Langella (FdS): Marchionne e soci hanno rotto le trattative, prendiamoci la Fiat!
Venerdi 3 Dicembre 2010 alle 18:15 | 0 commenti
Giorgio Langella, Federazione della Sinistra - Oggi alle 13.15 la Fiat ha rotto le trattative con i sindacati sul futuro di Mirafiori. La delegazione dei padroni, che ad ogni incontro continua a voler imporre sempre maggiori limitazioni ai diritti dei lavoratori, ha fatto sapere che "non esistono le condizioni per raggiungere un'intesa sull'investimento". Verrebbe da dire "come volevasi dimostrare". Marchionne e la Fiat hanno sempre mentito. Il loro obiettivo era ed è quello di abbandonare l'Italia.
 Nonostante tutti i soldi (nostri) che hanno ricevuto da decine di anni a questa parte, nonostante gli incentivi che gli sono stati loro elargiti (e che pesano sempre e comunque sui cittadini), nonostante l'accettazione dell'intesa (imposta) di Pomigliano da parte di CISL e UIL. Oggi è tutto chiaro: vogliono chiudere la produzione in Italia e cercano un pretesto qualsiasi per farlo.
A questo punto, un governo serio dovrebbe costringere la Fiat a rispettare le promesse, la costituzione e i lavoratori. Dovrebbe impedire a questi padroni arroganti, che hanno usufruito di privilegi "gentilmente" concessi loro dallo Stato, di fare ciò che vogliono. E, invece, il governo Berlusconi è troppo impegnato a mandare in vacanza i parlamentari fino al 14 dicembre per non essere messo in minoranza prima del voto di "fiducia". In questo vuoto di idee e di progetto, in assenza di una qualsiasi politica di sviluppo industriale, il ministro Sacconi si limita a fare appello alla responsabilità delle parti per il "bene comune". Genericamente chiede a "tutte le parti" di essere "responsabili". Lo fa senza disturbare troppo il "grande manovratore" Marchionne, del quale ha sempre approvato e condiviso le scelte. Sussurra a bassa voce, col capo chino e il cappello in mano.
Noi non ci stiamo! Non è così che si governa un paese. Non è così che si può uscire da una crisi che è stata creata dagli stessi padroni che, oggi, chiudono le fabbriche e scappano all'estero. Vogliamo avere indietro i soldi che sono stati dati loro perché sono soldi nostri. Pretendiamo che la Fiat venga costretta a investire seriamente in ricerca e sviluppo. Continuiamo a lottare perché si mantenga in Italia la produzione ed esigiamo che l'ipotetico piano industriale della Fiat (che, evidentemente, è anch'esso qualcosa di inesistente) sia discusso e concordato con le parti sociali senza ulteriori aggravi per i lavoratori.
Se così non fosse sarebbe giusto pensare di prendersi la Fiat, di farla diventare un "bene comune", una proprietà sociale dei cittadini che pagano le tasse. Chiediamo un governo che sia dalla parte di chi lavora. Solo così si potrà impedire a Marchionne e soci di continuare nell'opera di sistematica distruzione dell'industria manifatturiera italiana.
Il lavoro non può essere considerato una merce. Tanto meno non può essere scambiato con la limitazione dei diritti costituzionali. Vogliamo ricordare che la nostra Costituzione è stata costruita anche dai lavoratori che, nel 1945, difesero le fabbriche dai nazi-fascisti nonostante la fuga dei padroni in posti sicuri. Oggi le fabbriche non devono diventare un territorio "franco" dove i diritti possano essere cancellati dai capricci di qualcuno.
Giorgio Langella
Partito dei Comunisti Italiani - Federazione della sinistra di Vicenza
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