Il 2011 finisce con l'ennesima "prima udienza" del processo Marlane Marzotto
Giovedi 29 Dicembre 2011 alle 21:35 | 0 commenti
Riceviamo da Giorgio Langella, segretario provinciale PdCI e FdS, e pubblichiamo.
Il 2011 finisce con l'ennesima "prima udienza" del processo Marlane Marzotto (nella foto l'udienza rinviata). Dopo innumerevoli rinvii a causa di cavilli procedurali o "legittimi impedimenti" venerdì 30 dicembre, infatti, dovrebbe aver luogo quello che dovrebbe essere l'inizio di un processo simbolo. Simbolo di come il sistema capitalista, oggi trionfante, intende la vita dei lavoratori. Condizioni di lavoro precarie, ricatti continui, devastazione del territorio. Tutto per contenere i costi e aumentare i profitti.
Quanto è successo a Praia a Mare nello stabilimento Marlane/Marzotto è qualcosa di terribile. Molti più di 100 lavoratori si sono ammalati o sono morti di cancro, il terreno nei pressi dello stabilimento è inquinato perché, molto probabilmente, là sono stati interrati scarti di lavorazione e rifiuti pericolosi. Dopo oltre 10 anni di lotta testarda, condotta quasi in solitudine con l'appoggio dei soli sindacati di base, i familiari delle vittime e i lavoratori della Marlane avevano la speranza di ottenere finalmente giustizia. Una speranza che, nel corso del 2011, è stata rinviata di mese in mese perché il processo, che doveva iniziare il 19 aprile, non è mai iniziato. L'atteggiamento degli avvocati che difendono i massimi dirigenti della Marzotto e ex-Lanerossi, gli imputati eccellenti di questo processo, appare, purtroppo, chiaro. I continui rinvii richiesti e ottenuti sono l'indizio grave della volontà di impedire che il processo abbia luogo. Non importa la gravità delle accuse. Si tenta di affermare il principio per il quale nei luoghi di lavoro si hanno pochi diritti e si deve sottostare a una sola legge, quella del "mercato". Un feticcio al quale si deve sacrificare qualsiasi cosa. Per "lorsignori" costituzione e leggi dello stato devono restare fuori dai cancelli delle fabbriche.
Il caso della "fabbrica dei veleni" (come viene chiamata la Marlane), è emblematico del modello di sviluppo che ci viene imposto e del silenzio nel quale vengono cancellate le notizie scomode.
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