Lotta per il Jobs act francese e "pensioni anticipate" italiane, Langella: i comunisti sono con chi protesta
Giovedi 16 Giugno 2016 alle 16:05 | 1 commenti
Riceviamo da Giorgio Langella, Segretario PCdI Veneto e pubblichiamo
Martedì scorso, a Parigi, c'è stata una imponente manifestazione contro il jobs act francese. Naturalmente si hanno notizie prevalentemente solo degli scontri e della "guerriglia" messa in atto da manifestanti violenti. Le informazioni di lorsignori sono sempre le stesse: alcuni o tanti “antagonisti†fanno a botte con la polizia e tutto si riduce a quello. Chi partecipa alle manifestazioni, per “lorsignoriâ€, sbaglia perché protesta e non comprende la bellezza e la necessità delle "riforme" volute dal potere.
Di fatto si tralasciano le ragioni di una grandiosa protesta e del conflitto che sono conseguenti al rifiuto di adeguarsi alle imposizioni di un governo che, in Francia come in Italia, vuole ancora farsi chiamare "di sinistra" ma che si è schierato definitivamente con il capitalismo più retrogrado e la destra, facendo gli interessi di quel padronato che realmente comanda. E allora, di fronte alla protesta popolare, cosa si fa? Si fomenta il caos, si lancia quella "strategia della tensione" che conosciamo bene ... e qualsiasi protesta sarà considerata sempre e comunque violenta e dovrà essere condannata come contigua al terrorismo. Tutto rientrerà nella normalità grazie alla repressione in nome dell'ordine pubblico.
Da noi, nel nostro paese, dove i sindacati dovrebbero essere forti, al tempo della legge Fornero e del "nostro" jobs act non è successo praticamente niente. Nessuna protesta significativa. Qualche ora di sciopero più per apparenza che di sostanza. Solo dopo qualche tempo, in queste settimane, si lancia una campagna di raccolta firme per abrogare qualcosa di quelle leggi infami. La "piazza" non si è mossa, i lavoratori non si sono mobilitati né sono stati chiamati a protestare (e la cosa è, a mio avviso, voluta). C'è stata e, di fatto, persiste una pace sociale (una divisione concordata dei ruoli tra confindustria, partiti in parlamento e grandi sindacati, dove chi comanda sono sempre e solo i padroni) che porta fatalmente a quella sconfitta devastante generata dall'assenza del conflitto, dalla rassegnazione e dall'indifferenza. Un tragico adeguamento alle imposizioni del "pensiero unico" (che è, poi, quello di chi comanda).
Sempre due giorni fa, a Roma, c'è stato un incontro tra il ministro del lavoro Poletti e i maggiori sindacati per presentare la proposta governativa di "anticipo" della pensione. Le notizie che arrivano descrivono una situazione imbarazzante. In pratica, chi vuole andare in pensione prima (si ricordi bene che sono ultrassessantenni comunque che hanno spesso oltre quanranta anni di contributi versati) potranno accedere a un prestito da parte delle banche che dovranno restituire con i dovuti interessi una volta raggiunta l'età pensionabile. Si legge dall'ANSA che "la rata del prestito pensionistico per chi dovesse anticipare volontariamente l'uscita dal lavoro di 3 anni rispetto all'età di vecchiaia potrebbe arrivare al 15% della pensione per i vent'anni nei quali si ripaga il prestito". In pratica tolgono il dovuto ai lavoratori per gli interessi a chi concede il prestito.
La proposta sarà vagliata dai sindacati ma, aquanto si apprende dagli organi di informazione, le prime valutazioni dei dirigenti sindacali presenti all'incontro sono positive. Viene riportata questa dichiarazione della Camusso: “C’è una disponibilità del governo nell’entrare nel merito di alcuni aspetti. Il governo è più avanti sul tema delle pensioni che su quello del lavoro. Abbiamo due osservazioni: abbiamo bisogno di una visione di insieme, e abbiamo ribadito che il nostro obiettivo è andare a una modifica della legge Fornero. Non possiamo trascurare che ci siano delle novità positive, ovvero il fatto che non ci siano penalizzazioni, ma è ancora troppo poco per dire che siamo in una fase di conclusione delle nostre valutazioni. Speriamo che il confronto continui e produca dei risultatiâ€. Ma quali sarebbero le "novità positive"? E cosa vuol dire che non ci saranno penalizzazioni, se tutto si basa su un prestito che il lavoratore dovrà restituire con gli interessi probabilmente a istituti privati? Si vuole, forse, confondere la realtà per andare a un accordo che sarà comunqu penalizzante per chi vive del proprio lavoro? Non sarebbe più semplice mobilitarsi e lottare per la cancellazione della controriforma Fornero?
Su queste cose bisogna essere chiari e decisi: dare il pieno appoggio alla lotta dei lavoratori francesi, e criticare severamente chi, in Italia è ancora deciso di appoggiare le indegne controriforme di un governo che si dimostra sempre più asservito alla volontà dei padroni.
I comunisti sono con chi protesta, con chi non accetta lo stato di cose imposto da una classe dirigente attenta solo ai propri interessi individuali, con chi è convinto che il sistema spaventoso, ingiusto e corrotto nel quale siamo costretti a vivere non può essere riformato ma deve essere abbattuto, trasformato dalle radici.
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I comunisti sono con chi protesta.
L'estrema destra protesta.
Quindi i comunisti sono con l'estrema destra.
Non fa una piega e conferma che c'è della confusione a sinistra.