Il governo Monti è proprio un governo di tecnici?
Sabato 24 Dicembre 2011 alle 22:07 | 0 commenti
Di Giorgio Langella, segretario provinciale del PdCI FdS (da VicenzaPiù n. 225)
Forse, ma sembra più un governo di consulenti. Una specie di consiglio di amministrazione straordinario che è stato incaricato di prendere dolorose decisioni. Tagli, riduzioni, cancellazione di diritti ... La cosa che risulta evidente è il fallimento del precedente governo sedicente politico e, anche, di quell'opposizione parlamentare che si sono arresi di fronte ad un'evidente incapacità di risolvere i problemi del paese e dei cittadini. Un fallimento della politica?
Non credo proprio dal momento che anche Monti e i suoi ministri "fanno politica" con scelte "di classe" che penalizzano quasi esclusivamente lavoratori e pensionati. Quanto sta succedendo in Italia è il fallimento di una maniera di "fare politica" frutto della trasformazione, iniziata qualche decennio fa, dei partiti politici in qualcosa d'altro. Oltre trent'anni fa Enrico Berlinguer aveva denunciato questa involuzione in un'intervista apparsa su Repubblica con il titolo "La questione morale". Quell'intervista, che era il culmine di una campagna lanciata dal PCI qualche anno prima, non era l'espressione di un facile moralismo. In essa c'era la denuncia puntuale e preoccupata di quello che sarebbe successo di lì a poco tempo. La totale abdicazione dei partiti da quello che doveva essere il loro ruolo di fulcro "del metodo democratico per determinare la politica nazionale" stabilito dalla Costituzione. In maniera più o meno rovinosa i grandi partiti di massa o di opinione nati dalla Resistenza si sono sciolti e sono state costituite altre aggregazioni "più leggere". Organizzazioni distrutte, con pochissima presenza nei territori ma enorme presenza personale di qualche "potente" (o dei suoi fedelissimi) nei mezzi di informazione. E soprattutto trasformazione in comitati elettorali e in veri e propri "comitati di affari". Nella stragrande maggioranza dei casi l'appartenenza a un "partito politico" non era più una passione ideale disinteressata, ma una maniera facile e sicura di fare carriera. Il modo più rapido di guadagnarsi una vita agiata occupando poltrone pubbliche e posti nei vari consigli di amministrazione controllati dalle istituzioni di qualsiasi grado. Abbiamo assistito a una degenerazione che ha portato a quanto vediamo oggi e che Berlinguer aveva denunciato oltre trent'anni fa. È un distacco incolmabile tra "la casta" e i cittadini che ha favorito e permesso l'esperimento del governo Monti.
Oggi ci troviamo a dover combattere contro una politica che è affarismo (e, di fatto, il trionfo dell'immobilismo) e, contestualmente, contro la trasformazione del governo in un vero e proprio consiglio di amministrazione aziendale. L'adeguamento al "pensiero unico" vede coinvolti tutti i soggetti politici oggi presenti in parlamento. Anche chi, come la Lega che ha governato per tanti anni occupando quanti più posti di sottogoverno possibili, oggi tenta di restaurarsi opponendosi alla manovra del governo Monti. I partiti che siedono in parlamento sono ormai organismi di consenso che hanno accettato senza condizioni il modello capitalista trionfante. Non esiste più contrapposizione tra proposte di modelli di sviluppo e di società diversi tra loro. Non esiste più conflitto. È solo conformismo.
In questo scenario di appiattimento della politica e di sua sottomissione a regole imposte da altri e obiettivi personalistici diventa necessario alzare la testa e, almeno, fare qualcosa di alternativo. Proporre un vero cambiamento ed agire per ottenerlo. Solo ricostruendo e riorganizzando veri partiti che permettano di elaborare una politica onesta e alta (cosa che per molti può apparire antica ma che è certamente più moderna del vecchio modello dell'occupazione dello Stato da parte di comitati di affari con la maschera di governi tecnici o pseudo tali), si potrà far rinascere il nostro paese a una democrazia compiuta.
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