In attesa del video dell'assemblea dei soci BPVi traditi da Zonin, la lettera "animata" di un "cattolico qualunque" a Mons. Pizziol su azioni comprate da enti religiosi e bruciate anche dalle insolvenze di don Paolo Zanutel
Sabato 4 Febbraio 2017 alle 16:00 | 8 commenti
Pubblicato il 27 gennaio alle 23.21, aggiornato sabato 4 febbraio alle 16.00 con video qui proposto e annunciato davanti a Don Torta nell'assemblea odierna dell'Associazione "Noi che credevamo nella BPVi", che abbiamo trasmesso in diretta streaming su www.vicenzapiu.tv e le cui repliche saranno disponibili fra poco più di un'ora sullo stesso sito ma anche scaricando l'App gratuita VicenzaPiù Tv, come da informazioni di dettaglio qui riportate. A seguire, in serata, pubblicheremo su questo portale il video integrale dell'assemblea.
Reverendo Monsignor Beniamino Pizziol, sono un devoto cattolico e mi permetto di chiedere a Sua Eccellenza qualche minuto di attenzione per alcune mie povere osservazioni e per una semplice domanda finale a cui vorrei che Lei, dall'alto della sua Fede cristiana, desse una risposta che si richiami alla Carità e induca alla Speranza.
Ebbene io, almeno la domenica e le feste comandate, vado a Messa a Monte Berico, prego, ritiro una copia de La Voce dei berici, il Suo e nostro giornale, lasciando un obolo, piccolo per carità perché ancora non ho la pensione grazie al "problema" dell'allungamento dell'aspettativa di vita e anche se gli anni mi pesano. Quell'obolo lo aggiungo a quello, altrettanto simbolico, ma reale, che offro ai bisognosi Servi di Maria del Santuario di Monte Berico.
In attesa della pensione e sperando che la mia personale e non statistica aspettativa di vita mi consenta di vederne un numero sufficiente di rate, sto vivendo con gli ultimi risparmi, quelli, ben pochi, che mi sono rimasti dopo che il mio gruzzoletto di azioni della Banca Popolare di Vicenza vale ora 100 euro che, però, mi ha detto il mio amico direttore, quello che me le ha vendute a 62.500 euro, potrei magicamente trasformare in ben 9.000, se aderirò a quella cosa lì, che chiamano "transazione".
Per questa devo ringraziare, mi dice, Gianni Mion e Fabrizio Viola e penso che ora abbia ragione lui che prima mi raccontava quanto fosse bravo Gianni Zonin a far fruttare i miei soldi. C'è qualcuno, però, Reverendo Monsignore, che mi suggerisce che non dovrei accontentarmi di 9.000 euro, ma questi sono più di 100 e, se non aderiranno in tanti alla "transazione", mi dice sempre il mio una volta fidato direttore, rischio di rimanere con soli 100 euro.
Alcune volte, allora, poche per la verità Reverendo Monsignore perché pare che mai più avrò 62.500 euro per la mia vecchiaia, alcune volte dicevo, se la faccia che vedo mi fa sentire comunque più fortunato di lui, offro anche un panino caldo a uno dei giovani stranieri che girovagano disperati senza lavoro.
Loro, penso, sono stati richiamati dal mito di tutti quelli che li hanno preceduti perchè invitati a venire in questa terra per fare i lavori più duri e meno pagati o magari pagati in nero, ma pagati, e hanno attraversato il mare in tempesta su barche e gommoni di fortuna o attraversato frontiere sempre più murate per sfuggire a guerre e fame o anche solo, che peccato c'è?, per migliorare le proprie condizioni di vita.
Ma questi ragazzi e queste ragazze straniere ora si trovano qui, mal visti e senza prospettive, e allora offrire un panino quando posso fa bene a loro, ma, Monsignore lo confesso, fa stare meglio soprattutto me, che sono nato in questa terra, accogliente quando conveniva ai padroni del vapore ma respingente quando diventa una guerra fra poveri la sopravvivenza in tempi di crisi.
