Morti sul lavoro, il Pci a Schio testa con successo un nuovo linguaggio per temi storicamente attuali della sinistra. Pierpaolo Capovilla legge anche l'intervista a Francesco De Palma morto alla Marlane Marzotto
Domenica 18 Novembre 2018 alle 13:27 | 0 commenti
Â
Le lavoratrici e i lavoratori morti nei luoghi di lavoro da inizio anno al 15 novembre 2018 sono 634 secondo l'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro, l'unico sito che monitora in tempo reale tutti i morti per infortunio sul lavoro, compresi i non assicurati all'INAIL e i lavoratori in nero. Questo numero è pari al totale dei morti sul lavoro del 2017. L'aumento dei decessi è spaventoso. E' la dimostrazione brutale dell'indifferenza, del menefreghismo e della incapacità di chi governa di affrontare il problema con determinazione e severità .
È di questo che si è discusso ieri, sabato 17 novembre, a Schio nella sala di palazzo Toaldi Capra che ha risposto con un pienone alla chiamata del Pci, una sigla che fino a poco tempo fa sembrava che quasi non potesse essere più pronunciata. Giorgio Langella, suo storico militante nonché segretario del partito in Veneto oltre che autore di "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante", pubblicato nella collana Vicenza Papers di VicenzaPiù.com, che ora ha edito anche "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori", curato da lui e Giovanni Caneva, ha voluto, nell'occasione, aggiornare e vivacizzare l'approccio intervallando le tradizionali relazioni (oltre alla sua quelle di Giampaolo Patta, ex sottosegretario del Ministero della salute del governo Prodi, di Sergio Bellavita, membro dell'esecutivo nazionale Usb, e di Mauro Alboresi della segreteria nazionale del Pci) con le letture di brani coinvolgenti grazie, oltre ovviamente ai contenuti, alle emozioni che ha saputo trasmettere Pierpaolo Capovilla, cantautore, bassista e attore italiano.
Come saggio e assaggio della rivisitazione dei convegni comunisti vi proponiamo qui un brano, che ci è particolarmente caro come giornalisti e come editori del libro sulla Marlane Marzotto: è la riproposizione vocale dell'intervista a Francesco De Palma, operaio morto alla Marlane Marzotto pochi giorni dopo averla rilasciata a Giulia Zanfino e Francesco Cirillo per il documentario di Crash su Rai 3 (poi non più rintracciabile se non per la duplicazione che noi ne abbiamo fatto proponendola qui).Â
"La sicurezza sul lavoro ormai è considerata un costo. Ma quanto vale una vita? Quanto vale un'invalidità ? Per lorpadroni molto poco. Lavoratrici e lavoratori sono considerati, da loro, come pezzi di ricambio di una macchina che serve solo a produrre soldi per i ricchi. Per lorpadroni sono "oggetti" che possono e devono essere sfruttati fino alla consunzione" scriveva Langella nella presentazione dell'evento a cui invitava tutti, sindacalisti e politici locali di ogni livello che ieri, però, hanno brillato, insieme alla stampa locale, per la loro assenza, rotta solo quando devono commemorare nuovi morti con ipocrite parole di circostanza, sindacalisti e politici, o con racconti su quotidiani fatti tanto per avere qualche lettore e, in molti casi, lavarsi al coscienza.Â
"Questo è il capitalismo trionfante - aggiungeva Langella e lo ha ripetuto ieri nella sua premessa davanti a oltre sessanta persone rimaste fino alla fine e "confortate" anche da un prosecco offerto dall'Anpi -. Un sistema spaventoso di fronte al quale non solo possiamo ma dobbiamo reagire. Pretendere e non chiedere perché, sappiate, nessun padrone ci regalerà  mai qualcosa se non gli conviene. Dobbiamo essere noi (che viviamo del nostro lavoro) a dover lottare per riconquistare quei diritti che i padroni e i governi a loro asserviti ci hanno tolto. A schiena diritta e guardando in faccia l'avversario ricominciamo a lottare per un maggiore tempo libero e per un lavoro sicuro, ben retribuito, meno faticoso e non alienante. Il progresso, l'innovazione tecnologica, la robotica devono essere nostri, devono creare benessere a chi lavora e non di chi guadagna sfruttando il lavoro altrui".
Trascriviamo per voi qui i testi letti da Pierpaolo Capovilla, il primo dei quali è in video (i versi delle poesie sono di... Giorgio Langella).
Leggeteli, meditateli e poi pubblicheremo un altro video e i commenti.
INTERVISTA A FRANCESCO DE PALMA, OPERAIO MARLANE
Â
Mi chiamo De Palma Francesco ed ho lavorato alla Marlane di Praia a Mare dal 1964 al 1990.
Â
Con che mansione?
Operaio specializzato in tintoria.
Â
Vi ricordate cosa facevate di specifico?
