Marchionne e il premio, nuove cronache da un paese del capitalismo reale
Domenica 7 Novembre 2010 alle 12:24 | 0 commenti
Giorgio Langella, PdCI, Federazione della sinistra, Prc - A Sergio Marchionne è stato la "star" del premio Pico della Mirandola che gli è stato consegnato per i suoi meriti nel "rilancio" della Fiat. A questo punto dovrebbe sorgere spontanea una domanda: ma la Fiat è stata rilanciata anche se ha avuto un tracollo di vendite (il 40% circa)? Una percentuale che è di parecchie volte più alta rispetto alle altre case automobilistiche europee. Ma si sa, Marchionne è un manager che il mondo ci invidia.
Infatti la Opel, il sindacato e il governo tedeschi non lo hanno voluto. Marchionne ha promesso investimenti di decine di miliardi di euro, un piano per il rilancio che tutti stanno ancora aspettando di vedere. Ma, e anche questo si sa, in Italia chi promette ha un enorme successo anche se poi non realizza nulla.
Sergio Marchionne è stato contestato da un centinaio di cittadini lavoratori che manifestavano fuori dalla sala dove aveva luogo la premiazione. Una contestazione normale per un paese normale. Ma, in Italia, così non è. Infatti molte sono state le critiche e le censure verso i manifestanti.
Bonanni (che, se non sbaglio, dovrebbe essere ancora un sindacalista dalla parte dei lavoratori) è subito accorso in difesa del Marchionne e, riferendosi ai contestatori, ha dichiarato: "è sempre il solito discorso, sempre le stesse persone, poche, che vogliono sottolineare la loro presenza". E poi ha continuato dicendo: "credo che dovremmo discutere di altre questioni: dell'emergenza che abbiamo di fronte, di un Paese che sembra aver perso la bussola". Bonanni, in questo ha ragione. E avevano ragione quei cittadini che contestavano Marchionne e che stavano affrontando la più grande emergenza del nostro paese: la mancanza di lavoro. Il lavoro, che dovrebbe essere il primo diritto di ogni cittadino, è ormai considerato solo una merce da quei "signori" hanno delocalizzato (e continuano a farlo) là dove si possono sfruttare di più lavoratori e ambiente. Ma, e ormai si sa, anche a Bonanni dei diritti dei lavoratori interessa molto poco. Meglio "impegnarsi" per garantire migliori guadagni alle imprese. Deve essere una questione di priorità .
Alla fine della premiazione Marchionne ha dato sfoggio della sua "grande cultura" e di una "profonda conoscenza della storia" quando ha affermato, riferendosi alla contestazione ricevuta, "quelle bandiere rosse che abbiamo là davanti non fanno bene a nessuno". E no, "caro"
Marchionne, quelle bandiere rosse sono le stesse e hanno gli stessi simboli di quelle che portavano i lavoratori della Fiat quando hanno difeso la fabbrica dai nazifascisti nel 1945. Perché vede, "caro" Marchionne, la Fiat (così come le altre fabbriche italiane) sono state difese dagli operai organizzati soprattutto dai comunisti e non da quei padroni che avevano appoggiato il regime fascista. E le fabbriche italiane sono state fatte rivivere dai lavoratori, dalle loro lotte contro lo sfruttamento, per i diritti fuori e dentro la fabbrica, per la democrazia e la libertà . Lo spirito di quelle lotte sono il fondamento della nostra Costituzione. Se la legga "caro" Marchionne e provi almeno a immaginare che è frutto di sacrifici che né lei né i suoi padroni hanno mai osato fare. La legga bene e, negli articoli che la compongono, troverà principi, valori e ideali che nulla hanno a che fare con quello che è l'unico obiettivo suo e dei suoi padroni: fare denaro a qualsiasi costo.
Vede, "caro" Marchionne, è proprio in nome della Costituzione che ancora resistiamo e che contestiamo i suoi progetti.
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