Langella: Sergio Marchionne, il "bugiardino" della Fiat
Sabato 22 Settembre 2012 alle 11:37 | 0 commenti
Giorgio Langella, Segretario generale PdCI FdS - Qualche tempo fa l'ineffabile Marchionne aveva più volte dichiarato che la Fiat non voleva finanziamenti dallo Stato. Anzi, aveva detto che l'azienda da lui diretta non aveva mai ricevuto un euro di soldi pubblici. Queste affermazioni sono contestate dai calcoli realizzati dall'Ufficio studi della CGIA di Mestre che stimano come la Fiat, dal 1977, avesse ricevuto ben 7,6 miliardi di euro dallo Stato sotto varie forme. I numeri "sparati a caso" dal grande manager vengono cancellati dalla realtà di un'analisi seria.
Ieri, comunque, il ricco amministratore delegato della Fiat ha "fatto notare" al ministro Passera (in visita in Brasile) che la Fiat va bene in Brasile perché là può accedere a finanziamenti e agevolazioni fiscali. E rincara la dose affermando che "per lo stabilimento nello stato di Pernambuco, in corso di costruzione, la Fiat riceverà finanziamenti fino all'85% su un investimento complessivo di 2,3 miliardi di euro. A questi si aggiungeranno benefici di natura fiscale, quando sarà avviata la produzione di automobili, per un periodo minimo di 5 anni".
Così Marchionne smentisce se stesso, chiede soldi allo Stato e dichiara la propria incapacità a far funzionare un'azienda come la Fiat senza aiuti pubblici. In un colpo solo.
Ma con i soldi dei contribuenti sono capaci tutti di fare i "grandi manager". Oggi ci sarà l'incontro tra governo e alti vertici Fiat per "capire" perché la Fiat cancella i propri investimenti promessi al tempo delle vertenze di Pomigliano e Mirafiori. All'epoca venivano promessi da Marchione e dai proprietari della Fiat 20 miliardi in cambio dell'accettazione, da parte dei lavoratori, di un contratto capestro che limita e cancella molti dei diritti esistenti e aumenta orario e carico di lavoro in catena di montaggio a livelli insopportabili. Adesso la Fiat "vuole" soldi pubblici (cioè nostri). Userà , al solito, l'arma del ricatto occupazionale. E il governo Monti che fa? Chiede spiegazioni.
La vicenda Fiat sta confermando, dopo le tante privatizzazioni di questi ultimi decenni rivelatesi disastrose per i contribuenti, che non sia vero (almeno non sempre) che il "privato" sia migliore del "pubblico".
A questo punto, anche per non scadere nel ridicolo, si dovrebbe pretendere dalla Fiat serietà , coerenza e competenza a partire dal "grande manager" Sergio Marchionne. Il governo intervenga pure, faccia di tutto per garantire il lavoro negli stabilimenti italiani, metta i diritti dei lavoratori della Fiat davanti a tutto. Ma lo faccia con serietà , senza elargire soldi pubblici a quei ricchi incapaci che posseggono la Fiat. Metta sotto stretto controllo pubblico la Fiat. Lo Stato non sia più un generoso elargitore di denaro ai privati ma diventi protagonista, controllore e anche proprietario delle aziende che usufruiscono di finanziamenti pubblici. Non ci si può più fidare di personaggi come l'amministratore delegato e i "giovani rampolli" della famiglia Agnelli. Chi merita fiducia sono solo i lavoratori e quei sindacati (in primo luogo la FIOM) che hanno sempre combattuto il cosiddetto "metodo Marchionne".
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