Processo ai No Dal Molin, il giudice Gerace: no ad ascolto dei responsabili politici della base
Lunedi 17 Gennaio 2011 alle 20:52 | 0 commenti
Presidio Permanente NoDalMolin - "Processo agli attivisti No Dal Molin, grave la scelta del giudice di impedire che i responsabili politici dell'imposizione della base Usa vengano ascoltati in aula"
La scelta del giudice Massimo Gerace di non permettere l'audizione in aula dei rappresentanti attuali e passati del governo italiano in merito alla vicenda Dal Molin, che portò alla pacifica occupazione dell'Ufficio Territoriale del Governo il 16 gennaio 2008, è grave.
Così facendo, il giudice vuole affermare che non si deve indagare sulle responsabilità politiche dell'imposizione della base Usa, cosa che portò poi tanti vicentini a mobilitarsi nella difesa del proprio territorio, dei beni comuni, contro la costruzione di una base di guerra che cancella di fatto l'art. 11 della nostra stessa Costituzione, fino a giungere ad iniziative di denuncia eclatanti come appunto quella di tre anni fa, quando decine di donne e uomini decisero di incatenarsi alle ringhiere dell'Ufficio Territoriale del Governo per protestare contro l'arroganza dello Stato.
Giudice e pubblico ministero cercano evidentemente di minimizzare, di far assumere a questo procedimento un basso profilo, in modo che non emergano le reali motivazioni che hanno portato dei cittadini a compiere tali iniziative.
Decidere di eliminare dalla lista presentata dal collegio di difesa tutti i testi che, se ascoltati in aula, avrebbero potuto far emergere gli aspetti inquietanti dell'intera vicenda Dal Molin, da Prodi a Berlusconi, o i tecnici che hanno denunciato i rischi e pericoli connessi alla costruzione della base, significa voler mettere la sordina ad un processo che ben altri imputati meriterebbe.
Rileggere i cablogrammi svelati da Wikileaks, che raccontano bene la pavidità , il servilismo e le bugie del governo italiano nei rapporti con l'alleato statunitense, serve per capire meglio la scelta del giudice: portare in tribunale i rappresentanti di uno Stato che così si comporta nei confronti dei suoi cittadini è imbarazzante. Meglio evitare di cercare la verità , le motivazioni, le responsabilità vere. Parliamo di una porta danneggiata, che è meno problematico. Verrebbe da chiedersi allora come mai lo stesso Stato si costituisca parte civile chiedendo un risarcimento da quasi un milione di euro per danni d'immagine agli imputati.
Ancora una volta si vuole che a pagare per le porcherie combinate dal governo italiano in merito alla questione Dal Molin siano i cittadini di Vicenza.
Di una cosa tutti possono stare certi: non staremo zitti e non ci faremo intimidire dall'arroganza di chi ha deciso di calpestare i diritti dei cittadini, e continueremo a denunciare, in ogni sede, le responsabilità vere di questa vergognosa vicenda, degna del paese del Bunga Bunga nel quale ci troviamo.
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