Il processo Marlane Marzotto inizia con la testimonianza di Luigi Pacchiano
Venerdi 28 Settembre 2012 alle 20:42 | 0 commenti
Giorgio Langella, Segretario regionale PdCI FdS - Venerdì 28 settembre 2012, ore 18 circa, finalmente Luigi Pacchiano risponde al telefono. Sono ore che il suo cellulare risulta irraggiungibile. Luigi è un ex operaio della Marlane-Marzotto che si è ammalato di tumore. È uno dei sopravissuti. Ce l'ha fatta. Luigi è quella persona che ha iniziato oltre 15 anni a lottare (da solo) perché fosse fatta verità e giustizia per i lavoratori della Marlane che si erano ammalati e per le decine che erano morti di tumore.
Oggi Luigi Pacchiano ha testimoniato, per oltre 6 ore, al processo che vede imputati 13 dirigenti e padroni della Marlane, della Lanerossi e della Marzotto. Sono accusati di lesioni gravi, omicidio colposo plurimo e disastro ambientale. Il processo che si svolge al tribunale di Paola è, quindi, iniziato. Sembrava non dovesse farlo mai tante sono state le eccezioni, i cavilli, i rinvii delle udienze. Invece, a distanza di oltre 17 mesi da quella che doveva essere la prima udienza e dopo che, ancora oggi, gli avvocati difensori avevano presentato ulteriori eccezioni per farlo rinviare ancora, la corte ha respinto ogni richiesta dilatoria e ha dato inizio al processo vero. Luigi Pacchiano ha testimoniato rispondendo a tutte le domande, chiarendo, emozionandosi, ricordando, ripercorrendo con la memoria il calvario che lui e tante decine di operai e famiglie sono stati costretti a subire. Luigi, al telefono, era soddisfatto. Moderatamente, come sempre. Troppi anni di attesa lo rendono prudente. Altre persone presenti al processo raccontano di una testimonianza lucida, seria, puntuale. "Straordinaria", dice Francesco Cirillo uno dei protagonisti della lotta della Marlane-Marzotto.
Con la testimonianza di Luigi Pacchiano, oggi è finalmente iniziato il processo per quello che è successo alla Marlane-Marzotto. Fatti che devono essere portati a conoscenza di tutti. Alla Marlane le condizioni di lavoro erano indecenti. Anche nello stabilimento di Praia a Mare, come all'ILVA o alla Tricom o all'Eternit, lavorare ha significato mettere in discussione il diritto alla salute. Quelli sono solo alcuni esempi del ricatto (se vuoi lavorare devi accettare qualsiasi pericolo) che "lorpadroni" hanno fatto (e fanno) in tante, troppe, situazioni. Un ricatto, mitigato forse apparentemente dalla benevolenza padronale di "concedere il lavoro" e da una dose di fatalismo, che deve essere rifiutato. Un ricatto reso ancora più odioso dalle condizioni di assenza di lavoro in un territorio come quello calabrese.
Finalmente è stata fatto un calendario delle udienze. Saranno sei, una ogni due settimane, fino a fine anno. Il pericolo di ulteriori rinvii sembra scongiurato.
Finalmente si vede uno spiraglio nel buio di un processo infinito e tenuto nascosto. Finalmente i lavoratori che, lavorando alla Marlane, si sono ammalati e sono morti cominceranno ad avere un volto e un nome anche per chi in tutti questi anni è stato indifferente. Il percorso è solo iniziato. La lotta per conoscere la verità ed avere giustizia sarà ancora lunga e faticosa. Ma oggi c'è qualche speranza che le responsabilità vengano alla luce e siano punite con giustizia.
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