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Job-Act, la riflessione di Pantano della Fim-Cisl tra speranze e disillusioni sindacali

Di Emma Reda Venerdi 26 Dicembre 2014 alle 19:06 | 1 commenti

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Massimo Pantano della Fim-Cisl di Bassano del Grappa commenta il provvedimento del governo sulle politiche del lavoro, il famoso Job-Act contrastato da diverse mobilitazioni sindacali nei mesi scorsi

In questi giorni il cdm ha varato i decreti attuativi del contratto a tutele crescenti e della nuova aspi. Subito sono partite le polemiche e si sono rinverdite le divisioni sindacali con la CISL a dichiarare che i provvedimenti, pur migliorabili vanno nella giusta direzione, mentre la CGIl e la UIL a dire che invece non va bene nulla.

La vicenda mi ricorda quanto accadde nel 1985 a seguito della introduzione dei contratti di formazione e lavoro. In quella occasione le divisioni ci furono al momento della introduzione dei nuovi contratti nel 1984 ma poi, nel 1985 un accordo unitario superò le divisioni sindacali.

Nel 1984 eravamo al culmine di una crisi allora considerata grave. I disoccupati da inizio 1980 al 1984 passarono da 300.000 a 800.000, Bazzecole rispetto agli oltre 2 milioni di oggi.

Il sistema di collocamento di allora prevedeva che un’ impresa, se voleva assumere una persona doveva passare attraverso le liste di collocamento. Il contratto di formazione e lavoro, riservato ai giovani fino a 25 anni (poi alzati a 31) permetteva di aggirare le liste rigide del collocamento. Per questo motivo una parte della sinistra e una parte della CGIL non erano d’accordo con quella forma di contratto.

Ma fu proprio quello il grimaldello che fece sbloccare un mercato del lavoro ingessato. Certo erano anni nei quali il lavoro comunque non mancava. Si stava trasformando ma c’era. Il superamento definitivo delle liste di precedenza completò la transizione. E in pochi anni la disoccupazione venne riassorbita, almeno al nord avvenne così, tanto che negli anni 90 si temette una nuova immigrazione dal sud favorita dalla richiesta di manodopera che era presente al nord e nel nord-est in particolare.

Anche allora i detrattori sostenevano che erano stati annullati diritti fondamentali dei lavoratori. Anche allora vi era un governo con una componente di sinistra (PSI) e una di centro destra (DC e PRI).

Poi quando nel 2003, su pressione della comunità europea tale forma di assunzione è stata cancellata, tutti la difesero, anche chi l’aveva osteggiata.

È un classico del sistema sindacale italiano, chi osteggia oggi domani difenderà quello che oggi non vuole. Anche con la concertazione del 1993 andò così. Oggi la Camusso sciopera perché il governo non vuole concertare (contrattare con i sindacati), nel 1993 Trentin firmò l’accordo ma si dimise perché la maggioranza della sua organizzazione (la CGIL) era contro quell’intesa.

Ora io credo che il contratto a tutele crescenti vada nella giusta direzione per favorire l’occupazione stabile, soprattutto dei giovani. In assenza di questa forma contrattuale i giovani sono destinati ad un lunghissimo precariato. Il problema è che mancano ancora le politiche industriali.

Il lavoro non si crea solo con forme di assunzione diverse, migliori per i lavoratori o migliori per le imprese.

Il lavoro si crea con gli investimenti e con le politiche che li favoriscono. I governi del passato hanno favorito la costruzione dei capannoni ma senza favorire i lavori che dentro quei capannoni dovevano allocarsi (Tremonti 1 e 2). Risultato le nostre campagne sono piene di capannoni purtroppo vuoti.

Il lavoro si crea anche con politiche che favoriscono il rientro delle attività manifatturiere e scoraggiano la loro uscita dal nostro paese. USA e UK hanno costruito politiche che favoriscono il ritorno delle imprese andate all’estero. È il caso della caterpillar e di altre imprese statunitensi ritornate a costruire in patria.

Anche la scelta di commissariare l’ILVA rischia di essere un fatto isolato nel quale si concentreranno la cattive abitudini del nostro paese, i debiti o i risanamenti li paghiamo tutti, i profitti li fanno pochi.

Serve una strategia ed un operare che non sia episodico ma strutturale. Non dobbiamo avere paura dell’avvento di investitori stranieri, ma dobbiamo evitare che vengano qui a spolpare le nostre imprese per poi lasciarci solo i problemi sociali delle dismissioni.

Se tutto il sindacato, unitariamente si concentrerà su questi temi allora potremo effettivamente cambiare e in meglio le politiche governative. Purtroppo l’agitare la questione dell’art. 18, le cui modifiche sono veramente poca cosa, non aiuta. Anzi genera confusione ed alimenta lo sport nazionale del tutti contro tutti.

Forse tra qualche anno ci troveremo a registrare un effetto positivo del contratto a tutele crescenti, ma solo se ci saranno politiche di sviluppo. Allora, magari, chi oggi lo definisce una iattura lo difenderà. Vedremo.

Leggi tutti gli articoli su: crisi, cgil, cisl, Uil, Governo, Fim, Disoccupati, Massimo Pantano, Job Act

Commenti

Inviato Venerdi 26 Dicembre 2014 alle 20:37

Purtroppo questo commento trasforma la storia in favola.
L'opposizione della CGIL al sistema di collocamento del 1984 non riguardava solo i contratti di formazione lavoro, ma una serie di provvedimenti che andavano a disarticolare un sistema unitario di garanzie. La posizione favorevole della CISL invece era proprio sui contratti di formazione lavoro perchè si apriva per quasto sindacato una incredibile mangiatoia che poi portò lo IAL-CISL ad una voragine di debiti (20 milioni di Euro).
Da una parte un sindacato che voleva fare il sindacato, dall'altra un comitato di affari dei lavoratori pronto a cogliere ogni occasione.
La revisione del collocamento non portò ad un solo nuovo posto di lavoro; il balzo nel Nord Est dell'occupazione alla fine anni 80 e primi anni 90 fu dovuto alle svalutazioni della lira (-30%) che lanciarono alle stelle le nostre PMI che lavoravano per il mercato interno; peccato che questo benessere occupazionale sia stato interamente pagato da chi lavorava per il mercato interno, in particolare il Sud.
Comunque, per tornare a noi, sono felice che l'amico Panano sappia cos'è il jobs act, perchè nonostante mi sia letto molto e, in particolare, l'emendamento su cui è stata posta la fiducia, io non ho visto un testo che chiarisca quale sarà l'assetto contrattuale finale. Quello che ho visto è un testo che dà al Governo un potere che non c'era nemmeno sotto il fascismo perchè i provvedimenti sociali, sotto Mussolini, dovevano passare per la camera delle corporazioni.
Per finire, e questo senza polemica, mi piacerebbe sapere qual'è la posizione della CISL e cosa vuole questo sindacato perchè io non l'ho capito
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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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