Mafia in Veneto, politica e industriali "distratti"
Domenica 24 Aprile 2011 alle 22:46 | 0 commenti
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Mafia in Veneto, politica e industriali "distratti"
Dopo la scoperta del racket dei Casalesi, amministratori e rappresentanti delle imprese si dicono preoccupati. Ma i segnali erano stati tanti. Ecco quali
Sono anni che giornalisti, associazioni ed esperti denunciano, cassandre inascoltate, l'espansione del virus mafioso in Veneto. Soltanto oggi che una maxi-operazione antimafia sull'asse Venezia-Padova-Vicenza ha scoperchiato l'infiltrazione dei Casalesi nelle piccole imprese locali, la politica e Confindustria mostrano preoccupazione. Eppure i segnali sono stati tanti.
Nel 1992 venne arrestato a Longare il boss di Gela Giuseppe Madonia, secondo solo all'allora capo dei capi Totò Riina. Da mesi viveva indisturbato a casa di parenti a poca distanza da una caserma di carabinieri. Nel 1999, dopo sette anni di latitanza, scattarono le manette in quel di Bassano del Grappa per Pasquale Messina, anche lui di Gela: un pluriomicida della cosca di Madonia che da tre anni gestiva una lavanderia nel centro di Bassano. A Trissino lavorava in un noto panificio Domenico Varamo, che nella sua casa di Cornedo ospitava un uomo di fiducia della ‘ndrangheta, Diego Lamanna, e due pregiudicati calabresi. Tutti arrestati nell'ambito di una retata anti-droga internazionale avvenuta nel settembre 2008, legata a un'indagine della Dia palermitana su affari immobiliari a Chioggia col coinvolgimento, fra gli altri, di un'impresa edile attiva anche nel Vicentino. Nel 2003, agli albori di "Gomorra", l'inchiesta Cassiopea della procura di Santa Maria Capua Vetere ottiene risonanza nazionale per aver fatto luce su quello che gli inquirenti considerano il più grande traffico illecito di rifiuti pericolosi fra Nord Italia, dove vengono prodotti, e Mezzogiorno, dove vengono scaricati. Secondo i pm campani a essere della partita era anche il geometra Carlo Valle, immobiliarista noto a Vicenza, fra abusi e illeciti vari, per l'indagine sulla piattaforma di smaltimento rifiuti di Marghera (nella foto la sede, n.d.r.). che la sua fallita Servizi Costieri ha ceduto a Ecoveneta (gruppo Maltauro), e da questa ad Aim. Ottobre 2009: una parte del tesoretto dei Lo Piccolo, una delle famiglie più potenti del Palermitano, viene sequestrata a Vicenza dalla Guardia di Finanza che sigilla le quote azionarie di quattro società venete, tre delle quali con sede nel capoluogo berico. A gestire le quote era Danilo Preto, già nel cda dei supermercati Sisa, amministratore delegato del Vicenza Calcio e nel board della fondazione del teatro civico della città del Palladio. Nel luglio 2010 la Nuova Venezia dà notizia di un clamoroso sequestro di rifiuti ferrosi nel porto veneziano. Nel mirino finiscono una ditta di Catania, che aveva fatto partire il carico, e "un'acciaieria di Vicenza", entrambe segnalate all'autorità giudiziaria per gestione di rifiuti non autorizzata.
Tutti episodi ricordati in una conferenza tenuta il 14 dicembre 2010 a Isola Vicentina da Enzo Guidotto, presidente dell'Osservatorio veneto sui fenomeni mafiosi. Che su VicenzaPiù del 4 ottobre 2008 ammoniva: «A Cosa Nostra conviene che ci sia disattenzione, che si sottovaluti la sua presenza. Qui l'attenzione dei media è minore. E il risultato è che ci si accorge troppo tardi del problema».
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