Preoccupazione dei Comunisti Italiani: paese ricattato da un condannato
Mercoledi 21 Agosto 2013 alle 15:24 | 0 commenti
Giorgio Langella, Partito dei Comunisti Italiani - provincia di Vicenza  - Le notizie diffuse dai principali giornali ci raccontano di un'Italia bloccata sul "caso Berlusconi". Il condannato Berlusconi avrebbe "concesso" 7 giorni per risolvere il problema della sua "agibilità politica". In pratica pretende che si straccino le sentenze (in tutti i gradi di giudizio) che lo condannano a 4 anni di reclusione (e interdizione dai pubblici uffici da determinare).Â
Il padrone del Pdl, secondo quanto riportato da diversi giornali, avrebbe detto: "Se vogliono evitare il peggio, si diano una mossa Letta e Napolitano, trovino loro una soluzione, io non andrò certo a umiliarmi o a chiedere scusa. Ma non credo più a nulla".
Siamo al paradosso. Un paradosso tragico per la democrazia.
Com'è possibile, in una democrazia costituzionale, che un personaggio condannato definitivamente per frode fiscale e con altre condanne nei primi gradi di giudizio (si veda il "processo Ruby" con sentenza in primo grado per 7 anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici), si permetta di ricattare un paese e di dettare le condizioni per una sorta di "assoluzione dall'alto" che cancelli quanto deciso dai giudici in tre gradi di giudizio?
Berlusconi ha l'arroganza e la forza di pretenderlo perché il resto delle forze che appoggiano il governo (il Pd in testa) non hanno la voglia di dire con chiarezza e definitivamente che un soggetto dichiarato delinquente non può dettare legge. Non riescono ad affermare nei fatti che è normale che un condannato debba scontare la pena senza tenere conto del nome e del cognome che ha. E non importa neppure se possiede enormi ricchezze né se è a capo di un partito-azienda.
Di tutta la vicenda una cosa è chiara Berlusconi è colpevole ed è stato condannato in maniera definitiva, nonostante le leggi a lui favorevoli che lui stesso aveva fatto approvare, nonostante gli eccellenti avvocati che lo hanno difeso e che lui stesso ha fatto eleggere in parlamento grazie a una legge elettorale infame, nonostante i tentativi di rinviare i processi e di arrivare alla prescrizione.
Il "signor" Silvio Berlusconi è, oggi e a tutti gli effetti, un delinquente. E da un delinquente non si possono accettare e nemmeno ascoltare minacce o ricatti di alcun tipo.
La soluzione sarebbe molto semplice, senza i tatticismi né le ambiguità che in questi giorni autorevoli esponenti del Pd e anche il presidente Napolitano hanno esternato: con un condannato non si può e non i deve trattare.
Adesso Angelino Alfano (ministro dell'Interno) è stato inviato dal suo padrone a trattare con Letta e il PD per ottenere una sostanziale cancellazione della pena, il disconoscimento sostanziale della sentenza che condanna Berlusconi in maniera definitiva e l'umiliazione del ruolo di un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere qual è la Magistratura.
Un delinquente sta tenendo sotto scacco un governo e un paese senza che questo desti particolare indignazione o un sussulto di orgoglio.
Ebbene, noi siamo indignati e chiamiamo le forze sinceramente democratiche e i cittadini tutti ad aprire gli occhi e protestare contro quella che è l'ultima prevaricazione e l'ennesimo schiaffo alla democrazia da parte di un personaggio inqualificabile e colpevole di reati gravissimi qual è Silvio Berlusconi.
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