Il sindaco Achille Variati dismette la fascia tricolore e indossa le vesti di politico di parte
Martedi 26 Aprile 2011 alle 14:53 | 0 commenti
Il sindaco Achille Variati dismette la fascia tricolore e indossa le vesti di politico di parte. Il piccolo problema è che non lo fa, com'è legittimo e normale, in occasione di una polemica (magari giornalistica) contro gli avversari di destra, come se ne fanno tante. Lo fa nella solenne cornice delle celebrazioni del 25 aprile, giorno della Liberazione dai nazifascisti. Ieri nella tradizionale cerimonia di commemorazione, il primo cittadino ha preso la parola e per l'intero suo discorso ha attaccato la proposta della Giovane Italia, l'associazione giovanile del Pdl, di cambiare il nome del Museo del Risorgimento e della Resistenza espungendo questo secondo nome e sostituendolo con "concordia nazionale".
Un'iniziativa di «neofascisti» definita «offensiva, patetica, oscena». E giù con una disamina stizzita sulla divisione «tra chi aveva ragione e chi aveva torto», rivendicando il valore assoluto di una ricorrenza e della mitologia resistenziale. Insomma: vietato mettere in discussione l'epopea fondatrice della Repubblica e della sua Carta costituzionale. Pena la scomunica in pompa magna.
Ora, questi tentativi di erodere la già erosa condivisione della memoria sono francamente patetici. Sarebbe tempo che questi nostalgici giovanotti prendessero atto che l'Italia repubblicana, piaccia o no, è nata da una guerra civile che ha visto vincere, pur con tutti i suoi limiti e il "protettorato" Usa, un regime democratico. Ma è appunto perché siamo, o dovremmo essere, una democrazia che esiliare le opinioni anche abissalmente diverse dalla propria fuori dall'alveo delle idee ammesse, come ha fatto Variati («vengano con noi», come se fossero fuori dal recinto istituzionale), significa tradirne i principi. In uno Stato democratico tutti devono poter pensare e dire quello che vogliono, anche le cose più aberranti. Il sindaco, invece, non solo ha lanciato un anatema savonaroliano, ma per scagliarlo ha per giunta strumentalizzato una festività ufficiale, di tutti. E non ci si venga a giustificare puntando il dito contro i politici Pdl assenti, perché anche nel Pd e nella sinistra l'assenteismo sul palco (ruoli istituzionali a parte, n.d.r) è stato pressocchè totale, eccezion fatta per la deputata Daniela Sbrollini. E allora perché tanto livore da parte di Achille? Ci viene un dubbio: non è che per caso il capo della giunta ha sfruttato un momento ad alto tasso di retorica alzando esageratamente i toni per scacciare i sospetti, riportati soprattutto dal nostro giornale, di melliflue trattative sottobanco proprio col Pdl?
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.