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Le popolari alle prese con pagelle Bce: il credito non riparte

Di Rassegna Stampa Domenica 1 Marzo 2015 alle 13:52 | 0 commenti

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E dopo la «pagella» di Francoforte sul capitale di Veneto Banca le medie popolari tornano sotto pressione. Sotto pressione, perché dopo le pesanti ricapitalizzazioni (820 milioni per Veneto Banca lo scorso anno, e 1,3 miliardi tra 2013 e 2014 per Popolare Vicenza) e la gigantesca pulizia sui bilanci 2014, tra svalutazioni e accantonamenti, con perdite per 650 milioni a Montebelluna e 497 a Vicenza, il giudizio sulla dotazione di capitale è un ulteriore elemento che delinea una partita sempre più difficile da giocare.

Perché, nel caso di Veneto Banca, ciò che colpisce degli indici patrimoniali chiesti dalla Bce, dopo l'analisi degli attivi fatta con i test 2014, non è tanto che l'istituto sia sotto la soglia del 10%. Con le vendite fatte o in arrivo delle controllate Ipibi e Bim, si salirà dal 9,7% al 10,4%, nel caso del Cet 1. Il punto è la comparazione dei dati tra le banche che hanno già pubblicato gli indici. Che va preceduta da una spiegazione preliminare. «Il Common equity Tier 1, o Cet 1 - spiega Ugo Rigoni, docente di economia degli intermediari finanziari a Ca' Foscari - è il capitale che una banca deve avere per fronteggiare i rischi immediati, collegati principalmente all'insolvenza dei debitori; Il Total capital è una misura di capitale per fronteggiare rischi complessivi, meno immediati». Il valore percentuale, nel caso del Cet 1, stabilisce il livello di fondi, tra azioni e utili reinvestiti, in proporzione al totale degli attivi di una banca, valutati rispetto al loro rischio, da detenere per garantire le attività da perdite. Ciò detto, se si mettono vicini i dati s'intuisce il salto dal 9% di Cet 1 chiesto ad Intesa o ad altre medie popolari come Sondrio o Bper, al 9,4% del Banco Popolare, al 9,5% di Unicredit e Ubi, fino al 10% di Veneto Banca. Così com'è intuitivo che quella soglia è una sorta di patente di sicurezza, una valutazione del rischio del portafoglio di attività, misurato con il patrimonio per metterlo in sicurezza. «Con un ulteriore elemento - dice Rigoni - al fianco della soglia: la dotazione con cui la si presidia». E cioé: non solo Veneto Banca deve avere il 10% invece del 9%, ma anche che a fronteggiare quel 10% sta un patrimonio reale del 10,4%, contro, per esempio, il confortevole 13,6% con cui Intesa fronteggia il suo 9%. Dopo i numeri di Montebelluna, ora l'attesa è tutta sulla comunicazione degli indici chiesti a Vicenza. I test Bce e i bilanci, con conclusioni su binari paralleli con Veneto Banca, portano ad attendersi numeri simili. «Non mi sento di far previsioni - replica cauto Rigoni -. Aspettiamo i numeri». Comunque sia, i numeri di Veneto Banca aprono un'ulteriore domanda. Se la valutazione della rischiosità sia il risultato di un credito non sempre oculato, che poi è la linea delle ispezioni di Bankitalia di due anni fa con il corollario ora di inchieste e blitz della Finanza, o di una vigilanza che penalizza le banche commerciali. O forse di entrambe. «Difficile stabilire il peso di quantità e qualità - sostiene Rigoni -. Sono condivisibili le obiezioni che la vigilanza europea pesi più i rischi dell'attività tradizionale che quelli, tutt'altro che leggeri, della finanza. Ciò detto, le banche non possono aggrapparsi solo a questo. E non vedo all'opera intenti punitivi». Resta l'altra obiezione. Che con le sue regole restrittive di capitale, la Bce scoraggia la ripresa del credito che sostiene con la liquidità. Una linea esposta compiutamente un mese fa dalla Popolare di Vicenza nel report consegnato al Senato, nell'audizione del presidente Gianni Zonin. Lì Bpvi difende gli 11,5 miliardi di nuove erogazioni negli ultimi 4 anni (4,6 in Veneto). Con una tabella che lega il capitale d'uscita delle banche dai test Bce alla loro politica sul credito. In breve, chi ha chiuso i rubinetti è uscito senza problemi. Con un monito sulla ripresa del credito di fronte alla liquidità della Bce. «L'inasprimento dei livelli di patrimonializzazione - dice il report - va nella direzione opposta rispetto all'auspicio di un incremento del credito». Perché, dice il report, patrimoni più alti si ottengono in tre modi: o con guadagni reinvestiti, che le banche nella crisi non fanno; o con aumenti di capitale sempre più difficili da chiedere ai soci, che non vedono dividendi; o con il taglio del credito: «L'ulteriore riduzione degli attivi a rischio - dice il report -, appare l'azione più rapida per garantire i livelli di patrimonializzazione chiesti». L'esito finale è chiaro: «Appare probabile», dice il report, che tra poca domanda e richieste Bce sui patrimoni «non vi sarà, nonostante la disponibilità di liquidità, l'auspicata crescita del credito al sistema imprese».

di Federico Nicoletti, da Il Corriere del Veneto


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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