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Il vizio della spartizione

Di Redazione VicenzaPiù Venerdi 8 Giugno 2012 alle 12:17 | 0 commenti

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Riceviamo da Giorgio Langella segretario provinciale PdCI FdS e pubblichiamo
Ormai è certo: questi continuano nel loro vizio. Parliamo dei sedicenti "politici" che occupano le istituzioni. In queste ultime ore hanno "salvato" il molto (dis)onorevole De Gregorio votando contro la richiesta della Magistratura di arresto cautelare. Un voto a stragrande maggioranza che evidenzia una volontà trasversale di auto-assoluzione costi quel che costi. Non solo, hanno patteggiato tra quasi tutti i partiti che siedono in parlamento la spartizione delle nomine all'Agcom e alla Privacy.

Prima hanno chiesto i curriculum dei candidati e poi li hanno messi da parte, non li hanno neppure letti. Tanto si sapeva che ... una poltrona a me, una a te, una all'altro ... e tutti sarebbero stati soddisfatti. Una fetta di potere garantita alla corrente di Tizio o agli amici di Caio. Niente a che fare con la professionalità. Ci mancherebbe ... l'importante è occupare ogni posto, ogni sgabello, ogni anfratto delle istituzioni.
Queste scene, indegne di un paese civile, non dimostrano il "potere" dei partiti ma la loro assenza. Il loro disfacimento. Da troppi anni le grandi organizzazioni politiche popolari, quelle presenti nel territorio, quelle che riuscivano a parlare con i cittadini e interpretare i loro bisogni, non ci sono più. Sono sparite sostituite da comitati elettorali e gruppi di affaristi che si sostengono l'un l'altro. La battaglia politica è diventata un continuo contrattare posti e carriere. Gli ideali sono considerati "il vecchio" che deve essere superato da una "modernità" fatta di cinismo e corruzione. Bisogna porre un freno. Si ritorni presto al voto. Perché continuare a vedere i "nominati" dagli apparati che salvano chi dovrebbe andare in galera in cambio (magari) di una poltrona migliore, non farà altro che aggravare il degrado morale che sta distruggendo e umiliando il paese.
Enrico Berlinguer diceva: "I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti". Era il 1981 e il segretario comunista poneva la questione morale al centro del dibattito politico. Fu, per questo, osteggiato da chi comandava. Dalla DC, ma soprattutto da Craxi che stava impostando un modello di governare che ha avuto fedeli seguaci in Berlusconi e soci.
Berlinguer aveva visto bene quello che stava succedendo. Da comunista aveva analizzato e interpretato la realtà. Diceva verità scomode. Affermava anche che la passione politica (quella passione propria dei comunisti italiani dei quali era il segretario) avrebbe potuto salvare l'Italia. La sua convinzione era che i partiti avessero degenerato e che questa fosse l'origine dei malanni d'Italia. Quello che paventava è puntualmente accaduto peggiorato dalla trasformazione dei partiti in "altro". In comitati di affari senza (o con scarsa) organizzazione. Per questo sempre meno controllabili e arroccati nelle loro torri di avorio. Oggi, vedendo il disastro al quale ci hanno costretto le stanche oligarchie che governano il paese, non possiamo che far tesoro della lezione di Berlinguer e, almeno, tentare di cambiare strada. Dobbiamo averne memoria quando (e se) potremo esprimere un voto.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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