Pedemontana: 100 km per unire aree venete più produttive. Ma per qualcuno è inutile
Domenica 22 Marzo 2015 alle 12:58 | 0 commenti
Pedemontana: Quasi 100 chilometri di asfalto per unire l'area più produttiva del Veneto. Ma per qualcuno è inutile
I camion che dieci anni fa intasavano il centro di Montecchio Maggiore, ora scorrono via veloci lungo la tangenziale che risparmia dallo smog il centro abitato. Quattro corsie - due per ogni senso di marcia - che in una manciata di minuti consentono di attraversare quel fazzoletto di Ovest Vicentino.
La Pedemontana Veneta c'è già . Almeno nel suo primo, breve, tratto, quello che già dal 2006 collega (gratis, per ora) la Padana Superiore con la Statale 256, al confine con il comune di Trissino.
Il resto arriverà fra tre d'anni, quando la Sis - che raggruppa diverse imprese di costruzioni - avrà steso l'asfalto lungo quei 94 chilometri e mezzo, cinquanta dei quali in trincea, che separano Montecchio da Spresiano, in provincia di Treviso. Una grande opera, della quale si parla da vent'anni e che vuole servire la valle dell'Agno, la zona di Bassano del Grappa e San Zenone degli Ezzelini, per salire fino a Montebelluna e alla pianura Trevigiana.
La fine dei lavori, inizialmente prevista per il prossimo anno, è slittata a dicembre 2018, a fronte di un costo dell'opera passato da un miliardo e 828 milioni del progetto preliminare ai 2 miliardi e 258 milioni di quello esecutivo. Soldi messi in buona parte dai privati, visto che si tratta di un'opera in project financing (il loro guadagno arriverà grazie a pedaggi) ma che comunque ha visto il contributo dello Stato lievitare da 224 milioni agli attuali 615 milioni di euro, necessari soprattutto a pagare le opere di compensazione (strade, gallerie, cavalcavia...) chieste dai Comuni in cambio dell'impegno a non fare «ostruzionismo». D'altronde, arrivati a questo punto - con le ruspe che scavano giorno e notte e i camion che entrano nelle gallerie che bucano Sant'Urbano per uscirne carichi del materiale estratto - è difficile pensare che l'opera possa subire uno stop. E questo, con buona pace dei comitati sorti con l'obiettivo di bloccare una strada che ritengono inutile e dannosa.
«La Pedemontana sarà fatta», taglia corto Silvano Vernizzi, il commissario straordinario messo lì dal governo proprio con l'incarico di portare a termine i lavori. «Sarà una Superstrada, quella voluta dalla Regione, che metterà in contatto le zone più produttive del Veneto, finora servite da una rete stradale vecchia e non più adatta a sopportare la mole di traffico. Basta vedere cosa accade lungo la strada Gasparona, che per buona parte del giorno è intasata dal traffico...».
Allo stesso modo la vede anche il sindaco di Montecchio Maggiore, Milena Cecchetto: «Un collegamento tra l'Ovest Vicentino e il Trevigiano è importante per le nostre imprese, anche se avrei preferito che il percorso in trincea fosse più esteso». Non è l'unico Comune ad aver avanzato qualche perplessità . C'è chi, come Breganze, si è rivolto direttamente alla Corte dei conti, sostenendo che «proposte e osservazioni non accolte avrebbero potuto ridurre notevolmente i costi e l'occupazione di suolo, con diminuzione di espropri e abbattimenti di edifici».
Le grandi opere - siamo ormai abituati - vanno a braccetto con le grandi inchieste giudiziarie che spesso culminano con arresti eclatanti: dal Mose fino all'ultima indagine della procura di Firenze che ha messo sotto la lente il tratto Brescia-Verona della Tav e la Civitavecchia-Orte-Mestre, portando all'arresto di Stefano Perotti, che il caso ha voluto fosse anche il direttore dei lavori della Pedemontana. «Se da noi è tutto lecito? Metto la mano sul fuoco sul mio operato, sul comportamento degli altri no. Anche se in questi anni nulla mi ha mai fatto sospettare che dietro la Pedemontana ci possa essere qualcosa di sporco», rassicura Vernizzi che ha immediatamente sostituito Perotti con un altro ingegnere. E la Corte dei conti, altrettanto in fretta, è tornata a chiedergli chiarimenti. Stavolta, il magistrato contabile ha scoperto una nota inviata nel 2006 dal ministero delle Infrastrutture al ministero degli Esteri, dove si legge che la Pedemontana «per la scarsa entità dei rientri da pedaggio rispetto agli investimenti, non può essere oggetto di autonoma realizzazione in project financing». In pratica, prima ancora dell'inizio dei lavori, il ministero metteva in guardia dal rischio che la Superstrada venga snobbata dagli automobilisti visto che, se si dovesse scendere sotto i 25mila transiti al giorno, lo Stato dovrà risarcire le imprese che la stanno costruendo. Un accordo che non convince la Corte dei conti perché «pare indebolire la caratteristica fondamentale della concessione, che è il trasferimento al concessionario del rischio di mercato, che comprende il possibile mancato recupero degli investimenti e dei costi sostenuti per la realizzazione dell'opera».
I dubbi non bastano a fermare le ruspe. E tanto meno servono le lamentele di chi vive a ridosso dei cantieri; come Lino Sandri, che abita a 50 metri dagli enormi cumuli di pietre estratte dalle gallerie in fase di costruzione nel colle di Sant'Urbano. «La polvere si solleva continuamente e ci provoca congiuntiviti e irritazioni. Per non parlare dei rumori, quelli dei camion che scaricano il materiale fino a notte fonda e quelli dovuti alle cariche di dinamite esplose per aprire i tunnel».
Massimo Follesa è il referente del Covepa, il comitato che si batte contro il progetto della Pedemontana. «Noi chiedevamo una bretella per la Valle dell'Agno del costo di 200 milioni, invece ci costruiscono un'autostrada che ne costerà molto di più e che dovremo pagare con le nostre tasse. Presenta problemi ambientali e di gestione: oltre le gallerie c'è il torrente Poscola, ha una falda gravemente inquinata, al punto che hanno dovuto modificare il tracciato. Ed é solo un esempio dei limiti di una progettazione così faraonica».
di Andrea Priante dal Corriere del Veneto
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