Il caso BPVi - Banca Etruria, Il Sole 24 Ore: la procura di Arezzo chiede a Vicenza gli atti sui controlli Bankitalia
Mercoledi 13 Dicembre 2017 alle 10:51 | 0 commenti
La procura di Arezzo (nella foto il procuratore Roberto Rossi con Pier Ferdinando Casini) chiede supporto alla procura di Vicenza per approfondire la vicenda della mancata fusione tra Banca Etruria e Banca Popolare di Vicenza . Fusione che secondo Bankitalia non sarebbe mai stata caldeggiata dalla Vigilanza ma che, sulla base delle ultime ispezioni di Palazzo Koch avvenute tra il 2013 e il 2014, sembrerebbe descritta proprio come possibilità da tenere in considerazione. Gli inquirenti aretini hanno chiesto ai colleghi vicentini, già qualche settimana fa, di inviare il materiale relativo alle ispezioni di Bankitalia dentro la Popolare di Vicenza. In particolare, gli approfondimenti potrebbero riguardare l'ispezione del 2012 e quella del 2015, in cui vennero messi in luce i primi elementi critici dell'istituto vicentino, a partire dai crediti da svalutare.
Per la procura di Arezzo questo starebbe a indicare che Palazzo Koch, già nel 2012, era consapevole dello stato didifficoltà in cuiversava la Popolare di Vicenza, così come era a conoscenza della crisi in atto dentro la Bpel (Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, ndr), e che quindi «era una stranezza» l'ipotesi di un'aggregazione tra due istituti entrambi vicini al default. Questa la definizione usata dal procuratore capo di Arezzo in Commissione banche, una settimana fa. Al momento non ci sono ipotesi di reato, ed eventualmente le novità relative agli organi di Vigilanza verrebbero inviate alla procura di Roma, competente sull'attività di Bankitalia e Consob.
Arezzo sta valutando anche il fascicolo per falso in prospetto, in cui risultano indagati i membri del cda e che approfondisce l'autorizzazione della Consob alle obbligazioni subordinate del 2013, divenute poi oggetto di inchiesta sulla truffa aggravata. Anche in questo caso vengono prese in considerazione sia le possibili mancate comunicazioni da parte dei consiglieri sia le possibili mancate comunicazioni tra Consob e Bankitalia, a causa delle quali non sarebbero emersi con chiarezza i rischi che correva la banca aretina. Nel frattempo ieri si è aperta a Vicenza l'udienza preliminare del processo che vede sette imputati, tra cui l'ex presidente della Popolare Gianni Zonin. Le accuse sono a vario titolo l'aggiotaggio, il falso in prospetto, l'ostacolo alla vigilanza. E per questo anche Banca d'Italia ha chiesto ieri di costituirsi parte civile contro gli ex vertici della Popolare di Vicenza. La Procura di Roma sta intanto passando al setaccio documenti acquisiti dalla stessa Commissione Banche. Sulla scrivania del procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli tre diversi dossier, tutti relativi alla autorità di Vigilanza. Si tratta di una prima indagine sui rapporti tra Consob e Bankitalia, nata dall'invio di documenti dalla Commissione; una seconda riguarda la Consob e le presunte irregolarità commesse sul fronte dei prospetti informativi di Banca Etruria sulle obbligazioni subordinate; l'ultimo filone è stato aperto sulla base di tre diversi esposti di Pietro D'Aguì, ex manager di Banca Bim, che ha accusato la Vigilanza di Bankitalia di aver ostacolato la vendita di Bim a a un prezzo più favorevole rispetto a quello liquidato di recente. Tutti i filoni d'indagine, allo stato, sono senza ipotesi di reato e senza indagati.
di Ivan Cimmarusti e Sara Monaci, da Il Sole 24 OreÂ
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