Il problema della povertà è internazionale, Usb: serve una svolta del sindacato
Giovedi 12 Aprile 2012 alle 08:52 | 0 commenti
 
				
		Luc Thibault, Delegato R.S.U Greta Alto Vicentino Ambiente Unione Sindacale di Base - Ieri avete pubblicati dei dati sulla Greca e l'infanzia. Grecia, Spagna, ma anche Francia le cose non vanno tanto "bene". Possiamo essere sicuri, che dopo il "grande circo elettorale", dopo le "promesse" di un "cambiamento" arriverà un nuovo piano per "stringere di nuovo la cintura". Ma ritorniamo al presente.
Un rapporto pubblicato sull' Observatoire National de la pauvreté et de l'Exclusion Sociale (Francia) scorso mostra l'entità del danno fatto dal sistema capitalista in Francia. Oltre 11 milioni di persone sono colpite dalla povertà o dall'emarginazione. Questa povertà in forme diverse è aumentata in Francia dalla metà degli anni 2000.
Le conseguenze  della crisi 2008-2009 sono "pesanti, molteplici e diluite nel tempo",  sottolinea l'Osservatorio Nazionale sulla povertà e l'emarginazione  sociale (ONPES) nella sua relazione 2011-2012. I dati disponibili  partono dal 2009, dunque sottostimati rispetto la drammatica realtà di  oggi: 11, 2 milioni di persone sono state colpite sia dalla "povertà  monetaria" sia per "gravi privazioni materiali" sia per "una bassa  intensità di lavoro". Tra questi, 700.000 persone cumulano i tre  indicatori.  Considerando i dati INSEE (Institut National de la  Statistique et des Etudes Economiques) il tasso di "povertà monetaria"  coinvolge il 13, 5% della popolazione: 8, 2 milioni di persone vivevano  così nel 2009 con meno di 954 euro.
Quasi due milioni di persone  vivevano con meno di 640 euro al mese, cioè il 3, 3% della popolazione,  in netto aumento rispetto al 2005.
Questa progressione della povertà è  secondo l'organo ufficiale, "in connessione con il generale aumento  della disuguaglianza del reddito ai due estremi della distribuzione"  della ricchezza.
 L'ONPES richiama l'attenzione su dei settori  particolarmente vulnerabili: famiglie monoparentali (quasi il 30% dei  poveri), giovani (22, 5%) o le donne più anziane (15%). L'organismo  ufficiale rileva inoltre che "avere un lavoro non è più una condizione  sufficiente per superare la soglia di povertà", l'occupazione è  diventata scarsa e precaria (disoccupazione, tempo determinato,  interinale, part-time). Questi dati mostrano come il problema non è  greco, spagnolo o francese, ma internazionale e che la soluzione a  questa situazione deve essere internazionale. Si possono gestire insieme  gli affari del capitale e gli enormi danni che provoca? No!
Gravissimo  è il giudizio positivo espresso dalla segreteria nazionale della Cgil,  che ormai senza bussola, accodandosi a Cisl e Uil ed appiattendosi sulle  posizioni del PD, abbandona qualsiasi critica alla politica del governo  Monti: non ci sono più alibi per chi pensa ancora che queste  organizzazioni sindacali possano rappresentare gli interessi di chi  lavora.
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