Il modello Marchionne-Fiat piace a 6 aziende su 10 nel Nordest: il Ccnl è un freno all'attività
Venerdi 14 Gennaio 2011 alle 03:01 | 0 commenti
Da ieri, giovedì, alle 22 alla Fiat di Mirafiori si vota per il nuovo contratto sottoscritto da tutti i sindacati meno la Fiom Cgil e i Cobas. Il Si appare sofferto ma scontato a detta degli osservatori perché un No vorrebbe dire per Marchionne (confortato dalle dichiarazioni in Germania del premier Berlusconi) deviare gli investimenti all'estero e per i lavoratori non avere prospettive.
Il modello Mirafiori, che segue quello Pomigliano, che pure secondo i firmatari non avrebbe avuto repliche, prende ora piede nell'immaginario collettivo anche degli imprenditori del Nordest: per sei imprese su dieci del Triveneto, infatti, i contratti collettivi nazionali (a Pomigliano e Mirafiori cancellati dai nuovi accordi) sono un freno all'attività .
Il 68% delle imprese, poi, vorrebbe seguire la "via Marchionne" passando direttamente alla contrattazione di secondo livello per rilanciare l'attività .
Il campione esaminato da Panel Data comprende 800 imprese di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, per la maggioranza delle quali è necessario rivedere i livelli di retribuzione fissati dai contratti nazionali parametrandoli a alcuni criteri di produttività e competenza.
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