Langella (fdS): Non lasciamoli soli. Fiat, una questione anche di dignità nazionale
Domenica 19 Dicembre 2010 alle 14:21 | 0 commenti
Giorgio Langella, FdS - La situazione della Fiat a Torino è molto grave. È grave anche perché non c'è la dovuta tensione e attenzione da parte, soprattutto, delle organizzazioni politiche che si definiscono progressiste. Il sindacato è diviso, la Fiom che resiste alle imposizioni aziendali è sotto attacco, il dibattito su quello che sta succedendo sembra confinato agli "addetti ai lavori". Invece, quanto succede alla Fiat, dovrebbe interessare tutti dal momento che dal confronto in atto tra padroni e lavoratori può uscire qualcosa che modificherà i rapporti di lavoro di chiunque in tutta Italia.
L'accordo proposto-imposto da Marchionne durante le trattative è durissimo. Cancella diritti conquistati con grandi sacrifici senza che questo possa influire minimamente sulla situazione della Fiat. Aumentare il turno a 10 ore, diminuire le pause in catena di montaggio, spostare la pausa mensa a fine turno servono a vendere più automobili? E instaurare un sistema, come chiede Marchionne, che sancisca l'ineleggibilità per i sindacati che non firmano il contratto serve a produrre meglio? E poter licenziare chi sciopera è necessario per migliorare i rapporti di lavoro? No. Queste sono solo scelte e imposizioni che servono a decretare il potere assoluto del padrone e un disprezzo per i diritti e le leggi dello Stato. Con queste "regole" si vuole stabilire che leggi e Costituzione devono restare fuori dai cancelli della fabbrica. Dentro esisteranno solo le regole del padrone.
La partita tra Marchionne e Fiom è, quindi, importante non solamente per chi lavora alla Fiat, ma per tutti i lavoratori, di qualsiasi categoria. Per questo è fondamentale stringersi intorno a chi lotta, unire le forze e tentare di battere il tentativo reazionario di portare indietro le lancette dell'orologio della storia. Ci vogliono convincere che la "modernità " sia sinonimo di minori diritti, di tagli salariali, di ritmi di lavoro sempre più duri. La modernità non è "chinare la testa" e subire. Modernità è progresso. E progresso non vuol dire guadagni enormi per i padroni ma migliori condizioni di lavoro e maggior benessere per tutti i lavoratori.
Noi comunisti riteniamo che ci sarebbe bisogno di un grande movimento di lotta organizzato, compatto, deciso e diffuso in ogni parte d'Italia. Chiediamo a tutte le forze politiche di sinistra di operare in tal senso. Non si può restare alla finestra a guardare e "vedere l'effetto che fa". Questo attacco padronale ai diritti dei lavoratori va contrastato e combattuto da ognuno in prima persona.
Secondo la migliore tradizione dei comunisti italiani, chiediamo alle organizzazioni sindacali e alle forze politiche di sinistra vicentine di promuovere iniziative a favore dei lavoratori di Torino che stanno lottando nonostante tutte le difficoltà . Quei lavoratori che, firmando in massa la petizione che chiede l'investimento promesso dalla dirigenza della Fiat senza la cancellazione dei diritti fondamentali e partecipando a centinaia alle manifestazioni davanti ai cancelli della fabbrica, dimostrano l'intenzione di non cedere ai ricatti padronali e di voler difendere la loro fabbrica da un inevitabile declino.
Non possiamo attardarci nelle polemiche su chi è o sarà il "leader migliore" o su quante poltrone si potranno occupare in un prossimo futuro. Non c'è tempo. Oggi è tempo di lottare e c'è bisogno di unità . Non possiamo lasciare soli i lavoratori di Torino altrimenti saremmo noi tutti a restare soli e ad essere sconfitti.
Giorgio Langella
Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della sinistra di Vicenza
PS: da un articolo del Corriere della Sera di oggi si legge, a pag. 29 "Sergio Marchionne, l'amministratore delegato della Fiat che ha messo sul tavolo la revisione delle regole di governance delle fabbriche, tornerà dagli Stati Uniti domani. L'attesa era che la partita si chiudesse entro Natale ma le cose sembrano complicarsi. L'incontro previsto martedì tra lui e il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia non è stato ancora confermato e si moltiplicano le voci di un irrigidimento degli investitori americani." Cosa significa? Vuoi vedere che non è la Fiat ad avere acquisito la Chrysler ma che è esattamente il contrario ... in questo caso la lotta della Fiom e dei lavoratori della Fiat (da Pomigliano a Torino) è anche una lotta di dignità nazionale. Non possiamo far finta di nulla.
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