Notizie sulla Marlane: finalmente anche sul TG1, che però non fa il nome di Marzotto
Sabato 18 Ottobre 2014 alle 00:54 | 0 commenti
Questa sera nel TG1 hanno parlato della Marlane per circa un minuto e mezzo (qui il servizio). Hanno riferito di un'intercettazione che proverebbe il tentativo di comperare testimonianze che avrebbero scagionato gli imputati nel processo in corso al tribunale di Paola. Finalmente anche la televisione nazionale si accorge della strage di lavoratori successa nello stabilimento di Praia a Mare.
Una strage di 107 operai causata dalle condizioni nelle quali erano costretti a lavorare, come riferisce il servizio (e come da anni scriviamo su VicenzaPiù che quasi in totale solitudine ha condiviso questa battaglia di giustizia e di informazione, direi di giusta informazione).
Che si parli della Marlane è certamente un buon segno. Probabilmente, visto che si avvicina la sentenza di primo grado, l'interesse dei mezzi di informazione aumenta. Qualcuno si è svegliato dal torpore o, forse, non si può più far finta che, nello stabilimento di Praia a Mare, nulla sia successo.
C'è, però, qualcosa che non viene detto nel servizio del TG1. Questo qualcosa è il nome e il ruolo degli imputati del processo. È il nome dei proprietari della Marlane. Nomi ben conosciuti in Veneto e in Italia. Non si viene a sapere, così, che l'ultimo proprietario della Marlane è la Marzotto, che Pietro Marzotto è uno degli imputati, che per lui è stata chiesta dai PM una pena consistente (6 anni di reclusione), che gli altri imputati sono i massimi dirigenti della Marlane, della Lanerossi e della Marzotto (per loro sono state chieste pene che vanno dai 3 ai 10 anni di reclusione). Ecco, sarebbe bene conoscere i nomi di chi è accusato di essere responsabile dei morti della Marlane e di chi ha tentato di comprare i testimoni. E anche se questi nomi sono quelli di persone importanti che appartengono al gotha del capitalismo nostrano, sarebbe giusto non fossero "oscurati". Se non altro per avere un'informazione migliore e meno reticente.
Oggi, un'altra notizia arriva dal tribunale di Paola. Secondo i risultati di una nuova perizia realizzata dall'ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), i danni provocati in parte dell'area della Marlane dallo sversamento di materiale pericoloso e tossico supererebbero i 27 milioni di euro. L'area analizzata (circa 40.000 metri quadrati) risulterebbe contaminata da sostanze altamente pericolose e cancerogene. Si parla di cromo esavalente e della presenza di un colorante azoico riscontrato in percentuale, definita dai tecnici, "impressionante": 646 grammi su un chilogrammo di terreno analizzato!
Un po' alla volta sta emergendo quello che è successo alla Marlane-Marzotto di Praia a Mare. Con fatica la verità viene a galla e ci ricorda una storia fatta di soprusi, ricatti occupazionali, tentativi di tacitare i testimoni, reati gravissimi di varia natura, negligenze colpevoli, omertà e silenzi complici. Uno spaccato impietoso di cosa sia, in realtà , il capitalismo.
Le notizie che arrivano dal processo Marlane-Marzotto sono l'ennesima dimostrazione di come sia "normale", in Italia, lavorare in condizioni disumane (dobbiamo sempre ricordare che le tragedie dell'ILVA, dell'Eternit, della Tricom di Tezze, della Thyssenkrupp non sono né casi isolati né tristi fatalità ).
È il trionfo di un modello di sviluppo spaventoso dove i padroni, parafrasando le parole pronunciate da Gaetano Marzotto durate il processo Marlane nel tentativo di escludere qualsiasi responsabilità a carico del Consiglio di Amministrazione della sua azienda, "si occupano solo dei loro soldi".
L'esatto contrario di un sistema giusto.
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