Il Sole 24 Ore: Gianni Zonin e il crac a sua insaputa
Mercoledi 14 Dicembre 2016 alle 10:13 | 0 commenti
 
				
		La crisi, l’Europa cattiva delle regole e i direttori della “sua†banca . Sono loro per Gianni Zonin i colpevoli del dissesto della Vicenza su cui ha regnato per quasi 20 anni. Tutto come se Gianni Zonin abbia avuto solo un ruolo di rappresentanza dentro la banca che ha presieduto per 4 lustri. Possibile? Nel diritto la forma è sostanza e tutta l’autodifesa dell’ex dominus gioca su questa linea. I crediti dati a chi non era palesemente in grado di rimborsarli? Lui non c’entra, c’era la direzione crediti a deliberare. La svalutazione del titolo fino ad azzerarlo? È accaduto per la severità della Bce e poi c’era la perizia del tecnico indipendente a certificare la bontà del valore della banca.
I famosi finanziamenti baciati,  correlati cioè all’acquisto di azioni? Faceva tutto l’ex direttore  Samuele Sorato e l’ex vice direttore Giustini all’insaputa del Cda e  quindi del   presidente. Che non a caso scoperto l’arcano ha subito  messo alla porta il top manager. La sostanza per Zonin pare non avere  posto alcuno. E la sostanza,al di là del duello formale su cavilli e  deleghe varie  che vedrà impegnato l’ex padre-padrone contro la sua  stessa banca e i suoi direttori citati a giudizio, è quella di un crac  colossale. Un istituto crollato bruciando  6 miliardi di valore  azionario in un falò che ha coinvolto oltre 100mila soci e che lascia  come  eredità un grave  malato. Che nonostante oltre 3 miliardi di  perdite in meno di tre anni viaggia ancora con un cumulo di prestiti a  rischio di rientro che valgono tuttora quasi 5 miliardi, il 22%  dell’intero portafoglio. Ma per Zonin poco importa. Lui ha ribadito  ieri, dopo l’ok dell’assemblea all’azione di responsabilità , che «ha  operato in tutti questi anni con dedizione, correttezza e onestà e ..  con la distribuzione ai soci per 17 anni sotto la mia Presidenza di  consistenti utili». Peccato che le perdite per oltre 3 miliardi abbiano  vanificato del tutto i mirabolanti utili, dato che valgono da soli più  del doppio dei profitti fatti in 17 anni.  Zonin può replicare che sono  avvenute in buona parte sotto la nuova gestione. Vero sul piano formale,  ma la sostanza dice che quelle perdite sono il frutto della pulizia  delle sofferenze e degli incagli tenuti per anni (sotto la sua  presidenza) in bonis quando erano invece da svalutare.  Potrà replicare  che non era lui che redigeva il bilancio. E si potrebbe continuare  all’infinito. Non partecipava al processo di erogazione dei prestiti?  Strano, dato  che per i crediti erogati dalla banca a se stesso e alla  sua famiglia (41 milioni di euro) l’organo deliberante è stato il Cda  che Zonin stesso presiedeva. E sarà una mera coincidenza, ma perché  girare pochi mesi dopo la sua uscita dalla banca le sue quote di  capitale nell’accomandita di famiglia ai tre figli, spossessandosi di  ogni  bene patrimoniale?  Un passaggio generazionale si dice. I guai  della Vicenza e la causa in arrivo non c’entrano davvero nulla?
Di Fabio Pavesi, da Il Sole 24 Ore
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