Indesit chiude a Refrontolo (paese di Zaia) e va a sud
Domenica 13 Giugno 2010 alle 18:54 | non commentabile
Giorgio Langella - Qualche giorno fa il consiglio d'amministrazione di Indesit Company annunciava di aver varato un piano "per il consolidamento della presenza industriale in Italia", prevedendo investimenti per 120 milioni per "innovazione di prodotto e processo". Il primo risultato del piano è, a quanto si apprende, la chiusura degli stabilimenti di Brembate (Bergamo) e di Refrontolo (Treviso), "il paese di Zaia" come recitano i titoli dei giornali. Circa 500 lavoratori perderanno il posto di lavoro. La chiusura dovrebbe avvenire all'inizio del quarto trimestre 2010. Tra poco, quindi. Si precisa che non è un trasferimento della produzione all'estero, ma un potenziamento dei poli industriali Indesit nel centro-sud d'Italia. Questa è comunque e sempre delocalizzazione.
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia ha dichiarato: "E' incomprensibile la scelta del consiglio d'amministrazione della Indesit Company di chiudere gli stabilimenti del nord Italia, compreso quello di Refrontolo in provincia di Treviso. Non capisco le presunte ragioni di una riorganizzazione della produzione che taglia fuori un territorio, una comunità , con cui si è contratto un debito importante". Lo ha detto subito, qualche giorno fa, appunto ... poi, a quanto risulta, più nulla.
Ora, ci troviamo davanti alla solita manovra padronale che fa pagare sempre e comunque ai lavoratori e alla comunità le vere o presunte ristrutturazioni aziendali. L'obiettivo è sempre lo stesso, tentare di guadagnare di più pretendendo sacrifici da parte di chi lavora (la chiamano "razionalizzazione"), magari ottenendo anche qualche finanziamento pubblico.
E il presidente della regione, invece di intervenire in maniera decisa e di impedire, nelle sue possibilità , l'arroganza imprenditoriale della Indesit, si limita a qualche dichiarazione di circostanza. Non comprende, non capisce ...
Ma la Lega, che è al governo della regione da tempo ormai immemorabile, non si è mai accorta di quello che stava succedendo? Dov'era in questi anni di progressivo declino industriale del nostro territorio? Perché ha sempre lasciato fare? Non ha usato il proprio potere a favore dei lavoratori, si è sempre limitata a fare qualche protesta verbale, una dichiarazione di tanto in tanto. Prende atto della situazione. Non agisce, anzi, quando sindacati o altre forze politiche fanno qualcosa è la prima a condannare la giusta protesta. Quante volte abbiamo sentito dire da esponenti della Lega che l'emergenza occupazionale è colpa degli immigrati che ci rubano il lavoro. In questo caso, la colpa è dei "terroni"?
È facile protestare a parole e, quando si ha il potere, lasciare che i padroni facciano quello che vogliono. Sta accadendo anche con la FIAT a Pomigliano. Il ministro Calderoli, attaccando la FIOM perché non firma un accordo che cancella normali diritti individuali dei lavoratori, avvalla l'arroganza di Marchionne e "soci".
Rendiamocene conto, la Lega (che governa sia a Roma come a Venezia da tantissimo tempo) sta dalla parte di chi chiude le fabbriche, di chi licenzia, di chi specula, di chi ricatta i lavoratori con lo spettro della disoccupazione. La Lega è responsabile dell'emergenza occupazionale che colpisce il nostro territorio e l'intero paese. Una Lega di lotta e di governo? Ma quando mai! È solo un partito che obbedisce e amministra un potere che è saldamente nelle mani di altri.
Giorgio Langella
(segr.prov. Partito dei Comunisti - Federazione della Sinistra - Vicenza)