La tintura delle presse la miscelazione delle lane terital. Si facevano delle buche grosse vicino al capannone e si mettevano dentro il rimanente del rifiuto del colore.
Â
Cioè voi pigliavate i coloranti che non erano più servibili e li portavate fuori?
Si c'erano delle buche grandissime.
Â
E chi le faceva queste buche?
La direzione le faceva fare agli addetti ai lavori e quando erano piene le si ricoprivano.
Â
E voi facevate questo lavoro?
Si ma non tutte le volte …si coprivano almeno un paio di volte al mese.
Â
Insomma prendevate i coloranti della fabbrica e li mettevate nei bidoni?
Si poi li sotterravamo dalla parte del mare.
Â
Sempre nel terreno della Marlane?
Si, vicino agli alberi.
Ma chi vi comandava per questo lavoro?
Carlo Lomonaco e Cristallino per la tintoria mentre per il finissaggio Nicodemo e Tripano.
Â
Lomonaco e Cristallino vi chiamavano e vi dicevano prendete questi rifiuti e seppelliteli?
Si
Â
Ma non vi rendevate conto che era una cosa illegale?
Si, ma non potevi dire: non lo voglio fare; se non lo facevi tu lo faceva un altro, in quelle condizioni dovevi farlo per forza.
Â
E lo facevate di giorno o di notte?
Sempre di sabato mattina o di sera quando la fabbrica era chiusa e nessuno lavorava
Â
Con voi c'erano altri operai?
La maggior parte delle volte lo facevo io e Ruggeri, di Praia a Mare
Â
E quando facevate questo lavoro avevate delle mascherine di protezione, dei guanti, non pensavate che era pericoloso quel materiale?
No. Andavo come sono adesso, non ci davano né guanti né protezioni.
Â
Quindi prendevate tutto con le mani?
Si con le mani nude.
Â
E vi ricordate per quanto tempo avete fatto questo lavoro?
L'ho fatto fino a 15 giorni prima di licenziarmi.
Â
Vi ricordate per quante volte lo avete fatto? 10-15 volte? più o meno?
Parecchie volte, si faceva quasi tutti i sabati.
Â
E si facevano sempre buche nuove o si usavano sempre le stesse?
Le ruspe scavavano fino a 3-4 metri di profondità .
Â
Quindi tutta l'area della Marlane è piena di rifiuti tossici?
Si, tutta la parte a mare è piena di rifiuti tossici.
Â
Parliamo della zona vicino al depuratore.
Si. In quella zona io ho anche pulito il depuratore. Quando si riempiva di melma io ripulivo tutta la vasca e buttavo i rifiuti sotto un pergolato d’uva.
Â
Quando il depuratore era pieno scaricava a mare?
Dopo che lo avevamo pulito scaricavano a mare, ma l'acqua era sporca lo stesso, color terra, e finiva in mare.
Â
Poi vi siete ammalato e continuavate ad andare lo stesso al lavoro?
Si, anche da ammalato. Andavo a lavorare.
Â
Quali erano le condizioni di lavoro all'interno della fabbrica?
Le condizioni erano che dall'inizio c'erano fumi, e una nebbia che non si vedeva ad un metro di distanza, agli inizi degli anni 70.
Â
Questa nebbia da dove proveniva?
Dal fumo delle caldaie dove si tingevano le stoffe.
Â
C'era un ambiente unico o c'erano divisori?
Era un unico ambiente.
Â
Vi ricordate di altri operai che stavano con voi e che sono morti?
Erano operai che stavano vicino a me, Tonino Maffei, Vittorio Oliva, Vincenzo Lamboglia, erano amici con i quali ci davamo il cambio.
Â
Non avete mai pensato che quell'aria fosse velenosa?
Si, pensavamo che a lungo andare poteva far male, ma pensavamo anche al vivere oggi, alla pagnotta.
Â
E voi dicevate al medico di queste condizioni di lavoro?
E quando c'è stato il medico?
Chi l'ha mai visto?
Non ho mai fatto una radiografia.
26 anni esatti ho lavorato e mai visto un medico
Si tirava avanti così.
Â
Avete mai pensato ad una protesta, c'erano dei sindacalisti in fabbrica?
R.: Si, io ero iscritto alla CGIL, tutti promettevano e nessuno faceva niente. C'erano la CGIL e la CISL, tutti promettevano miglioramenti economici e di lavoro, quando c'erano le votazioni, e poi facevano poco e niente.
Â
Voi che tipo di lavoro facevate?
Io lavoravo alla lisciatrice, una macchina 16 metri lunga.
Â
Usavate coloranti?
Al tops ed alle pezze si usavano coloranti per tingere.
Â
Avevate mascherine, tute, qualche protezione?
No. Niente. A fine turno di lavoro ci davano una busta di latte, poi abbiamo saputo che ci faceva più male che bene, ci procurava parecchie sofferenze allo stomaco.
Â
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.