Pensavo di vivere in Italia,non per la RU486
Mercoledi 7 Aprile 2010 alle 23:53 | 0 commenti
Irene Rui  Â
Pensavo di vivere in Italia, in un paese democratico e moderno, e invece scopro che il Veneto non è in Italia, che appartiene alla Padania, che il neo governatore Zaia alla pari del suo commilitone Cotta, fa regredire l'autodeterminazione del corpo femminile all'800. I governatori della Lega si stanno comportando come i fondamentalisti islamici, che tra l'altro criticano ferocemente. La libertà di noi donne è messa in serio pericolo: non solo non saremo più padrone del nostro corpo, ma fra poco ci rimanderanno nel focolare domestico, a figliare, ad accudire la casa, la prole e i vecchi, compito che lor signori, affidano alle donne. L'uomo porta i pantaloni e decide, la donna subisce.
Questi governatori, proibendo l'uso della pillola Ru486 negli ospedali, hanno imbastito una vera crociata contro le donne. E' notizia che l'Azienda ospedaliera di Vicenza non ha ancora richiesto la pillola, all'Agenzia farmaceutica. D'altronde se arriverà , la Ru486, invecchierà nei magazzini, in quanto l'aborto farmaceutico non sarà praticato dalla maggior parte dei ginecologi degli ospedali vicentini, quasi tutti obiettori di coscienza, contrari quindi all'aborto chirurgico e farmaceutico. Sono in 18 al San Bortolo (USL 6) più il primario L. Tumaini. Le interruzioni di gravidanza sono eseguite, infatti, da un professionista esterno. Questi professionisti ospedalieri, sono in piena linea con i loro predecessori ottocenteschi, tant'è che la donna non ha voce in capitolo sul suo corpo e sulla sua salute. Bensì scelgono essi per essa. La Ru486 tutelerebbe la salute della donna che non è più costretta a interventi chirurgici traumatici per il corpo, ma si sa che quando si parla di salute della donna, questo è un problema, soprattutto se va contro l'etica del corpo femminile come procreatore.
Che Vicenza sia una delle città in cui il Movimento per la Vita è forte è risaputo, come che è molto cattolica. E' altrettanto vero che in città ci sono diverse interruzioni di gravidanza anche irregolari, che le ragazzine rimangono incinte frequentemente e costrette a matrimoni riparatori in tenera età . La chiusura mentale catto-cristiana fa venire meno una sana educazione sessuale.
La lega nella sua Padania non se la prende solo con i bambini poveri, con gli immigrati e le persone povere, ma anche con le donne che vogliono essere libere di decidere sul loro corpo, sul loro futuro e non vogliono essere solo oggetti di procreazione e del piacere.
Irene Rui - PRC, Federazione della Sinistra coordinamento di Vicenza
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