallino, in qualità di responsabile del reparto tintoria dal 1989 al 2003, 3 anni di carcere.
Giuseppe Ferrari, in qualità di responsabile dello stabilimento dal 1978 al 1980, 4 anni e sei mesi.
Lamberto Priori, in qualità di amministratore delegato dalla Lanerossi Spa dal 1980 al 1987, 7 anni e sei mesi.
Ernesto Antonio Favrin, vicepresidente vicario della Confindustria veneta, in qualità di amministratore delegato della Marzotto Spa dal 2001 al 2004, 5 anni di carcere.
Attilio Rausse, responsabule dello stabilimento dal 2003 al al 2004, 3 anni e sei mesi.
Chiesta l'assoluzione per Ivo Comegna, imputato in qualità di responsabile del reparto Tintoria dal 1981 al 1986 e del reparto Finissaggio dal 1986 al 2004 per non aver commesso il fatto.
Un quattordicesimo imputato, in qualità di responsabile dello stabilimento dal 1988 al 1996 è deceduto.


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Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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