E alla crisi, quella generale, si è sovrapposto come un macigno il disastro della BPVi. Quello per cui io ora ho solo 100 o 9.000 euro ma padri, madri, nonni e nonne cominciano a fare più fatica, anche se non lo... confessano per dignità , a comprare a figli e nipoti quaderni e scarpe per andare a scuola, quella pubblica ovviamente.Â
Lei, Reverendo Monsignore, queste cose le sa e perciò alta si è levata la sua voce quando ha detto, parlando del crac della banca, che "i responsabili devono porre rimedio a tale dissesto e restituire il denaro" e, ne sono contento, pare che lo abbia confermato anche il Procuratore capo di Vicenza Antonino Cappelleri che i responsabili devono pagare anche con i loro beni. Â
Ma lei, monsignor Pizziol, lo sa cosa ha significato questo disastro non solo per le sue Anime ma anche per molti enti religiosi. Ho letto proprio qui e altrove che è costato un milione di euro direttamente proprio alla Diocesi tramite La Voce dei Berici, che pure si dichiara in crisi con i suoi giornalisti, due milioni e mezzo ai Servi di Maria del Santuario di Monte Berico e chissà quanti altri soldi ancora hanno perso conventi e congregazioni e anche parroci, sì anche ministri di culto e serve di Dio, così almeno li chiamavano una volta.
Ora, Reverendo Monsignore, non voglio discutere se sia giusto che la Chiesa povera di Cristo possa fare investimenti in azioni, ma voglio raccontarle che un fatto, anzi no, una serie di fatti mi hanno colpito.Â
Ho letto che un Istituto, il Carlo Baronio, di proprietà di un prete, Don Paolo Zanutel, e anche qui non Le chiedo cosa pensi Lei di un prete che ha proprietà di questo e altro tipo, tra società vive a altre chiuse, neanche fosse un finanziere di mestiere invece che un pastore di anime, da tempo non accoglie ma ospita centinaia di profughi a pagamento, oltre 30 euro al giorno per ognuno di loro, lo ha dichiarato lui su questo mezzo.Â
E Don, sì Don, Paolo lo farebbe, lo ha detto lui, per recuperare i soldi che mancano nei conti del suo, di proprietà , Istituto, perché sono diminuiti i ragazzi che si possono permettere di pagare una ricca retta nella sua scuola fatta per figli di papà o per giovani poco studiosi che scelgono la scuola privata sì, ma che riceve soldi dallo Stato.Â
Ma non è solo questo che ho letto.
Ho anche letto che questo prete, ministro di Dio e, quindi, servo di Dio, ha ottenuto dalla Banca Popolare di Vicenza, per la cura delle sue anime o per i suoi interessi, 11 milioni di euro che non sta restituendo a una Popolare disastrata perché..., perché non dovrebbe interessare a nessuno, mi scusi Monsignore.
Quei (troppi) soldi (mal) gestiti da un prete proprietario personalmente di attività non certo di preghiera, quei soldi non restituiti dove sono finiti, Reverendo Monsignore?
Di sicuro, questo, Lei mons. Pizziol, non lo sa.
Perciò dopo le mie povere osservazioni, ecco la mia domanda.Â
Non le fa male, Reverendo Monsignore, che, se enti religiosi avevano così tanti soldi "investiti" in opere di... bene verso chi ha depredato i poveri per dare ai ricchi, non le fa male che i soldi della Diocesi, de La Voce dei Berici, dei Servi di Maria, di conventi e congregazioni, di religiosi e religiose che si erano affidati alle cure finanziarie e poco santificatrici di Gianni Zonin, possano essere proprio quegli undici milioni, euro più, euro meno che Don Zanutel ha fatto fuori con i suoi affari?
A me fa molto male e allora mi chiedo, io pover uomo, perché dare ancora oboli a La Voce dei berici, ai Servi di Maria, alle parrocchie e alla suore che giocano a fare gli investitori con i soldi che qualcuno ha dato o donato loro perché ne facessero buon e cristiano uso, mentre finanzieri cinici e apparenti "colleghi" di culto (del denaro?) non vengono condannati, i primi, ma non una sola volta, dalle sue sante parole e i secondi da una liberatoria e purificatrice estromissione da una comunità di cui non devono più far parte!
A lode e gloria dei preti e delle suore vere.
Grazie della Sua pazienza, caro Beniamino, mi permetta l'abbraccio diretto finale.
Un cattolico vicentino qualunqueÂ
Monsignor Beniamino Pizziol, questa è una lettera che molti vicentini, nostri lettori e lettori altrui, Le vorrebbero scrivere ma che, devoti come sono a chi è in alto o di loro timorosi, non hanno la forza di scrivere. E allora, Monsignore, abbiamo provato a scriverla noi per loro, sicuri che Lei, dopo averla letta, saprà capirci, perdonarci e, magari, risponderci, anche non a parole ma con fatti coraggiosi, quelli di cui è stato Maestro un Signore, di cui Lei è di sicuro frequentatore più assiduo di noi.
La lettera di Un cattolico vicentino qualunque è poca cosa, forse, ma esprime un sentimento che, anche solo perchè "sentimento", merita di essere valutato.
Monsignor Pizziol coraggio, allora, e pensi a Papa Francesco
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